Chi vuole dire sulla crisi e ha poco spazio per dirlo, twitta: “I redditi, erogati dalle imprese a chi lavora per produrre merci sono risultati insufficienti per acquistare quanto prodotto”. Accade pure questo nel tempo dei guadagni di produttività e dell’aumento di quei volumi prodotti che riducono il costo del lavoro per unità prodotta (Clup) Già, dopo il danno la beffa, così poi un altro danno: al mercato il meccanismo dello scambio si impalla; l’offerta si mostra in eccesso, la domanda in difetto. La crisi insomma, questa crisi.
Twittano tutti. Lo ha fatto pure Schumpeter: “distruzione creativa”! La distruzione è quella della base produttiva: nel 2013, il 15% in Italia; non va meglio nel resto del mondo sviluppato. Qui viene il bello. Sembra appunto in atto quel processo evolutivo dell’economia capitalistica che scompaginando l’equilibrio dei mercati, elimina le imprese incapaci d’innovare. Se tanto ci da tanto, tocca essere creativi: in questa fase recessiva viene assegnato un ruolo vitale ai processi di ristrutturazione per guadagnare produttività [].
Occorre un altro tweet per fissare i termini che la crisi impone: “La crescita si fa con la spesa. Così viene generato reddito, quel reddito che serve a fare nuova spesa. Tocca allocare quelle risorse di reddito per remunerare chi, con la spesa, remunera”. Se la spesa tanto vale s’ha da fare, conviene a tutti. Fatta, rifocilla quel potere d’acquisto che torna a fare la spesa, per l’impresa un affare. Si intravvede lo spazio per intraprendere una produttività nuova, anzi nuovissima, in grado di estrarre vantaggio dalla circolarità del ciclo, propria dell’economia dei consumi, associando l’agente della spesa per tenere attivo il ciclo.
Per accreditare il socio e fare utili, alle imprese tocca investire il profitto []. Sì, s’ha da andare contro corrente per creare il nuovo: “Chi guadagna paghi chi fa guadagnare!”. Lo giuro, non è un tweet, ma il prodromo di un nuovo modello d’impresa da intraprendere per schivare nefaste sovraccapacità, non gravare sui costi, migliorare la capacità competitiva fidelizzando il consumatore che, fidelizzato, ci guadagna. Così, dopo tanto fatto si può finanche fare azzardo di produttività con imprese a bassa intensità di lavoro.
Imprese impareggiabili, per aver già fatto in toto questo, ci sono. Nel fare per sé, fanno pure per tutti, remunerando l’impiego delle risorse messe in campo da chi fa la spesa: il tempo, l’attenzione, l’ottimismo e, mi voglio rovinare, pure il viaggiare e finanche il comunicare.
[1] Riccardo Cappellin ne fa ricerca/proposta nel corso “Innovation and Cognitive Economics” all’Università di Roma “Tor Vergata”.
[2] Profitto, quel remunero del rischio d’impresa che incassa ciascun attore della filiera di prodotto che, nel sistema circolare e continuo della produzione, manca di ragione economica.
Ikea Quella multinazionale svedese che commercia mobili con una filosofia d’impresa fatta apposta per rifocillare il potere d’acquisto: rinuncia a porzioni di profitto ottenendo un impareggiabile vantaggio competitivo e utili. Vende mobili da ultimare, chi li acquista impiega tempo per il montaggio, ne ricava il prezzo più basso per quel prodotto.
Televisioni commerciali e free press Il loro “core business”, per fare utili, sta nell’impiegare i palinsesti per conquistare prima e vendere poi l’attenzione ai pubblicitari, che la rivendono agli inserzionisti. Con quelli della televisione si ricava informazione e intrattenimento, h 24, senza spendere il becco d’un quattrino. Con quelli dei giornali, notizie a costo zero. Un bel risparmio per il potere d’acquisto: 1 €x 365= 365€ l’anno.
Groupon, Groupalia, Let’s bonus, ecc. Social shopping, aziende che fanno lauti guadagni intermediando tra un’offerta in eccesso e la domanda in difetto. Le imprese ottengono di poter ridurre i costi della sovraccapacità; i consumatori, coupon d’acquisto per merci e servizi scontati fino all’80%. Il potere d’acquisto, si gonfia, l’ottimismo trasale!
Outlet Si fanno affari nella città dei saldi, dove l’industria sovraccapace smercia l’invenduto per recuperare margini di guadagno. Con gli sconti, viene saldato il conto con l’ottimismo.
BlaBlaCar Organizza il viaggiare condiviso, ci guadagna. Ci guadagnano pure i viaggiatori.
Information Technology Settore industriale, tutto o quasi in deflazione tecnica. L’innovazione fa tutt’uno con la produzione, riduce costi e prezzi, rifocilla il potere d’acquisto di quelli che comunicano.