La politica ricomincia a sperare: a Chianciano qualcosa si muove ed è qualcosa di veramente nuovo. Dopo tanti annunci ripetuti negli ultimi anni, adesso nell’Udc si fa sul serio e i segni del cambiamento sono tanto concreti da lasciare più di una persona sorpresa e incredula per l’audacia di Pierferdinando Casini. Scompare il suo nome dal simbolo, sostituito dalla parola Italia: un nome che è un programma e un impegno per la prossima fase della vita del Partito. C’è l’Italia intera in un programma politico che guarda all’Europa e agli Stati uniti d’Europa, come all’unica soluzione possibile per tutta l’Eurozona. Rocco Buttiglione lo ha detto con estrema sicurezza. Ormai è chiaro a tutti che nessuno si salva da solo e che serve un nuovo modello di unità e di solidarietà per restituire dignità e stabilita all’Europa, che se fosse considerata come un soggetto unico sarebbe ancora il sistema sociale ed economico più evoluto del mondo.
Lorenzo Cesa fa da tessitore tra tutti gli ospiti: pochissimi i relatori Udc, tanti quelli che rappresentano diverse categorie professionali, associazioni soprattutto cattoliche, altri partiti che guardano al Centro con interesse concreto e costruttivo.
A Chianciano la sala è piena di gente giovane, con voglia di rimettersi in movimento con un nuovo progetto politico, che vada oltre la diagnosi di una ripresa che stenta a mettersi in movimento e che fa temere un ulteriore prolungarsi della disoccupazione giovanile. C’è gente che vuole credere che i sogni possano avverarsi e che la responsabilità personale conta, che l’imprenditorialità giovanile può esprimersi con creatività… Che serve coraggio, che nessuno farà sconti, ma che tutto sommato e possibile provarci, senza illusioni, ma senza neppure l’alibi di una disillusione rassegnata. Raffaele Bonanni mette fin dal primo momento la sua esperienza al sevizio di un soggetto politico nuovo, aperto soprattutto nei confronti di quei lavoratori su cui gravitano nuove e impreviste difficoltà in questo periodo.
I ministri Riccardi e Ornaghi fanno due interventi che ricostruiscono l’atmosfera di Todi di un anno fa e l’urgenza di cambiamento e di discontinuità che allora si sentiva, davanti ad una crisi economica che minacciava di travolgere il Paese. Una crisi che reclamava prima di tutto una condivisa esigenza di sacrifici, in cui i cattolici, dovunque stessero, dovevano fare la loro parte. Nasceva così il governo Monti con la sua linea di rigore a cui l’Udc non si è mai sottratta. E oggi, nonostante le difficoltà che in un modo o nell’altro tutti stanno sperimentando, le persone presenti a Chianciano, persone iscritte all’Udc, amici, simpatizzanti o semplicemente curiosi, sono lì per confermare l’adesione ad una linea di governo dura, ma sanamente aperta a sviluppi futuri di speranza concreta per giovani e meno giovani… Michel Martone, il giovane viceministro del Welfare, dà una lettura della linea del Governo come una sequenza di passi fatti pensando proprio alle nuove generazioni; la Mercegaglia parla con tutta la sua grinta e la sua determinazione… e conferma la sua fiducia al governo Monti e all’Udc.
Andrea Oliveri, il presidente delle Acli, si dichiara decisamente vicino al nuovo progetto Udc per la sua rinnovata capacità di impegnarsi nella linea di un’economia sociale di mercato. Clini mette in evidenza che le energie rinnovabili sono una grossa opportunità di lavoro per i giovani, se sapranno approfittarne. Ma parla soprattutto di una nuova frontiera dell’etica politica, quella che come insegna in questi giorni il caso Ilva, lega diritto al lavoro, lavoro e diritto alla salute. Tutte le persone che si alternano sul palco contribuiscono a disegnare un progetto politico tutt’altro che facile, esigente, che richiede sforzi e sacrifici, ma che sorprendentemente entusiasma la platea. Più di una volta si sente ripetere che l’Udc non e né una costola della sinistra, né una costola della destra, ma un partito destinato ad andare oltre i suoi confini attuali per includere tutti coloro che amano l’Italia. Sembra un’espressione generica, ma sembra anche che la platea ne colga il significato più ampio e profondo e tutti si sentono parte di questo nuovo popolo di potenziali elettori.
Casini annuncia una strategia politico-elettorale per questo nuovo soggetto politico, che non sarà un partito, ma una lista per l’Italia, una lista caratterizzata da unità nella diversità con una formula che esige collaborazione programmatica e non include questioni indisponibili, proprio perché non essendo disponibili non possono neppure essere oggetto di accordi programmatici. La stessa linea viene ribadita da Pisanu che considera superata l’esperienza delle due coalizioni, destra e sinistra, per la loro stessa eterogeneità che non ha consentito in nessun caso un’esperienza di buon governo. Il Paese paga le conseguenza di un pesante ritardo nelle riforme strutturali perché e mancata all’una e all’altra coalizione il coraggio di cambiare ciò che poteva essere cambiato, preferendo scaricare la responsabilità sulla controparte, mentre si facevano promesse impossibili nell’eventualità di potersi sostituire a chi stava governando. Uno strano paradosso in cui il filo rosso che ha attraversato questi venti anni di alternanza politica tra la destra e la sinistra è stata la linea delle promesse elettorali mai mantenute, fatte per vincere le elezioni, ma non per rispondere alle effettive necessità del Paese.
Al pubblico di Chianciano la fedeltà dell’Udc al governo Monti è sembrata la carta migliore per garantire una svolta non solo nella vita del Partito ma in tutta la linea politica del Paese. E proprio questa fedeltà, non scevra da critiche da un lato e dall’altro degli altri schieramenti politici, è sembrata la migliore garanzia per fare dell’Udc un partito di governo. Anche se molte cose restano ancora sospese e da verificare con i fatti… La premessa ideale per incominciare a lavorare fin dalla prossima settimana e mettere a frutto impegni e speranze in quel che resta di questa legislatura, densa di difficoltà ma anche di possibilità e di nuove prospettive.