Se si votasse domani, i partiti anti-euro in Italia avrebbero la maggioranza in Parlamento e potrebbero governare. A rivelarlo è Alessandro Amadori, sondaggista e fondatore e direttore dell’Istituto Coesis Research, secondo cui l’M5S è al 25%, la Lega nord al 20%, Fratelli d’Italia al 4%, mentre Sel, Civati, Fassina e Cofferati sommati prendono il 3%. In tutto quindi il fronte anti-euro raggiungere il 52%, mentre il Pd è fermo al 33-34% e la fiducia personale del premier Renzi al 35%. Ma soprattutto, la popolarità dell’euro e dell’Europa in Italia è scesa in modo vertiginoso.
A quanto è la popolarità dell’euro nel nostro Paese?
La popolarità dell’euro non supera il 40%, e negli ultimi due anni è scesa drasticamente. Nel 2013 circa un terzo degli italiani non amava l’euro, mentre oggi il rapporto si è quasi rovesciato. Ci sono molto più scetticismo e sfiducia, e molta meno speranza nell’euro.
Quanto è popolare invece l’Unione Europea?
Poco, anche in questo caso siamo a meno del 40%.
Agli italiani quanto interessa del referendum greco e dell’Europa e quanto interessa di altri temi più “terra-terra”?
Naturalmente i fattori quotidiani e terra-terra contano di più. L’euro e quindi anche l’Europa stanno però diventando sempre di più un elemento legato alla vita di tutti i giorni. L’euro è sempre più percepito come uno dei fattori per cui abbiamo la sensazione di vivere male.
Che cosa preoccupa di più la gente?
Essenzialmente il futuro, inteso come lavoro, welfare e pensioni. A ciò si aggiunge il problema della stabilità sociale e la continuità della propria identità sociale.
Quali leader sono più avvantaggiati dalla fase che si apre con il referendum greco?
Certamente quanto sta avvenendo in Grecia aiuta il fronte italiano anti-euro, quindi di sicuro Salvini e probabilmente anche Grillo.
Se oggi si facesse un referendum come in Grecia, quanti voti prenderebbe il fronte anti-euro?
Meno del 61% che ha ottenuto in Grecia, però l’Italia sarebbe effettivamente spaccata. Anche in Italia sarebbe pericoloso dare per scontato un risultato a favore dell’euro.
Quindi una parte di quelli a cui l’euro non piace voterebbe comunque a favore?
Esattamente. Dobbiamo tenere conto del fatto che sono decisioni che hanno conseguenze molto forti sul piano politico e di scenario. Dal momento che il nostro è un Paese molto meglio organizzato e posizionato rispetto alla Grecia, ci penseremmo attentamente prima di dare un segnale di rottura di questo tipo. Gli italiani voterebbero per il sì all’euro ma turandosi il naso. E’ finita la fase dell’amore verso l’euro, ma gli italiani vogliono restarvi in quanto lo considerano come il male minore.
Sommando i diversi partiti anti-euro, quanto prenderebbero se domani si andasse al voto per le politiche?
I diversi partiti sommati otterrebbero la maggioranza in Parlamento, o comunque se la giocherebbero alla pari con il fronte pro-euro composto da Forza Italia e Pd. Mentre una lista “No euro” farebbe molto meno, perché in genere le liste “mono-connotazione” tendono ad avere un’adesione più di nicchia.
Quanto prenderebbero i singoli partiti anti-euro?
L’M5S potrebbe fare il 25% e la Lega nord in teoria potrebbe fare il 20%, quindi siamo già al 45%. Fratelli d’Italia è al 4%, mentre Sel, Civati, Fassina e Cofferati sono al 3%. Tutti insieme arriverebbero al 52%.
Quindi i partiti anti-euro hanno la maggioranza?
In teoria sì. Poi contano molto i fattori di sentiment. Il sentiment greco era la disperazione, c’era la convinzione di non avere nulla da perdere, e quindi Atene ha preso questa decisione forte. L’Italia non è invece nelle stesse condizioni della Grecia. Anche se resta il fatto che l’euro non è amato dalla maggioranza delle persone in Italia.
In conseguenza del caso greco, i consensi di Renzi salgono o scendono?
La vicenda greca riguarda la Grecia e non modifica la percezione del presidente del Consiglio italiano. Quello che farà Renzi rispetto all’euro potrà però influenzare la sua popolarità, ma al momento presente Palazzo Chigi non è né salito né sceso: è rimasto esattamente fermo alla posizione di partenza.
A quanto è in questo momento la fiducia personale di cui gode Renzi?
La fiducia del premier è scesa a poco più del 35%. Non è di per sé una soglia bassa, ma è decisamente inferiore rispetto a qualche mese fa.
E il Pd a quanto è invece?
Il Pd è intorno al 33-34%.
(Pietro Vernizzi)