La scossa tellurica di Tsipras, di Syriza, della Grecia salvata dalla Grexit, che è in definitiva la scossa tellurica della sconfitta del ministro Schäuble, inizia a farsi sentire. Si sa come sono i movimenti tellurici. Procedono per percorsi sconosciuti e all’inizio infinitesimali, poi aggregano attorno a sé forze gravitazionali che possono avere effetti sorprendenti. E questi effetti sono già arrivati. Sono tutti effetti controintuitivi, ossia non previsti e che possono avere conseguenze veramente sorprendenti.
Ricordate il famoso film di Eisenstein con i cavalieri teutonici, i templari, che si scagliano contro le truppe di Ivan Nevskij e sembrano invincibili? Poi d’un tratto il terreno su cui rimbombano gli zoccoli dei cavalli si rivela essere un lago gelato e i superbi cavalieri affogano nelle loro armature. L’esito della battaglia si capovolge. Così sta accadendo in molti degli stati della formazione economico-sociale germano-teutonica. Gli staterelli anseatici e, soprattutto, gli stati della Mitteleuropa, unitamente alla dilaniata Polonia, rendono manifesta la loro preoccupazione sulle sorti dell’euro, che li porta tutti a prendere tempo: non sono così ansiosi come prima di far parte di quella cintura di contenzione a cui in passato aspiravano, ammaliati dalle saghe finniche e dalle Norne wagneriane. Adesso traccheggiano, prendono tempo: sono spaventati. Il volto arcigno di Schäuble fa paura.
Ma c’è anche un altro movimento tellurico. E anche lo Stock tedesco, ossia il nodoso bastone dei Nibelunghi, anch’esso fa meno paura di una volta. Pensate un po’, la Spagna si dice abbia fatto una cura di riforme. Son tutte pseudo-riforme per cui si stringe la cinghia e si aumenta la disoccupazione, ma in compenso il deficit è salito al 5,6% del Pil. Sarà per questo che durante le trattative con Tsipras la Spagna si è defilata e si è resa invisibile agli osservatori nibelunghi. Per non parlare poi della Francia che allegramente sfora il 3% quanto gli pare e ha addirittura spedito una task force ad Atene per aiutare quello Tsipras a cui nessuno dava fiducia.
Come si vede, i sommovimenti tellurici cominciano a farsi sentire. Così non poteva non essere anche in Italia. A mio parere Renzi ha stupito addirittura Padoan che non ha ancora fiutato fino in fondo la nuova aria che tira e il nuovo passo, che non è più quello dell’oca. Invece Renzi l’ha fatto, eccome, dimostrando di essere un animale politico di razza. Ha preso la palla al balzo e ha annunciato un piano stratosferico di riduzione delle tasse. È il primo a sapere che non è sostenibile secondo i parametri teutonici e che il rischio di incorrere nelle procedure di infrazione è altissimo. Ma mi pare che non gliene importi un bel nulla. E a parer mio fa benissimo ad agire così.
L’Italia muore di asfissia per eccesso del carico fiscale. E uno degli strumenti per non morire è di diminuirle, queste benedette tasse. L’unica cosa che gli rimprovero è di sottovalutare il rischio che corre agendo sui consumi e sulla proprietà immobiliare, scaricandone il peso sui comuni. Mi vedo già le continue trasmissioni di Vespa & Company con bacchette e bacchettine, tabelle e tabelline, interviste e intervistine, metri quadri, estimi catastali che faranno girare la testa agli italiani di ogni opinione politica, generando un infinito caos nell’opinione pubblica. Sarebbe stato assai meglio dare l’annuncio di una drastica riduzione sulle imposte delle attività produttive e dei servizi, industriali e commerciali, ecc., da cui scaturisce occupazione, reddito alle famiglie e da cui si può innescare un circolo virtuoso per gli investimenti.
Questo dimostra la mia tesi che Renzi ha buone idee, è sulla strada giusta, ma è mal consigliato. Rimane il fatto tuttavia, enormemente positivo, che ha intrapreso una strada giusta e ha colto il segnale che viene dalla vittoria di Tsipras e di Syriza e di tutti coloro che vogliono, con mille fatiche e umane debolezze, costruire una strategia alternativa a quella suicida via dell’austerità che sta disgregando l’Europa, devertebrandola senza pietà.