Chi semina vento raccoglie tempesta. Ed è quello che è accaduto a Napoli, dove quattordici poliziotti del servizio d’ordine sono stati feriti nello scontro con i manifestanti che protestavano contro le misure su Bagnoli prese dal premier Matteo Renzi in città per firmare il piano della Cabina di Regia e illustrarlo alla stampa.
Il seminatore di vento, una volta di più, è il sindaco arancione Luigi de Magistris, che mal sopporta le ingerenze del governo nel territorio che ritiene suo e che alla vigilia della trasferta presidenziale aveva incitato la popolazione a ribellarsi, sia pure dolcemente, annunciando la sua assenza al tavolo di concertazione allestito in Prefettura.
Poi, sempre de Magistris, aveva sollecitato Renzi a un incontro ravvicinato e solitario — lontano dai riflettori e senza altri attori — ricevendo un comprensibile rifiuto e l’ennesimo invito a prendere parte all’iniziativa congiunta.
Tutto questo dopo che il Tar ha dato ragione al premier rigettando il ricorso del sindaco contro la presunta intrusione governativa negli affari locali.
Tutto questo dopo cinque anni d’immobilismo sfociati nel fallimento della società di scopo che avrebbe dovuto risanare l’area e nel sequestro da parte della Procura di due terzi della grande superficie interessata a una bonifica che l’accusa sostiene essere avvenuta solo sulla carta e la difesa assicura aver realizzato correttamente.
Tutto questo dopo vent’anni di azioni velleitarie e precarie che privano una delle metropoli più belle del mondo della porzione più suggestiva del proprio patrimonio naturale. Insomma, anche chi dovesse mal digerire l’intervento a gamba tesa del governo non può non riconoscerne l’assoluta necessità e una legittimazione che viene dall’altrui incapacità.
Gli incidenti di piazza, fortemente criticati dal sindacato dei poliziotti che non ci stanno più a prendere botte per pochi euro al mese col rischio di finire alla sbarra degli imputati nei sempre vigili processi mediatici, sono dunque conseguenza di un clima minaccioso di natura politica, perché è sempre bene ricordare che tra un paio di mesi si vota per il rinnovo della sindacatura.
De Magistris ha fatto dell’antagonismo a Renzi la sua arma più affilata. Tanto da aver dichiarato Napoli “città derenzizzata”, contribuendo in maniera significativa al suo preoccupante isolamento affidandone le sorti a una deriva populista buona per fare propaganda, ma non certo per risolvere un solo problema tra i tanti che la stringono d’assedio.
La partecipazione ai cortei di due assessori della giunta municipale non fa che aggravare le responsabilità del primo cittadino agli occhi dell’esecutivo e di un’opinione pubblica che comincia a nutrire qualche dubbio di più sulla bontà della contestazione e delle ragioni che la animano.
Forse la situazione è scappata di mano. Di certo gli incidenti hanno rinsaldato le fila dei tanti avversari del sindaco in carica che ora hanno un nuovo e sensato motivo per fare corpo comune, magari dopo il primo turno e quindi al ballottaggio, e dare una spallata decisiva a un modo di concepire il ruolo ispirato al principio del tanto peggio tanto meglio.