Sul referendum costituzionale che si terrà il 4 dicembre le opposizioni sono ancora scatenate contro la decisione del Premier Renzi che ha fissato, secondo loro, il voto in una data con poca affluenza per sperare di vincere il referendum confermativo. Un sondaggio Renzi sì-Renzi No? Molto probabile, sia per colpe dello tesso presidente del consiglio e sia dei ripetuti attacchi contro l’esecutivo che ha presentato le riforme e modifiche costituzionali, Oggi ha parlato a Telelombardia, facendo le prove per una possibile futura campagna elettorale per le Politiche, il coordinatore di Forza Italia, Stefano Parisi che non ha risparmiato a Renzi alcuno sconto. «Renzi non ci ha fatto sapere la data delle elezioni e poi, con il noto rispetto per le istituzioni, ha riunito il consiglio dei ministri, ha detto che il 4 dicembre si vota e ha aggiunto che il 29 settembre fa il comizio di lancio della campagna elettorale. Anche la data del referendum è diventata una comunicazione elettorale». Al canale lombardo l’ex candidato sindaco di Milano per il centrodestra ha accusato di troppo fumo il premier con le riforme che non sono veramente tali: «lui non vuole che si sappia perché è una riforma molto confusa e porterà molto contenzioso nei prossimi anni, allora deve fare molto fumo e quindi sta raccontando cose che non ci sono. Renzi porta a Milano due miliardi di chiacchiere», facendo riferimento ai fondi previsti per il Patto per Milano che il premier ha firmato con il sindaco Sala.
Le opposizioni alla notizia del referendum costituzionale al 4 dicembre si sono rivoltate: “trucchi”, “modalità da regime”, “verrà punito con il No” e ancora peggio si sono viste in queste ore di contestazioni palesi contro la scelta di Renzi. Un voto sulle riforme costituzionali che da ottobre si è spostato fino a dicembre: una modalità “furba” con due motivi be precisi, ovvero tenere in sicurezza le due leggi più importanti di questi mesi. Una già fatta, l’Italicum tanto discussa che per molti, a ragione, è veicolata al risultato del referendum; un’altra ancora da fare, ed è la Legge di Bilancio 2017, decisiva per ogni governo e che Renzi vorrebbe vedere approvata almeno da un ramo del Parlamento prima del risultato del referendum, che con la vittoria del No potrebbe legittimare l’esecutivo e incarnare la Legge di Stabilità. Una modalità ripetiamo furba ma forse necessaria per il Governo e per i numeri che ha per vedere approvata la ex-finanziaria prima di fine anno: siamo però così sicuri che la maggioranza non si spacchi al suo interno dopo queste decisioni?
Si vota il 4 dicembre 2016 per il referendum costituzionale: almeno i dubbi e le polemiche per non aver ancora scelto la data del quesito referendario sulla riforma Boschi ora si ritirano e… fanno spazio ad altre polemiche, quelle delle opposizioni che denunciano “non siamo stati consultati e con questo voto Renzi crede di far diminuire l’affluenza, ma non ci riuscirà” più o meno il senso di tutti partiti esclusi il Pd (anzi, neanche questo si può dire visto le reazioni della minoranza dem). M5s all’attacco, «Grave che Renzi abbia scelto la data del referendum costituzionale senza neanche consultarsi con le opposizioni. Ed è altrettanto grave e vergognoso che abbia negato ai cittadini, per così tanto tempo, la possibilità di esprimersi su un tema così delicato e importante, facendo un’indegna melina»; Massimo D’Alema caustico, “quella riforma è un pasticcio”, Salvini ancora più duro «vincerà il no, perchè è una riforma fatta male e perchè la Costituzione di Renzi cancella, tra le altre cose, anche i referendum. E gli italiani non vedono l’ora di mandarlo a casa». Ma lo spunto più interessante lo suggerisce lo stesso premier che nella sua e-news “legge” il senso reale del quesito referendario, tra l’alto anche questo sotto accusa, con il ricorso Codacons che reclama contro la forma troppo “sbilanciata” del testo nella scheda elettorale. «Il quesito referendario è stato “stabilito dalla legge, non dal marketing. Ma potremmo ridurlo a un concetto più semplice. Vogliamo avere un paese più stabile e più semplice o vogliamo tornare alle bicamerali D’Alema-Berlusconi o consegnarci a una strana forma di democrazia diretta in cui una srl di Milano controlla la democrazia interna di uno dei più grandi partiti del paese e si lega ai propri amministratori da contratti privati con tanto di penali da pagare?». Una sfida che vedremo molte e molte volte da qui al 4 dicembre, preparatevi… (Niccolò Magnani)