Parlamento e Senato hanno votato ieri quasi all’unanimità una mozione bipartisan sulle misure necessarie per fare cessare le violenze contro i cristiani nel mondo. Una forte presa di posizione garantita dal voto di praticamente tutti i parlamentari a favore: a Montecitorio la mozione è passata con 504 voti a favore e nove astensione.
E’ stata bocciata invece una risoluzione presentata dai radicali. Con questa mozione, il Parlamento chiede al governo un impegno «a far valere con ogni forma di legittima pressione diplomatica ed economica il diritto alla libertà religiosa, in particolare dei cristiani e di altre minoranze perseguitate, laddove risulti minacciata o compressa per legge o per prassi, sia direttamente dalle autorità di Governo, sia attraverso un tacito assenso e l’impunità dei violenti».
Poi «a promuovere in Italia, nelle scuole e in ogni ambito culturale, la sensibilità alle tematiche della libertà religiosa e della cristianofobia». Quindi ad adoperarsi a livello diplomatico per «la necessità di un effettivo impegno degli Stati per la tolleranza e la libertà religiosa, fino al diritto sancito alla libertà di cambiare religione o credo». Infine ad «affinché analogo principio sia fatto valere a livello di Unione europea e di qualsiasi altro organismo internazionale per l’assegnazione di aiuti agli Stati».
Nel dibattito parlamentare si è discusso dello stato della libertà religiosa nel mondo e sulla situazione culturale in Europa dove si assiste a troppi silenzi sui massacri compiuti in nome della religione. Sintetizza il vicepresidente della Camera, Rocco Buttiglione: i cristiani vengono colpiti perché «segno di una modernizzazione», perché identificati con l’Occidente e perché «noi non sentiamo affatto il diritto-dovere di difenderli».
Il finiano Roberto Menia cita Benedetto Croce e il suo «non possiamo non dirci cristiani», per affermare che «tutti noi credenti o non credenti ci sentiamo colpiti, offesi e umiliati di fronte all’immagine di Cristo imbrattato di sangue nella cattedrale di Alessandria d’Egitto». Francesco Rutelli (Api) richiama la «debolezza della politica dell’Ue, addirittura afona rispetto a fenomeni di questa straordinaria gravità». Mentre è Giorgio Tonini (Pd) a ricordare con forza l’allarme per le «violazioni sistematiche e ripetute» della libertà religiosa che «è storicamente la madre di tutte le libertà e un principio fondante per tutti i diritti umani».