Con la morte di Gianroberto Casaleggio la dedica quasi immediata arriva dal vignettista Vauro: un Beppe Grillo burattino con i fili tagliati, ovvero senza più il burattinaio che lo controlla, con la scritta “È morto Casaleggio”. E il web fa boom: spopola e come sempre ci si divide, tra i (tanti) infastiditi e imbufaliti per la mancanza di rispetto dimostrata dal celebre vignettista satirico Vauro, e quelli che difendono la possibilità di una provocatoria ma perfetta satira politica. Da sciacallo a irrispettoso fino a “vergognati” sono gli epiteti e i messaggi più frequenti contro Vauro in questo momento in giro, qua e là sui social mentre si celebra il “circo” per la morte di un uomo, Gianroberto Casaleggio, a cui va il più sentito messaggio di cordoglio (e per chi vuole di una silenziosa ma onesta preghiera) con moltissimi che scrivono e ricordano il fondatore del Movimento 5 Stelle. Ma il problema è politico o c’è dell’altro prima? Per molti Grillo era sì il “burattino” ovvero l’esecutore e grande comunicatore delle idee del guru web “futurista” Casaleggio ma con questa vignetta forse oggettivamente si è andati oltre. Ma oltre a cosa si chiedono in tanti? Già, giudicare questo a prescindere da tutto il resto, si potrebbe dire che “l’omaggio” sia più irrispettoso che provocatorio per una persona comunque venuta a mancare. Dal punto di vista della satira ha certamente colto nel segno, con il futuro del Movimento 5 Stelle che ora rimane in grosso dubbio; ebbene, la vera domanda (forse) da porsi è perché in questo caso si tratta di un indegno attacco “vergognoso” e nel caso di altre vignette, a volte ben più pesanti, magari di Charlie Hebdo, si gridi alla libertà di parola, informazione e satira. Dove sta il vero? L’uomo di per sé non ce l’ha, forse solo caso per caso, persona per persona, può essere visualizzato e considerato e una legge “eterna” della satira manca: ma bisogna decidersi, satira e rispetto vanno di pari passo? E soprattutto, il problema è essere rispettosi oppure andare a cogliere il senso vero dei fatti, anche gravi, di una morte come di una tragedia?