“Solitamente la fiducia tende sempre a calare dopo che si è formato un governo. La vera domanda che dobbiamo porci è: dopo quanto tempo questo avviene?”. A chiederselo è il sondaggista Alessandro Amadori, fondatore e direttore dell’Istituto Coesis Research, contattato da ilsussidiario.net. La risposta, nel caso del governo Letta, nato non sulla scia di grandi e particolari entusiasmi ma piuttosto sull’onda di numerose paure, politiche, economiche e sociali, la fiducia è effettivamente iniziata a scemare molto presto, probabilmente anche troppo. A rilevarlo sono i maggiori istituti demoscopici, eppure Amadori continua a spiegarci che, “nonostante la partenza dell’esecutivo sia stata positiva, proprio perché andava a risolvere una situazione in quel momento angosciosa, non è sorprendente che la fiducia nei suoi confronti sia iniziata a calare dopo poco tempo. E’ nella fisiologia di tutti i governi che questo accada, ma nel caso di Letta è altrettanto normale che sia avvenuto prima”.
In che modo crede stiano giudicando gli italiani l’operato dell’attuale governo?
Quando si parla del nostro Paese, purtroppo è sempre molto complicato capire se un governo sta facendo bene o male. La verità è che ai nostri occhi tutti i governi si attestano su sfumature di grigio, con la conseguenza che finiscono tutti con il somigliarsi e diventare virtualmente indistinguibili l’uno dall’altro. Può capitare che un governo sbagli clamorosamente qualche mossa, come accaduto al governo Monti a causa di alcune misure attuate, però nel complesso, in assenza di errori macroscopici ma anche di azioni realmente significative, è estremamente difficile rilevare differenti opinioni.
Al momento il Pdl risulta in testa intorno al 28%, seguito dal Pd al 26% e dal Movimento 5 Stelle in calo fin sotto il 20%. Come cambierebbero queste percentuali in caso di elezioni anticipate?
E’ difficile da dire. Nell’ultima tornata elettorale, dedicata alle amministrative, nonostante la crisi del centrosinistra e un Partito Democratico decisamente più debole rispetto all’asse di centrodestra, alla fine gli italiani hanno smentito molte previsioni. Potrebbe quindi essere azzardato fare previsioni elettorali adesso, anche considerando il notevole calo di affluenza che modifica i rapporti di forza.
In che modo influisce la scarsa affluenza?
Tradizionalmente è il centrosinistra a trarre vantaggio da una bassa affluenza, esattamente come avvenuto alle recenti amministrative. Quindi, anche se al momento tra Pdl e Pd c’è una differenza di circa due punti percentuali, se in un ipotetico voto nazionale venisse registrata un’affluenza inferiore al 60% la situazione potrebbe rovesciarsi velocemente. Il calo di partecipazione sta quindi scombinando notevolmente gli schemi, ma possiamo intanto rilevare un altro dato, decisamente più certo.
Vale a dire?
Quello relativo al calo strutturale del Movimento 5 Stelle. Difficilmente, in caso di elezioni anticipate, Grillo potrebbe bissare il successo ottenuto a febbraio. Anzi, credo sia iniziata proprio una fase di declino, rapida come lo è stata anche quella dell’iniziale ascesa. Questo significa quindi che i due elettorati maggiori, quello di centrodestra e quello di centrosinistra che al momento giudico in una situazione di sostanziale equilibrio, avrebbero la possibilità di recuperare in parte le forze perdute.
Dopo le polemiche interne, quanto potrebbe guadagnare un M5S più presente in televisione?
Il dibattito televisivo non ha mai particolarmente danneggiato uno schieramento politico, quindi un’eventuale maggiore partecipazione non potrebbe che far bene anche al Movimento 5 Stelle. E’ proprio questa assenza di volontà di comunicare una delle principali ragioni del calo di Grillo, non solo perché lo si vede di meno ma anche e soprattutto perché veicola un messaggio assurdo ai cittadini.
Quale?
Siamo di fronte a una forza che pesa un quarto del totale elettorale e che avrebbe potuto addirittura governare, ma che per qualche ragione non vuole parlare attraverso i principali media. Una scelta per molti davvero incomprensibile che non fa altro che togliere voti al Movimento.
Un’ultima domanda in vista del secondo turno di queste amministrative. Dobbiamo aspettarci qualche sorpresa ai ballottaggi nelle maggiori città?
Anche in questo caso, come le dicevo prima, dipenderà molto dall’affluenza. Al primo turno, prendendo come esempio il caso di Roma, la scarsa partecipazione ha notevolmente avvantaggiato un candidato non fortissimo come Marino, ma se al ballottaggio dovesse essere registrata un’affluenza ben superiore al 60%, Alemanno potrebbe anche ribaltare la situazione. La partita è comunque totalmente aperta e ci sono numerose variabili da tenere in considerazione che, modificandosi improvvisamente, potrebbero penalizzare o avvantaggiare determinati partiti.
(Claudio Perlini)