“La gente presta attenzione a Papa Francesco e non ai politici, perché percepisce che Bergoglio è mosso da un reale interesse verso gli uomini e i loro problemi, mentre Grillo e Renzi sono animati solo da un interesse per loro stessi. Questo è un segreto che la politica sembra non avere scoperto, e a quanto pare non lo ha fatto neanche chi dovrebbe rappresentare il nuovo come appunto Grillo e Renzi”. E’ l’osservazione di Furio Colombo, ex direttore dell’Unità e deputato del Pd, attualmente editorialista del Fatto Quotidiano. Per Colombo, “Grillo è ispirato da un cattivo consigliere quale Gianroberto Casaleggio, un uomo che non sorride mai, segnalando così un’amputazione dei suoi strumenti comunicativi. La stessa scelta di tenere un discorso di fine d’anno in simultanea con quello di Napolitano è stato innanzitutto un errore a livello comunicativo”. Martedì notte Grillo ha infatti tenuto un “contro-discorso” di fine anno dal suo blog, proprio mentre il presidente Giorgio Napolitano parlava agli italiani a reti unificate. Nel suo intervento di San Silvestro in diretta streaming, il leader del M5S ha attaccato Napolitano e ha lanciato la sua campagna per le prossime europee.
Colombo, perché ritiene che quello di Grillo sia stato un errore?
E’ stato un errore perché in questo modo Grillo ha alzato lo share di ascolti di quello che lui considera il suo rivale. Quando il presidente degli Stati Uniti tiene il famoso Discorso dell’Unione, un rappresentante del Partito Repubblicano prenota sempre uno spazio a pagamento sulle tv commerciali per poter intervenire prima o dopo, ma mai nello stesso momento. Altrimenti si crea una competizione di audience che in questo caso è ridicola perché una delle due persone è molto più nota dell’altra.
Quale atteggiamento rivela questa scelta di Grillo?
Grillo mi stupisce perché dimostra di conoscere pochissimo il meccanismo dei media. Nel parlare nello stesso momento di Napolitano, ma con uno strumento diverso e quindi raggiungendo inevitabilmente un’audience in parte differente, rivela di non saper gestire la comunicazione di massa. Se Grillo avesse avuto un’idea importante da comunicare, cosa che non è comunque avvenuta, avrebbe potuto esprimerla prima di Napolitano, in modo da tentare di svuotare qualunque cosa fosse stata detta dopo, oppure attendare che Napolitano finisse di parlare. Lo stratega mediatico di Grillo è Casaleggio.
Che cosa emerge da questa vicenda sul tandem Grillo-Casaleggio?
Emerge il fatto che Casaleggio è un cattivo consigliere. Non è lo strepitoso mago nascosto nell’ombra alle spalle del leader, il guru capace di incredibili colpi che lasciano tutti attoniti e stupefatti. Il fatto stesso che Casaleggio non abbia mai sorriso la dice lunga. Sorridere è una caratteristica degli esseri umani che gli animali non possiedono. Il sorriso entra nella comunicazione non perché si voglia essere allegri o incoraggianti, ma perché fa parte dei quattro o cinque strumenti fondamentali di rappresentazione del volto umano. Non avere mai sorriso è un errore che limita fortemente la qualità del comunicatore in questione.
Non è quindi solo un fatto di temperamento?
No. Non è possibile che Casaleggio sia costantemente privo di un momento di illuminazione, di rasserenamento e di incoraggiamento per coloro che vuole avere come seguaci. Il comportamento di Papa Francesco dimostra quanto sia importante fare il contrario. Bergoglio è entrato sulla scena con un sorriso, e lo ha fatto pur non avendo assolutamente preso alla leggera i problemi della Chiesa. Anzi mai nessun altro Papa da secoli li aveva affrontati subito e direttamente come ha fatto lui. La cupezza di Casaleggio mi segnala un’amputazione negli strumenti comunicativi che non conoscevo prima e di cui non so rendermi conto neanche adesso.
In virtù di che cosa un Pontefice può trasformarsi in un comunicatore migliore di chi come Grillo o Casaleggio ha fatto della comunicazione il suo pane quotidiano?
Perché in qualsiasi situazione della vita è indispensabile avere un certo grado di empatia, cioè sentire vero interesse e vera preoccupazione verso l’altro. Il Papa ha dato l’impressione di occuparsi prima di tutto delle persone a cui parlava. Grillo, come Renzi e quasi tutti i politici di professione, dà l’impressione di occuparsi prima di tutto di se stesso, e di avere come ansia un modo di affermarsi in modo da avere più margine di successo del rivale. La gente capisce subito quando qualcuno, come Grillo e Renzi, sta lavorando per se stesso, e allora il suo interesse nei loro confronti diminuisce.
Perché invece Papa Francesco sembra avere conquistato anche molti non credenti?
Perché di fronte a questo Papa io, come molti altri non credenti, ho sempre l’impressione che si sta occupando di me, e non di se stesso, e quindi sto più attento. Anche se non credo in lui come Papa in quanto vicario di Cristo sulla terra, percepisco ogni volta il fatto che Bergoglio parla sempre di cose che preoccupano noi uomini, e non di ciò che preoccupa lui. Francesco non ha al centro dei suoi pensieri il Papato da gestire ma la gente a cui si rivolge. Questo è un segreto che la politica sembra non avere scoperto, e a quanto pare neppure chi sulla scena politica dovrebbe rappresentare il “nuovo” e si propone in quanto tale, come appunto Grillo e Renzi.
(Pietro Vernizzi)