Al terremoto provocato dalla sentenza della Cassazione che ha confermato la condanna a 4 anni per Berlusconi si aggiunge la scossa di ieri. “Il voto in Giunta? Non vedo margini di manovra”, ha detto da Genova Enrico Letta. Immediata la replica di Berlusconi: “se mi fanno decadere il governo va a casa”. Torna così a salire la tensione in vista del 9 settembre, quando la Giunta per le elezioni del Senato dovrà esprimersi sulla sua decadenza da senatore. La legge Severino, infatti, prevede l’incandidabilità per chi è stato condannato a più di 2 anni, laddove la pena minore prevista non sia inferiore ai 4. Tuttavia, molti insigni giuristi nutrono seri dubbi circa il fatto che gli effetti della norma possano applicarsi retroattivamente. La Giunta, quindi, come ha suggerito Violante, potrebbe ancora sollevare una questione di legittimità costituzionale presso la Consulta. Che atteggiamento assumerà il Pd? A seconda dei casi, le reazioni del Pdl potrebbe essere molto diverse. Dal preservamento dello status quo alla caduta del governo. Abbiamo fatto il punto sulla situazione con Giovanni Toti, direttore del Tg4 e di Studio Aperto.
Quali sono le intenzioni di Berlusconi?
Napolitano ha riconosciuto sia il suo ruolo nella vita pubblica italiana, in quanto leader indiscusso di uno dei principali partiti del nostro ordinamento, sia la necessità che i termini dell’eventuale pena non gli precludano la possibilità di fare politica. Berlusconi, dal canto suo, si sta muovendo con grande prudenza e responsabilità, legato alla flebile speranze che il Quirinale possa riconoscere l’ingiustizia di questa condanna.
Come?
Ovviamente, non può farlo in maniera esplicita formale. Ma può farlo, ad esempio, attraverso un provvedimento di clemenza o di commutazione della pena. Altra speranza di Berlusconi è che il Pd sia così responsabile da non buttare all’aria la maggioranza della grandi intese.
In pratica, cosa significa?
Può non opporsi a quei supplementi di approfondimento necessari della legge Severino. Il combinato disposto dei due fattori – una mano tesa dal Colle nelle forme concesse dalla Costituzione e un atteggiamento responsabile in commissione da parte del Pd – consentirebbe a Berlusconi di continuare la sua attività politica e alla maggioranza di stare in piedi.
C’è una linea di demarcazione superata la quale Berlusconi non potrebbe fare altro che rimuovere la fiducia al governo Letta?
Se il Pd votasse esplicitamente per la sua decadenza in commissione, questo sarebbe un punto di non ritorno.
Berlusconi firmerà i referendum radicali sulla giustizia.
Berlusconi condivide quei quesiti. E’ provato, del resto, che la riforma della giustizia, in Italia, non si può fare. Il potere della magistratura è troppo forte, così come l’asservimento del Pd nei suoi confronti. Quindi, li avrebbe già firmati, se non avesse temuto finora di turbare gli equilibri tra i pontieri del Pdl che stanno trattando con il Pd e con il Quirinale. Tuttavia, se le cose precipitassero, quei referendum potrebbero diventare una bandiera della prossima campagna del Pdl.
Come giudica la decisione di Napolitano di nominare senatori a vita Abbado, Cattaneo, Piano e Rubbia?
E’ una scelta poco condivisile. Nessuno di questi ha mai fatto politica. Il che, contribuisce ad indebolire la politica nei confronti delle altre componenti della nostra Repubblica. Inoltre, si tratta di nomine omogenee per area culturale. Suonano come una potenziale stampella di un eventuale Letta bis, laddove dovessero mancare i voti del Pdl. Peccato, perché Napolitano avrebbe potuto contribuire alla pacificazione delle larghe intese. Magari, scegliendo un autorevole personaggio per ciascuna parte politica. Si era parlato di Prodi e Berlusconi. Ecco, se proprio si fosse ritenuto impossibile nominare Berlusconi, si poteva pur sempre scegliere Gianni Letta.
Il processo di rifondazione di Forza Italia andrà avanti comunque?
Andrà avanti a prescindere e nonostante tutto. Forza Italia è il simbolo profondo di tutto quello che Berlusconi voleva portare in politica. Dipenderà dalla condizioni dei prossimi 30 giorni se sarà un partito con l’elmetto per andare a elezioni o un partito moderato che cerca di coltivare le grandi intese, sia pur spingendo per la salvaguardia dei propri valori.
(Paolo Nessi)