Alitalia perde ancora soldi anche nel secondo trimestre, di solito positivo per le compagnie aeree, dopo avere avuto un EBIT margin negativo di 28 punti percentuali nel primo trimestre. La compagnia aerea sta volando sotto traccia e l’intervista di Luigi Gubitosi al Corriere della Sera di domenica mostra che i commissari stanno facendo quello che è possibile fare, ma la situazione rimane molto complicata.
La stima delle perdite per il secondo trimestre è compresa tra 15 e 60 milioni di euro, anche a causa del prezzo del petrolio che continua ad aumentare. Molto probabilmente Alitalia non ha fatto grandi coperture, ma tutte le compagnie aeree stanno vedendo i propri costi aumentare per questo motivo. Analizzando i dati del secondo trimestre, i ricavi hanno visto una crescita del 7,3%, a fronte di un aumento del numero di passeggeri dell’1,7%. I dati vanno raffrontati con il peggiore trimestre del 2017, quando la compagnia è andata in commissariamento e quindi la crescita di meno del 2% dei passeggeri in sé non è un risultato eccellente.
Sarebbe bene fare trasparenza circa il volato di Alitalia (l’offerta) per capire esattamente l’andamento dell’azienda, ma soprattutto sarebbe corretto fare conoscere ai contribuenti, che hanno prestato 900 milioni di euro (e la scadenza del prestito si avvicina velocemente), quali sono stati i costi dell’azienda. Il dato dimostra che vi è stato un allungamento della rotta media, con una forte crescita dei passeggeri a lungo raggio (+11,4% nel trimestre) e, come dimostra anche Norwegian, questo può essere rischioso con un forte aumento delle perdite. Aumentando la lunghezza dei voli, aumentano anche i costi ed è per questo che è necessaria un’operazione trasparenza da parte del Governo. Oltretutto in un ambiente nel quale il prezzo del petrolio è a livelli molto superiori a quello dello scorso anno.
Anche perché, Alitalia, più vola, più perde soldi, come dimostrato proprio nel primo trimestre. Per 100 euro di ricavi, la compagnia ha avuto dei costi pari a 128 euro nel primo trimestre, peggio di tutti i maggiori competitor. Dall’intervista di Gubitosi al Corriere della Sera appare chiaro che la compagnia sta volando sempre di più, ma non vengono comunicati i dati di costo, essenziali per comprendere le sorti del prestito ponte.
A proposito del prestito ponte c’è da dire che il ragionamento per cassa, fatto dall’azienda, serve solo a illudere che il prestito sia stato intaccato solo in parte. Il ragionamento per cassa fatto dall’azienda considera i soldi ricevuti in anticipo per la vendita dei biglietti e il ritardo nel pagamento dei fornitori (uno, due o più mesi in funzione dei fornitori), ma è chiaro che il prestito verrà intaccato seriamente quando i fornitori dovranno essere pagati (salvo fallimento).
Quanti soldi sono dovuti? Probabilmente almeno mezzo miliardo di euro. Se l’azienda ha perso 400 milioni di euro nel primo anno di commissariamento (come ammesso dall’azienda stessa) è chiaro che queste perdite non verranno restituite al contribuente e il prestito ponte verrà decurtato di questa cifra.
Il Governo deve dunque decidere in fretta cosa fare di Alitalia (come ripetuto dal Commissario stesso), perché più passa il tempo, più la compagnia perde soldi. Siamo a oltre un milione di euro di perdite al giorno da inizio anno e non bisogna ripetere gli errori del Governo precedente che ha portato per le lunghe un processo di vendita che doveva essere chiuso velocemente.