A un mese dalla chiamata alle urne, l’atmosfera diventa pesante, principalmente per due ragioni. La prima è la rottura di un asse prevalente, in previsione di un governo di coalizione tra i centristi della “lista Monti” e il centrosinistra di Bersani. In pratica, la coalizione possibile, in caso di problemi numerici soprattutto al Senato, diventa sempre più difficoltosa. La seconda ragione è l’irruzione nella campagna elettorale del caso del Monte Paschi di Siena, che sembra una “bomba a orologeria” o un “razzo a più stadi”, o ancora l’antico e famoso “ventilatore di Rino Formica”, che schizza robaccia un po’ da tutte le parti.
La vicenda della Banca di Siena pone una serie di problemi che si possono elencare brevemente: rapporti tra politica (in questo caso dal Pci al Pd) e banche; vigilanza della Banca d’Italia; prestito statale a una banca mentre si raccoglie l’Imu a man bassa. Chi ne ha, più ne metta, perché ogni giorno ne salta fuori una nuova. Ieri ad esempio, Giuseppe Guzzetti, presidente della Fondazione Cariplo nonché presidente dell’Acri, ha detto che, secondo la legge Ciampi (1990) l’assetto e lo statuto della Fondazione, che ha il 35% nella banca senese, è illegittimo. Da qui all’apertura delle urne aspettiamocene molte di novità.
Ma questi due motivi di turbativa elettorale, non sembrano modificare la scelta di Mario Monti nella sua linea di “rassemblement riformatore” che si distingue sia a destra che a sinistra, ma che pure attacca la destra e la sinistra. Perché questa linea politica del Professore, a cui ieri Bersani ha risposto per le rime, elencando una serie di problemi non risolti dal “governo dei tecnici”? Perché ieri mattina, Monti stesso è intervenuto pesantemente sul rapporto tra banche e politica in merito alla vicenda Mps? Perché infine Monti ha fatto un’inconsueta apertura al centrodestra “mondato di Berlusconi”, ricevendo da Alfano una risposta bruciante?
Guido Gentili, editorialista de “IlSole24Ore” è uno dei più autorevoli commentatori italiani di politica, finanza ed economia. E a Guido Gentili chiediamo un ragionamento, un commento su questo atteggiamento di Mario Monti.
E’ una scelta approssimativa o una linea prestabilita quella del premier uscente?
Credo che stiamo vivendo una campagna elettorale atipica rispetto a questi venti anni di seconda repubblica. La costituzione di un terzo polo, quello dei centristi, ha modificato lo schema bipolare a cui ci eravamo abituati, cioè al confronto tra centrodestra e centrosinistra. Quindi rispetto alle premesse di Monti, che cerca di raggruppare i “riformatori” dell’uno e dell’altro schieramento, tutto questo non mi stupisce. Mario Monti ha l’obiettivo di erodere elettori che stanno nel centrosinistra e nel centrodestra.
Ma sullo sfondo appare il problema della governabilità del Paese, che, visto l’andamento dei sondaggi o degli umori elettorali, passa attraverso una coalizione tra il raggruppamento che prende più voti (a quanto pare il centrosinistra) e i “centristi”.
Certo che il problema non è semplice. Monti taglia fuori dall’area dei riformatori Nichi Vendola e la Cgil e trova risposte secche da Pier Luigi Bersani. Monti guarda, come ha fatto ieri, anche al centrodestra senza Berlusconi, e ottiene altre risposte negative da Angelino Alfano. Io credo che in questa situazione Monti punti a essere un “ago della bilancia” nel dopo elezioni, quando appunto si dovrà costituire un governo.
Sembra un rischio. E comunque non è una linea semplice. Nel nuovo scacchiere della politica italiana c’è pure l’incognita del risultato di Grillo. E se per caso Grillo ottenesse più voti della “lista Monti”?
Non dico che sia una linea semplice quella di Mario Monti. Non solo per questi motivi, ma anche perché l’incarico verrà dato dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in base al risultato e a una valutazione politica, non più sulla base di un’emergenza di fine legislatura con un incarico di carattere tecnico.
Il tutto diventa più problematico.
Non c’è dubbio, anche perché l’elettorato, con il passare di queste settimane alla fine si polarizzerà su due proposte alternative. E’ vero che il bipolarismo sembra lasciare spazio al multilateralismo, ma poi gli elettori pretendono proposte chiare per andare alle urne ed esprimere un voto.
Alla fine, nella campagna elettorale, è piombata pure la questione del Monte dei Paschi di Siena. Avrà un peso in queste elezioni?
Non c’è dubbio che questa storia è destinata a pesare sulla campagna elettorale. Ma bisognerà fare attenzione a non generalizzare e a non creare ulteriore confusione, sia per quanto riguarda i rapporti tra politica e banche, sia per quanto riguarda la necessità di un aiuto di Stato a una banca. Proviamo a immaginare quale effetto destabilizzante avrebbe oggi il fallimento di una banca.
(Gianluigi Da Rold)