Il governatore siciliano Rosario Crocetta manda a casa due assessori poche settimane dopo il varo della giunta. Sono i due nomi più illustri: Franco Battiato, assessore al Turismo e Antonino Zichichi, assessore ai Beni Culturali. Le motivazioni sono diverse: Battiato ha preso a sportellate il parlamento dicendo che ci sono troppe “troie” tra le deputate; Zichichi è colpevole di volare tra le nuvole delle sue problematiche scientifiche. Non si può certo dar torto a Crocetta, anche perché il problema non sta nell’averli ora scaricati, ma semmai nell’averli portati a bordo al momento della formazione della giunta. Certamente è stata una scelta di immagine e di prestigio. Nomine che “bucano”, nel senso che attirano l’attenzione e la solita stupida ammirazione mediatica.
Il nodo da affrontare quindi non è lo scaricamento dell’illustre coppia, ma proprio il loro arruolamento. Infatti non è un caso che le caselle che erano stati chiamati a riempire nella nuova nomenclatura che governa la Sicilia fossero le due caselle più snobbate della politica italiana: Turismo e Cultura. Il problema sta proprio qui: pensare che quei due assessorati siano un po’ degli optional affidabili a chiunque, perché intanto la materia che gestiscono è cosa di poco conto “politico”.
Grosso modo è la stessa logica che ha portato Pisapia a scaricare Stefano Boeri, mandando a monte progetti di grande importanza per fare di Milano un crocevia della cultura globale (non a caso ieri Pisapia si è visto recapitare una lettera firmata da 40 personalità mondiali di primissimo piano, architetti, design, artisti, critici, fotografi, registi, che gli hanno spiegato come il progetto di Boeri fosse seguito con estrema attenzione da Pechino a New York).
Tornando alla Sicilia, evidentemente a Crocetta sfugge una questione cruciale: che l’isola ha a disposizione due formidabili leve per darsi un futuro e frenare il suo declino. Queste leve sono proprio cultura e turismo. Due leve che agiscono l’una a spinta dell’altra. Un esempio per capirci: il 3 aprile a Malibu, Los Angeles, il più importante museo privato del mondo, il Paul Getty, ospiterà una mostra con questo titolo: Sicily. Art and Invention between Greece and Rome. Sono una sessantina di capolavori che dalla Sicilia sono arrivati nel cuore della California, all’interno dell’accordo che ha riportato nell’isola un capolavoro come la Dea di Morgantina (una statua di straordinaria importanza, del 450 avanti Cristo, che al Getty era arrivata per vie clandestine).
La mostra verrà visitata da qualche centinaia di migliaia di visitatori, tutti evidentemente danarosi, tutti potenziali turisti che resteranno certamente desiderosi di poter vedere la magnifica terra che ha generato quelle bellezze.
Sarebbe interessante capire quali strategie la Sicilia abbia messo in atto per attrarre quel ricco turista. Possiamo andare per esclusione: non c’è un sito, né in italiano né in inglese. O meglio ce n’è uno, ma c’è da augurarsi che nessuno ci incappi perché non è aggiornato dal 2005… Se poi quel turista andasse a curiosare per capire dove sia finita la Dea di Morgantina, troverà una pagina molto spartana, solo in italiano. E per fortuna nessuno gli dice che in quel museo che accoglie la statua strappata al Getty con anni di furiose lotte legali, entrano 36 visitatori paganti al giorno… E chissà se arriveranno a 50 quando arriverà un altro meraviglioso capolavoro come la terracotta con la Testa di Ade, anche lei riportata a casa dopo un’esportazione clandestina.
Direte: visitatore più visitatore meno, non cambia molto. E invece provate a immaginare l’indotto che si creerebbe se l’1 per cento dei visitatori del Getty fosse indotto a venire in quell’angolo meraviglioso di Sicilia. Se ci fossero strutture d’accoglienza all’altezza. Guide ben preparate, libri o app ben fatte da vendere… E stiamo parlando di un angolo di Sicilia. E la Sicilia di angoli così ne ha a centinaia.
Caro Crocetta, pensa bene a chi affiderai quei due assessorati cruciali.