L’Istat ha comunicato dati importanti sull’economia italiana. Il Pil nel 2017 è cresciuto dell’1,5% rispetto all’anno precedente. Il deficit è stato pari all’1,9% del Pil, dato che però non include gli interventi sulle banche. Il rapporto debito/Pil è sceso al 131,5% dal 132% del 2016. L’Istituto nazionale di statistica ha fatto sapere anche che a gennaio il tasso di disoccupazione è tornato sopra l’11% (11,1%), ma quello giovanile è sceso al 31,5%, livello più basso dal dicembre del 2011. Abbiamo chiesto un commento a Francesco Forte, economista ed ex ministro delle Finanze.
Professore, partiamo dal dato del Pil. Cosa ne pensa?
È stata confermata la stima del Governo. L’industria è quella che ha trainato l’economia, c’è stato uno sviluppo degli investimenti e una ricostituzione delle scorte, mentre l’edilizia ancora langue e questo vuol dire che la nostra ripresa è ancora zoppa. La domanda interna cresce, ma il contributo della domanda estera resta ancora predominante. La nostra ripresa va quindi al traino di quella europea ed è dovuta in gran parte al deficit di bilancio, pari all’1,9% del Pil.
Qual è il suo parere su questo dato di finanza pubblica?
Sicuramente la Commissione europea ci chiederà una manovra correttiva dello 0,3% del Pil. Inoltre, questo deficit non aiuta a ridurre il rapporto debito/Pil in maniera importante. Cosa che influisce negativamente sui titoli di Stato ancora in gran parte in mano alle banche, che così non hanno possibilità di aumentare il credito: un circolo vizioso che non aiuta lo sviluppo.
Passiamo ai dati sul mercato del lavoro. Cosa ne pensa?
La disoccupazione è tornata a salire sopra l’11%, ma c’è comunque un miglioramento rispetto all’anno precedente. Tuttavia è cresciuto molto il numero di lavoratori a tempo determinato e c’è una riduzione di quelli a tempo indeterminato e degli autonomi. Il Jobs Act ha in sostanza avuto un modestissimo effetto sui contratti a tempo indeterminato e ha fatto aumentare quelli a termine. Di fatto l’aumento del Pil ha creato un po’ di occupazione aggiuntiva, ma non nella misura auspicabile e necessaria.
È però scesa la disoccupazione giovanile…
La disoccupazione giovanile diminuisce, ma è sempre a un livello elevato. L’economia italiana non è quindi ancora ripartita sul fronte del lavoro e questo lo vediamo dagli indici di fiducia: le famiglie sono più preoccupate delle imprese e la ragione è che i posti di lavoro non sono soddisfacenti.
Secondo lei, questa situazione potrà cambiare dopo il voto di domenica?
Nel breve termine sarà difficile avere grossi cambiamenti. Comunque vadano le votazioni bisognerà fare la manovra correttiva, che è stata rinviata chiaramente per ragioni elettorali, visto che nel frattempo si sono dati bonus qua e là. Anche la Legge di bilancio in autunno non sarà facile, dato che occorre sterilizzare gli aumenti dell’Iva. Se ci sarà un Governo stabile di centrodestra proverà a mettere in pista i suoi programmi per l’anno prossimo. Se invece, come appare più probabile, resterà il Governo Gentiloni in attesa di un nuovo voto, si andrà avanti con il solito tran-tran.
(Lorenzo Torrisi)