“L’Italicum così com’è non va bene, nella legge elettorale va prevista la possibilità per i capi dei partiti di formare delle coalizioni e occorre sostituire i capilista bloccati con le preferenze. Questa opportunità non è stata data ed è stato un errore grave”. A muovere la critica è Francesco Boccia, onorevole del Pd e presidente della commissione Bilancio alla Camera dei deputati. Mentre sull’abolizione del bicameralismo perfetto contenuta nella riforma costituzionale, Boccia aggiunge: “Bastava modificare i regolamenti delle due camere prevedendo dei tempi più stretti per l’approvazione delle leggi”. Intervistato dal direttore de Il Foglio, Claudio Cerasa, il presidente del consiglio Matteo Renzi ieri ha dichiarato a proposito del voto del 4 dicembre: “Inutile girarci intorno: i voti di destra saranno decisivi al referendum. La sinistra, ormai, è in larghissima parte con noi. Direi che la stragrande maggioranza è con noi. La questione vera oggi è la destra”.
Onorevole Boccia, l’Italicum così com’è le va bene?
No, all’Italicum serviva e serve l’opzione presente nelle elezioni comunali dove il capo di un partito può decidere se dividere il premio di maggioranza anche con la coalizione. Quest’opportunità non è stata data ed è stato un errore grave. E’ quanto ho detto intervenendo in aula. Poi se il capo del partito è Beppe Grillo non farà coalizioni con nessuno, mentre se è un leader di centrodestra può decidere se formare una coalizione oppure no. Se il capo del Pd è Renzi non formerà una coalizione, se sarà un altro magari invece deciderà di formarla.
Basta questa modifica o ne propone delle altre?
Basterebbe questa modifica per rendere la legge elettorale più digeribile. Inoltre io come è noto sono contrario ai capilista bloccati, perché ritengo che sia più utile scegliere tra tutti i candidati attraverso le preferenze. Non sono stato ascoltato, e in quel caso come è noto non ho votato.
A questo punto il parlamento deve cambiare l’Italicum?
Oggi si cambia l’Italicum se c’è almeno il 60-70 per cento del parlamento che è d’accordo. E’ quindi opportuno trovare un’intesa tra tutti. Continuare a cambiare a colpetti di maggioranza è stato sbagliato, e sarebbe ancora tale. Se si vuole trovare una soluzione che compatti tutti, basta prevedere che il premio di maggioranza possa essere diviso tra i partiti aderenti alla coalizione. Poi se dividerlo o meno lo decide sempre il capo della coalizione. Oggi per esempio il candidato sindaco può decidere quale coalizione formare, e può farlo anche al ballottaggio. Lo schema da seguire è quello dei sindaci. Continuo a non capire perché non sia stato fatto così.
Quale effetto creerà il combinato disposto di Italicum e riforma costituzionale?
Di solito lo si scopre dopo, mai prima. In questo momento per me la valutazione più importante è quella sul Def e sulla legge di bilancio, poi a dicembre vedremo quello che succederà.
Lei che cosa ne pensa della riforma costituzionale?
Se vince il Sì ci si preparerà alla modifica costituzionale connessa all’organizzazione dello Stato, se vince il No non muore nessuno e bisognerà fare degli altri cambiamenti.
Davvero non cambia nulla per il Paese se la Costituzione resta uguale o è modificata?
Io voto Sì, ma questa drammatizzazione per cui se si vota No muoiono tutti non la condivido. Ho già espresso la mia valutazione su questa riforma. Le prime due volte in aula non l’ho votata. Quindi dopo avere espresso le mie perplessità in direzione del partito e nell’assemblea dei gruppi parlamentari, in terza votazione ho votato Sì.
Quindi questa riforma non la convince del tutto?
La mia idea era che si dovessero ridurre i parlamentari del 50 per cento ed eliminare una camera: è una modifica che si poteva fare in sei mesi. Del resto per fare funzionare il bicameralismo perfetto basterebbe cambiare i regolamenti parlamentari fissando dei tempi più stretti per l’approvazione delle leggi. Non si può certo cambiare la Costituzione e lasciare invariati gli attuali regolamenti parlamentari, perché il sistema comunque non funzionerebbe. Siamo però nel tempo degli slogan facili, di Twitter, delle dichiarazioni sparate in prima pagina sui giornali, mentre c’è poco spazio per le valutazioni serie e rigorose.
Che cosa l’ha fatta cambiare idea tra la seconda e la terza votazione?
Ho preso atto del fatto che l’80 per cento del mio partito era per il Sì e in terza lettura ho votato anch’io. Quel voto non lo smentisco e per disciplina di partito voterò Sì al referendum, anche se non è una riforma che mi faccia impazzire. L’attuale sistema, basato su una Costituzione di 70 anni fa, non funziona e quindi penso che sia opportuno votare Sì, ma non è un dramma se vince il No. Quello che non mi piace è la china che ha preso questa vicenda.
Il suo è un Sì solo per disciplina di partito?
Quando si sta in un partito, se la maggioranza ripetutamente ti porta su una posizione occorre accettarla. Dopo di che mi auguro che chi oggi è in maggioranza e domani diventa minoranza si comporti allo stesso modo. Quando si appartiene a una comunità politica bisogna essere leali sempre e fino in fondo.
(Pietro Vernizzi)