Riflettendo sul “caso Ruby” Piero Ostellino si è chiesto se «lo spettacolo a cui stiamo assistendo sia quello di cui andare fieri come cittadini di un Paese appena normale». La gravità delle accuse rivolte al premier e il contenuto delle intercettazioni stanno monopolizzando l’attenzione dei giornali, ma, avverte l’editorialista, «sono in gioco persone le cui libertà individuali sono state violate».
Ancora più esplicito Piero Sansonetti: «Siamo allo scontro finale tra poteri – dice a IlSussidiario.net il direttore de Gli Altri -. L’operazione condotta dalla magistratura punta all’annientamento di una persona attraverso il metodo e non attraverso la sostanza di un’inchiesta che è strettamente politica e ha pochissimo di giudiziario. Nessuno infatti crede che verranno accertati reati clamorosi e, per come è stata impostata, sarà molto difficile ottenere delle condanne. Attraverso lo stretto rapporto tra i giudici e ciò che è rimasto del giornalismo italiano l’operazione in corso ha evidentemente un unico scopo: indebolire ed eliminare il premier. Per questo devo dire che, purtroppo, stiamo entrando in una fase eversiva».
Anche lei è convinto che Berlusconi sia oggetto di una persecuzione?
Il tempismo con cui le procure, all’indomani della parziale bocciatura del legittimo impedimento, hanno riaperto questa vicenda, consegnando parallelamente i verbali ai giornali, non lascia dubbi. D’altronde la vicenda è tutta costruita sulla narrazione delle intercettazioni e senza la stampa non avrebbe potuto funzionare. Qui la giustizia ordinaria non c’entra, siamo nel campo della lotta politica, dello spionaggio e dei servizi segreti. Come scriverò su Gli Altri, questo atto eversivo è ancora più drammatico perché si somma ad altre due azioni sovversive attualmente in corso.
Quali?
Quella di Marchionne, che ha eliminato da una trattativa epocale un sindacato che ha un peso del 49,9% e quella dello stesso Berlusconi che tiene in piedi un governo che non ha più la maggioranza. Siamo perciò davanti a una sovversione “sindacale”, a una di tipo “parlamentare”, a cui si aggiunge quella “elettorale” della Boccassini, che prova a sovvertire il risultato delle urne.
Come si esce da questa situazione? La politica è in grado secondo lei di mettere da parte le divisioni e di rivendicare il suo primato?
Si può trovare una soluzione a un quadro così complicato solo se c’è una convergenza di intenti. Nessuno dei due schieramenti sembra infatti in grado di risolvere da solo il problema. La politica dovrebbe rispondere a questo assalto della magistratura, abbandonando temporaneamente lo scontro tra le parti. D’altra parte il centrosinistra non dovrebbe dimenticarsi che il suo governo venne abbattuto da De Magistris. Oggi tocca a Berlusconi, domani a qualcun altro…
Immaginare che, in questo clima, Bersani possa schierarsi dalla parte di Berlusconi contro la magistratura sembra fantapolitica…
È vero, ma tutti dovrebbero avere l’intelligenza di rinunciare a qualcosa. Lo stesso Berlusconi, a mio avviso, dovrebbe pagare un caro prezzo politico. Allo stato attuale, infatti, non può far altro che andarsi a difendere in aula, offrire un patto all’opposizione per gestire questa crisi inevitabile, mettendo sul piatto il riequilibrio dei poteri, la riforma elettorale e le elezioni anticipate. In ogni caso non ci sono alternative: o la politica riprende il bandolo della matassa o la soluzione sarà di tipo “sudamericano”. Se non si evita la resa dei conti tra Berlusconi e i magistrati, infatti, la tragedia è assicurata al di là di chi sarà il vincitore.
Il ricorso alle urne è perciò inevitabile a suo parere?
Direi di sì. La politica ha bisogno di legittimità. Da quando Fini ha abbandonato il centrodestra la maggioranza non esiste più, mentre il centrosinistra ha completamente consegnato il suo ruolo di forza d’opposizione ai giudici.
In molti hanno anche sottolineato la mancanza di iniziativa e l’incapacità del Pd di rimanere unito nei momenti di maggiore difficoltà del premier, come nel giorno della sentenza della Corte Costituzionale sullo scudo…
Una sinistra muta e immobile è uno degli aspetti più preoccupanti di questa crisi di sistema. Davanti a sé ha due questioni politiche enormi: la crisi delle relazioni industriali e lo scontro tra poteri dello Stato. Il Partito Democratico ha però ampiamente dimostrato di non avere idee e di non essere all’altezza. A mio parere, a questo punto soltanto Nichi Vendola può risollevare la sinistra. Dovrà però dimostrare un po’ di coraggio in più nell’indicare al proprio campo che il futuro è garantista, che la civiltà giuridica non deve fare passi indietro e che lo squilibrio tra i poteri deve essere sanato. Un’impresa ardua perché la pancia della sinistra di oggi è molto giustizialista. Solo in questo modo però potrà nascere una nuova grande leadership.
(Carlo Melato)