“In Europa qualcuno ha la pretesa di fissare una graduatoria gerarchica degli Stati e di umiliare i Paesi che stanno in fondo alla ‘classifica’. E’ questo il vero significato del referendum greco di domenica. Bisogna stare attenti perché i popoli quando sono umiliati poi si vendicano. Lo abbiamo visto in Germania, dove il rancore covato per l’umiliazione dopo la Prima Guerra Mondiale generò Hitler”. Sono le parole di Rino Formica, ex ministro delle Finanze e del Lavoro, a proposito della sfida per il referendum greco. Per Formica, “si sta progettando un’Europa nella quale siamo tutti figli di madre Germania. Ma qual è il futuro che Berlino è in grado di assicurare ai popoli europei? Il problema è che la risposta a questa domanda non c’è nella testa stessa della Merkel”.
Non crede che con il referendum greco l’Europa delle banche e dell’Eurocrazia sia arrivato al capolinea?
La vera questione è che c’è un deficit politico dell’Europa, cioè un’incapacità di avere una politica comune. Ciò non riguarda semplicemente la politica economica e finanziaria, ma anche la politica estera, di difesa, il rapporto con le altre grandi aree geopolitiche. C’è una crisi dell’Europa come difficoltà a trovare una linea politica unitaria. E’ una crisi che non nasce in modo spontaneo e improvviso, ma è figlia delle tre grandi culture europee: liberal-democratica, cristiano-popolare e social-democratica.
Perché queste tre culture politiche sono entrate in crisi?
Perché hanno perso la capacità di fare coincidere consenso, direzione di lotta politica e visione del mutamento della società. Le forze che governano l’Europa non sanno quale ispirazione avrà l’Europa di domani. E’ tutto un vivere alla giornata. Siamo passati dalla politica del ‘900 in cui si scontravano posizioni visionarie a posizioni pragmatiche fino all’eccesso.
Con quali conseguenze?
Non si può governare un insieme di Paesi, di storie, di etnie, di interessi e di passate controversie politiche ed economiche, senza avere una grande ispirazione di fondo. La stessa idea di essere tutti figli di madre Germania non riesce a rispondere a un interrogativo: qual è il futuro che Berlino è in grado di assicurare all’Europa? Il problema è che la risposta a questa domanda non c’è nella testa della Merkel.
Come andrà a finire il referendum greco?
Il referendum non è una scelta di carattere tecnico, né una decisione tra la dracma e l’euro come infantilmente dice Renzi. I greci non sono chiamati a scegliere con quale soluzione tecnica rimanere in Europa. Ma non è neanche un referendum politico, perché manca uno scontro politico tra visioni diverse sul futuro dell’Europa. Questa visione non può certo averla la Grecia, che non sceglie tra un futuro socialista, liberale o popolare.
E allora che valore ha il referendum?
Questo è proprio l’aspetto più pericoloso. Il referendum greco ha un valore di scontro sul terreno per stabilire se le nazioni che aderiscono all’Unione europea siano o meno uguali. C’è qualcuno che stabilisce la graduatoria gerarchica degli Stati. Quando ciò avviene si entra in un terreno minato, perché chi sta in fondo a quella graduatoria fissata da altri entra nell’area della mortificazione e dell’umiliazione.
I greci accetteranno di farsi umiliare?
Tutto è possibile nelle vicende politiche e negli scontri tra gli Stati, compreso perdere le guerre e pezzi di territorio. Ma quando è in discussione l’umiliazione di un popolo, si tocca un punto di non ritorno. I popoli quando sono costretti a subire un’umiliazione, covano nel profondo una vendetta che non è di un singolo, bensì di un’intera nazione. La Germania nel 1919 fu umiliata e covò la vendetta dalla quale nacque Hitler.
Che cosa c’entra la Germania di Hitler con la Grecia di Tsipras?
In molti si sono chiesti perché il Paese di Wagner, di Hegel, della grande cultura tedesca si sia affidata all’imbianchino austriaco. E l’unica risposta è che lo ha fatto per vendicarsi di essere stato umiliato. Ora bisogna stare molto attenti, perché quello greco sta diventando un referendum su “Umiliazione sì” o “Umiliazione no”.
In questo scenario lei come valuta la “non politica” italiana nei confronti della crisi greca?
Guardi, non mi faccia parlare dell’Italia perché oramai con l’esperienza del governo Renzi siamo alla macchietta. E’ un esecutivo inesistente e inconsistente e caratterizzato da un agitarsi scomposto. Abbiamo un presidente trottola che gira come un matto.
Ma l’Italia com’è nella graduatoria dei Paesi da umiliare?
Non si capisce. Abbiamo un parlamento ricattato da questo abile giocoliere, Renzi, che però è privo di pensiero. Proprio come una trottola, è stato messo in moto da una cordicella giocata e tirata bene.
Sono i trattati europei a costringerci ad avere un premier-trottola?
Il problema non sono i trattati europei, quanto l’evidente mancanza di una guida per l’Italia. In Germania valgono gli stessi trattati, eppure la Merkel li interpreta a modo suo, e lo stesso avviene anche in Francia e Regno Unito. L’Italia invece è priva di un’interpretazione dei trattati che abbia una forza politica e che sia presentabile.
(Pietro Vernizzi)