“Le elezioni amministrative sono il vero punto di rottura che Renzi finge di ignorare. La posta in gioco è molto più politica di quanto il premier voglia ammettere, anche perché tanto a Milano quanto a Roma la vittoria del Pd è tutt’altro che scontata”. Lo osserva Antonio Polito, vicedirettore ed editorialista del Corriere della Sera. Le divisioni nel Pd, il referendum costituzionale, l’inchiesta di Potenza e tutte le altre vicende dell’attuale scenario politico hanno il loro perno in Matteo Renzi. Un perno che finora ha dimostrato di saper reggere, anche se in molti si chiedono fino a quando. Mercoledì per esempio la manifestazione a Napoli su Bagnoli ha dato sfogo a tensioni sociali con scontri di piazza che in Italia non si vedevano da tempo. Intanto il premier Renzi commentava: “Sbloccare le opere pubbliche e private è la priorità di questo esecutivo. Se è un reato allora lo sto commettendo”.
Mentre a Napoli va in scena il caos, Renzi continua a dire di voler sbloccare l’Italia. Si è appannato qualcosa nella narrazione renziana?
A essersi appannato è il fatto che la situazione economica non è migliorata così come l’ottimismo renziano aveva lasciato intendere. Mi sembra però che non sia in discussione il fatto che per migliorare la situazione economica si debba sbloccare l’Italia. Il problema è come lo si fa e se ci si riesce. Cioè se lo si fa rispettando le regole ambientali e le norme anti-corruzione. In altri termini la semplificazione delle procedure non deve portare a conseguenze nefaste per l’ambiente o per l’etica pubblica. Va però fatta un’osservazione.
Quale?
La ripulitura di Bagnoli, contestata con manifestazioni di piazza, è un’opera attesa da 30 anni. Ciò documenta che ci sono forze che per ideologia o per interesse si oppongono allo sblocco delle opere.
Il perno di tutte le vicende politiche attuali continua a essere Renzi. Secondo lei il premier va incontro a un punto di rottura?
Le amministrative sono molto più importanti dal punto di vista politico di quanto Renzi riconosca. Il premier continua a dire che per lui la prova politica è il referendum costituzionale. Anche le comunali però, se segnassero una sconfitta abbastanza netta e diffusa del Pd, qualche conseguenza politica l’avrebbero. La prima sarebbe quella di lanciare tutti gli avversari di Renzi nella campagna contro il referendum. Quindi queste amministrative possono essere un punto di rottura.
Secondo lei il Pd resterà intero?
E’ difficile dirlo. Nel breve termine sì, ma una prova importante sarà sicuramente il referendum costituzionale. Se una parte importante del Pd dovesse fare campagna per il no, allora ci troveremmo di fronte a un casus belli, cioè a un’ottima occasione in cui Renzi potrebbe andare alla resa dei conti. Il referendum costituzionale non è infatti una partita qualsiasi, ma la riforma più importante del governo. Alle politiche inoltre la minoranza del Pd chiederà una rappresentanza in Parlamento, e quindi reclamerà dei capilista.
Secondo lei come andrà a finire a Roma?
A Roma non sappiamo ancora quali sono i candidati degli schieramenti. Per esempio non sappiamo se nel centrodestra rimarranno in piedi tutti e quattro i nomi di cui si parla. Se per esempio uno di loro si ritirasse il risultato cambierebbe profondamente, in quanto il centrodestra potrebbe arrivare al ballottaggio e vincere. In questo momento comunque a essere in testa è Virginia Raggi (M5s), anche perché a Roma hanno dato una pessima prova di sé sia il centrodestra con Alemanno sia il centrosinistra con Marino.
E a Milano?
A Milano è un testa a testa. Quella che con troppo ottimismo era stata vista come una vittoria facile di Sala, è contestata da un candidato credibile e capace come Parisi, soprattutto in una città dove il centrodestra ha un elettorato molto vasto. E’ quindi una partita vera. Insomma sia Roma sia Milano non sono ancora state assegnate.
L’ingresso di Vivendi in Telecom Italia sembra il primo passo di una rivoluzione nel settore media & comunicazioni dell’Italia. Perché i grandi giornali non ne parlano?
I giornali in realtà ne parlano. Le telecomunicazioni sono uno degli aspetti più importanti della vita economica. Io ritengo che non si debba avere paura di fusioni e acquisizioni, perché dovunque sul mercato c’è un bene appetibile ci sono dei compratori. Purché però non ci siano dietro grandi progetti di “politica industriale”, in cui è lo Stato a decidere chi vince una partita di mercato, ma si lasci al mercato stesso la logica delle acquisizioni e delle fusioni.
Sul caso Regeni, lei ha accusato l’Egitto di volerci fornire una “verità condizionata”. E se dietro la morte del ricercatore ci fosse qualcuno che vuole danneggiare i rapporti tra Italia ed Egitto?
Mi sembra soltanto dietrologia. Al-Sisi dispone di un’enorme quantità di forze di sicurezza, e quindi in quest’ottica dovrebbe essere tanto più stimolato a trovare gli autori del delitto. Invece non è stato affatto così. Anzi gli autori del delitto possono annidarsi all’interno di quel magma di forze regolari e irregolari che sostengono il regime e che perseguitano gli oppositori. Gli stessi che hanno finora prodotto più di 500 desaparecidos. Il problema d Al-Sisi è quindi piuttosto quello di fare emergere questa verità.
(Pietro Vernizzi)