“Renzi è diventato presidente del Consiglio anche grazie al Patto del Nazareno con Berlusconi. Questo governo è nato con un vizio d’origine e ora non è facile cambiare l’asse di un motore in corsa”. Lo afferma Miguel Gotor, senatore del Pd, dopo che il premier Renzi parlando alla direzione del partito ha affermato che “oggi è possibile un coinvolgimento di quella parte” del M5S “che non ritiene più il blog come la bussola propria”. Riferendosi al Quirinale, Renzi ha aggiunto: “Sicuramente non si possono tirare i remi in barca sulle riforme perché potrebbe accadere qualcosa su un altro fronte”.
Senatore, come vede il nodo riforme/Quirinale?
Concordo sul fatto che finché il presidente della Repubblica è in carica è inutile aprire sterili e inopportuni dibattiti sulla sua successione. Inoltre questa legislatura ha come suo compito quello di essere riformatrice anche sul terreno istituzionale. I processi di riforma, come quello relativo al bicameralismo perfetto, devono proseguire con la massima determinazione.
Per Renzi, “se i Cinque Stelle sono disponibili a scrivere assieme le regole, tutta la vita”. Il premier sta pensando a un cambio di alleanze sulle riforme?
Questa è una parte tattica che non ha un reale spazio politico, in quanto non vedo l’effettiva possibilità di praticare una sorta di politica dei due forni di andreottiana memoria; e non mi sembra neppure auspicabile. Il primo atto politico di Renzi segretario del Pd è stato quello di costruire un asse privilegiato con Verdini e Berlusconi. Anzi Renzi è diventato presidente del Consiglio anche grazie al Patto del Nazareno. Non è facile cambiare l’asse di un motore in corsa. Le difficoltà intorno al Patto del Nazareno, cioè al rapporto tra legge elettorale e scelta del presidente della Repubblica, erano facilmente prevedibili perché rispondono agli interessi fondamentali di uno dei due contraenti, ossia Berlusconi. Se sono state sottovalutate, Renzi ha commesso un errore.
La soluzione è andare al voto?
Propongo di fare le riforme per le quali ci siamo impegnati, prima con gli elettori nel 2013 e poi con la nascita dei governi Letta e Renzi. Un fallimento del Pd su questo punto sarebbe inspiegabile agli elettori e non sarebbe certo sufficiente attribuirlo, peraltro in modo falso e propagandistico, alle presunte responsabilità della minoranza Pd, che in realtà sta sostenendo quel processo provando a migliorarlo in punti significativi. Per quanto riguarda gli aspetti istituzionali, la mia proposta è quella di realizzare la riforma del bicameralismo perfetto, che ora si trova alla Camera e poi dovrà tornare al Senato.
Che cosa risponde a chi dice che la sinistra Pd è capace soltanto di fare le pulci al governo?
Noi siamo impegnati, laddove riteniamo che ci siano delle cose che non vanno, a migliorare le proposte del Pd e del governo. Lo facciamo in autonomia e con senso di responsabilità, che deriva dal fatto che il Pd, grazie ai risultati del 2013, è per la prima volta protagonista di un’esperienza di governo e si è trasformato nel perno del sistema politico italiano. Un nostro fallimento, come Pd e come governo, non è affatto auspicabile perché rischierebbe di consegnare l’Italia allo sfascismo del M5S o a una destra xenofoba come quella che si sta organizzando intorno a Salvini. Abbiamo voluto la bicicletta, dobbiamo pedalare.
Quali sono le proposte della sinistra Pd per quanto riguarda la legge elettorale?
In commissione Affari costituzionali stiamo ragionando su delle modifiche intervenute nel frattempo all’Italicum che rispondono a delle richieste che noi avevamo fatto, nonostante fossimo accusati di voler sabotare le riforme: alzare la soglia dal 37 al 40% per evitare il ballottaggio e abbassare la soglia di ingresso in Parlamento dall’8 al 3%. Rimangono due criticità.
Quali?
La soglia dei parlamentari nominati è ancora troppo alta, perché oscilla tra il 50 e il 60%: agli elettori italiani deve essere restituito il diritto di scelta, dal momento che avremo una sola camera politica e un senato composto da eletti di secondo grado. Bisogna inoltre riconoscere ai partiti la facoltà di apparentarsi tra il primo e il secondo turno per rendere il ballottaggio effettivamente rappresentativo di un progetto di governo.
(Pietro Vernizzi)