Le risposte fornite dal Movimento 5 Stelle circa la provenienza e l’utilizzo delle risorse finanziarie di cui dispone non hanno soddisfatto molta gente. Un bel problema per un partito che ha fatto della trasparenza la sua bandiera. In tale senso, Il Giornale ha rivolto provocatoriamente dieci domande al 5 Stelle per fare chiarezza. Chiedendo, anzitutto, di spiegare perché la formazione politica non disponga di organismi di controllo o revisori dei conti, mentre l’’unico amministratore dei beni e della gestione economica è il presidente: Beppe Grillo. Inoltre, come mai «nel rendiconto ufficiale viene citata la spesa del palco del comizio finale a Roma e non si parla delle altre cento tappe dello Tsunami tour ? Con quali soldi sono state pagate?». Altra questione da precisare, nel rendiconto dello Tsunami Tour con cui Grillo ha attraversato il Paese, è il fatto che «non c’è traccia dei soldi spesi e incassati a livello locale attraverso i vari canali possibili», nonostante i gruppi locali sono migliaia. La quarta domanda riguarda la destinazione ignota e l’assenza di rendicontazione sui soldi dei gadget, la quinta la destinazione delle donazioni in contanti. «Il Non Statuto dice che è possibile raccogliere fondi solo attraverso il blog, ma in realtà da anni e soprattutto per le campagne elettorali locali è possibile versare denaro su conti privati. Come mai?», recita la sesta domanda, mentre la settima interroga circa il fatto che i conti Paypal, Postepay e bancari siano intestati a privati e non al M5S. Nella nona domanda Il Giornale si chiede come possa Grillo garantire «sull’origine e la destinazione dei soldi e su eventuali distrazioni di denaro». Non sono, inoltre, tracciati gli introiti del blog di Grillo, mentre non si distingue tra quelli che finiscono al Movimento e quelli che vanno al blog di Grillo. Com’è possibile? Infine: «Perché non c’è una contabilità delle entrate derivanti dalle inserzioni pubblicitarie del blog?».