Sinistra chiama centro. Destra chiama centro. Che al centro ci sia da sempre un gran chiasso lo si sa, e che il Bel Paese lo si governi dal “cuore” dell’arco costituzionale è altrettanto noto, ma la situazione che si sta delineando in Sicilia è talmente intrigante da rappresentare un laboratorio nazionale. Certo, la Sicilia è una regione a Statuto speciale e, politicamente, più che speciale è, da sempre, esclusiva, governata da logiche tutte proprie, molto locali, molto radicate ed estremamente sensibili anche ai minimi spifferi romani. Ma proprio in virtù di cotanta specificità ciò che le cronache descrivono appare, più che singolare, politicamente appetitoso.
Lo scenario parla chiaro. A fronte di una candidatura certa, quella del pentastellato Cancelleri, si stanno definendo le posizioni con una candidatura nettamente di destra rappresentata dall’On. Musumeci e una candidatura di sinistra-sinistra con la riproposizione dell’uscente Crocetta che potrebbe incassare il sostegno dei dalemiani. A fronte di ciò al centro, come sempre, vige il marasma più completo.
Così il Pd, rimasto a bocca asciutta dopo la defezione ufficiale di Grasso (una candidatura a cui nessuno, a partire da Renzi, aveva mai davvero creduto) sembra affidarsi a un centrista molto stimato e politicamente ben attrezzato come il Presidente D’Alia, mentre Forza Italia, per bocca dello storico coordinatore Miccichè (possibile ma improbabile candidato) apre le porte ad Alternativa Popolare arrivando persino a ipotizzare per il ministro degli Esteri una personale candidatura a governatore. Candidatura assai improbabile per le ripercussioni che potrebbe avere (in caso di vittoria, come di sconfitta) sulla stabilità del Governo in un periodo complicato come sarà il prossimo autunno.
Quindi, sebbene con porte diverse, sembra delinearsi una convergenza al centro sia per il Pd che per Fi. Una convergenza che addirittura potrebbe sostanziarsi nella scelta di un candidato – casomai civico, ma derivante dalla file di Ap – comune. Tutto ciò, in un Paese normale, potrebbe persino essere comprensibile, ma in Italia dove da destra a sinistra volano su ogni questione gli stracci, questa dirompente novità appare estremamente singolare soprattutto se accompagnata – come sta accadendo – da una pax-politica impensabile appena qualche centinaio di chilometri più a nord. Uno scenario che qualora si verificasse e producesse semplicemente la sconfitta dei 5 Stelle potrebbe essere esportato, con le modifiche del caso, a Roma.
Le prossime ore saranno decisive, ma il fatto che nessuno si stracci le vesti dopo che ormai le notizie siano più che pubbliche la dice lunga sul clima di sorprendente novità che si respira nella terra di Pirandello. Così è se vi pare!