Sembra che ci sia solo una linea chiara nella grande confusione della politica italiana, nel grande pasticcio della repubblica nuovista e costantemente rinnovata: quella di isolare, mettere quotidianamente in difficoltà il segretario del Partito democratico Matteo Renzi, al punto di portarlo all’esautoramento, o quanto meno “sull’orlo di una crisi di nervi”, per dirla con Almodovar, in questo caso devastante.
E’ vero che il “rottamatore” fiorentino si muove spesso come un elefante in un negozio di maioliche, ma rendersene conto adesso, dopo quasi quattro anni, non è un segno di grande perspicacia.
E’ senz’altro vero che il bilancio economico di questi ultimi dieci anni è da brividi alla schiena, ma il bilancio politico metterebbe paura persino agli zombies.
Il 24 gennaio 2008 si chiude l’esperienza dell’ultimo governo di Romano Prodi, tra le risse e i presunti guai di Mastella e Bertinotti, e, dopo le elezioni, ritorna il Cavaliere, al secolo Silvio Berlusconi, famoso per la sua incapacità politica, leggende metropolitane a parte. Insomma si ripete la staffetta del dopo-Tangentopoli.
Ma la crisi economica incalza e diventa necessario chiamare un grande tecnico. Ecco il professor Mario Monti, prima con il loden e poi con il suo codazzo di esperti, Fornero compresa. Grandi speranze nel Paese, poi un precipizio nella popolarità, per una politica di austerità (anche se qualcuno dice che non è vero) che provoca un tonfo nella deflazione e che getta il Paese nello scoramento.
Nuove elezioni con risultato pasticciato e nuove speranze con il giovane Enrico Letta, che si trasformano in pronte delusioni e lasciano spazio all’arrivo della “bomba” Renzi.
Ritorna l’ entusiasmo alle stelle, “orejas y musica” avrebbe detto il grande Gianni Brera. Nel giro di mille giorni non si esce dalla crisi, non si vede alcuna luce in fondo al tunnel, e in più, tra una balla e l’altra, Renzi perde un referendum decisivo in modo sanguinoso, 60 contro e 40 a favore: riesce a spaccare il Pd e riesce pure a dividere ulteriormente la sinistra. Il risultato è che le persone non vanno più nemmeno a votare, ma c’è pure qualcuno che si ricorda del Berlusca.
E’ a questo punto, dopo la rielezione rabbiosa di Renzi alla segretaria del Pd e all’aggravarsi della situazione politica e della non uscita dalla crisi economica, che arrivano i “pistards” di vecchia scuola democristiana. Mattarella diventa una sorta di muro di gomma contro qualsiasi tentativo di elezioni anticipate, Gentiloni sfodera sorrisi e tranquillità, sembra “nu babbà ed è dolce come o’ zucchero”, il ministro all’Economia Padoan, nel momento in cui Renzi attacca l’Europa, diventa un macron-merkeliano della prima ora.
Sul problema dell’immigrazione c’è poi un putiferio che pare una telenovela. Su Il Manifesto qualcuno lancia una proposta: diamo un permesso provvisorio per due mesi a chi sbarca, in modo che possa girare l’Europa. La proposta rimbalza, ma non viene neppure avanzata con chiarezza dal governo. Eppure dalle colonne del Times si parla di “bomba atomica italiana”, l’Europa insorge e minaccia la chiusura di Schengen, l’Austria, si dice ma non si vede, muoverebbe le truppe al Brennero. Se si uniscono al putiferio i ricordi di Emma Bonino, abbiamo il risultato dell’attuale popolarità di Renzi: dieci punti sotto Gentiloni, “o babbà”.
Nello stesso tempo, visti questi movimenti, si rinvia la legge sullo ius soli, si dimette il ministro delle politiche regionali Enrico Costa, Angelino Alfano delira con qualche dichiarazione di grandezza, a sproposito. E c’è un tourbillon di spostamenti ulteriori, di cambiamenti di casacca, di ritorni al centro o a destra, che, assommati agli spostamenti di casacca già avvenuti in questa legislatura, sembrano una giostra che ci voleva un pifferaio magico per inventarla.
La sensazione è che in questo Paese, tra i problemi da affrontare, la superficialità e l’impreparazione della classe dirigente, si stia effettivamente scherzando con il fuoco. Difficile immaginare quello che possa avvenire nei prossimi mesi, del tutto impossibile ipotizzare una maggioranza in grado di governare. Si possono ipotizzare tutti gli scenari che si vuole, ma il futuro italiano è sempre meno rassicurante. Siamo nel grande pasticcio in salsa democristiana. Ora è difficile uscirne.