L’accordo tra Alitalia ed Etihad comporterà circa duemila esuberi. È il sacrificio che domani i vertici della compagnia chiederanno ai sindacati, per consentire che gli oltre 11mila lavoratori salvino il loro posto di lavoro. Gabriele Del Torchio, amministratore delegato del gruppo, ha parlato della necessità di una “ristrutturazione dolorosa”, spiegando di essere ottimista sull’accordo con la compagnia degli Emirati Arabi Uniti che investirà 560 milioni in Alitalia. Ne abbiamo parlato con Riccardo Gallo, professore di Economia applicata a La Sapienza di Roma.
Come valuta il ruolo delle banche nella vicenda di Alitalia?
Le banche si piccano di avere comportamenti sani e privatistici, e che non sono più banche di sistema. In particolare, il presidente del consiglio di gestione di IntesaSanpaolo, professor Gros-Pietro, ha dichiarato che Intesa non è più banca di sistema. Se davvero è così, non si capisce perché Intesa Sanpaolo insieme ad altre banche dovrebbe rinunciare ai suoi crediti, cioè perché le banche dovrebbero perdere denaro in nome di un presunto interesse pubblicistico.
In che senso lei parla di un interesse pubblicistico delle banche?
Le vere domande a cui bisogna rispondere è perché il governo si stia adoperando così tanto, se esista un interesse pubblico e quale sia.
Le banche si stanno adoperando per un interesse pubblico o per una convenienza privata?
Se le banche rinunciano per un interesse pubblico allora sono banche di sistema, e quindi non è vero quanto afferma Gros-Pietro. Se invece esiste un interesse privato, e cioè da impresa privata, ci devono spiegare quale sia l’interesse privato delle banche nel rinunciare al loro credito.
Che cosa ne pensa dei 2mila esuberi annunciati da Del Torchio?
Fino a un anno e mezzo fa Alitalia ha perseguito un risanamento encomiabile, ed è arrivata a un certo punto a un margine operativo netto lievemente positivo. Si trattava di una compagnia efficiente da un punto di vista aziendale, priva di esubero occupazionale, ma con una sufficiente dimensione di giro d’affari e con una sufficiente dimensione internazionale. Facendo un accordo con Etihad, Alitalia risolverebbe questa carenza strutturale e dunque non ci sarebbe esubero occupazionale. Alitalia aggiusterebbe i conti e risolverebbe l’unico vero problema, quello della dimensione insufficiente e dunque l’incidenza del costo del lavoro tornerebbe a un livello fisiologico accettabile.
Perché allora si parla di dipendenti da mettere in esubero?
Facendo un’alleanza strategica con Etihad, ci sarà una duplicazione di una serie di funzioni aziendali. Molti dipendenti sanno messi in esubero non per ragioni di equilibrio economico, bensì per una duplicazione rispetto all’organizzazione dei partner internazionali. Quindi non è esatto parlare di esuberi occupazionali con Etihad: sarebbe più esatto parlare di semplificazione organizzativa a discapito solo della compagnia italiana, in quanto non credo che Etihad elimini i suoi duplicati.
Quale destino vede per gli aeroporti lombardi di Linate e di Malpensa?
L’aeroporto di Malpensa è stato concepito in modo sbagliato fin dall’inizio. L’alleanza con Etihad non riduce la forza di Malpensa, bensì esplicita soltanto l’errore di fondo.
(Pietro Vernizzi)