Nonostante il periodo vacanziero, a palazzo Chigi si sta già lavorando alla Legge di stabilità, che dovrà essere presentata entro fine settembre. Repubblica anticipa quelli che potrebbero essere dei punti cardine della manovra: riforma delle pensioni, abolizione della Tasi sulla prima casa, uno “sconto” da Bruxelles di almeno lo 0,5% del Pil e il rinvio di un anno del pareggio di bilancio. Tutto questo oltre il “disinnesco” della clausole di salvaguardia, la cancellazione della reverse charge sull’Iva e dell’Imu su macchinari, capannoni e terreni agricoli. Francesco Forte, ex ministro delle Finanze, non tarda a inquadrare il punto più critico di questo impianto: «La furbata di chiedere una deroga da 0,5 punti di Pil, qualcosa come 8 miliardi di euro. Una cifra che coprirebbe l’abolizione della Tasi sulla prima casa, lasciando spazio per altre operazioni da finanziare in deficit. Il che è abbastanza paradossale».
In che senso?
Bruxelles concederebbe a Renzi di abolire una misura, la tassazione delle prime case, che è stata resa necessaria proprio per le pressioni europee? Mi sembra poi che sia più urgente intervenire sugli investimenti, capaci di creare crescita. Senza dimenticare che il settore edilizio è stato depresso non solo dalla tassa sulla prima casa, ma anche dalle imposte sulle seconde e sugli esercizi commerciali.
Allora perché il Governo punta tanto sulla cancellazione della Tasi sulla prima casa?
Mi sembra che questa misura servirebbe a Renzi per raccogliere voti. Resta il fatto che presenta dei rischi dal punto di vista dell’equilibrio del bilancio pubblico, perché prima o poi il Quantitative easing finirà, la Grecia è sempre pericolante e il nostro rapporto debito/Pil continua a salire ed è sopra il 130%.
Secondo lei, Renzi riuscirà a ottenere la deroga da 0,5 punti di Pil dall’Europa?
Se riuscisse a ottenere questo esonero vorrebbe dire che ha dato qualcosa in cambio, perché per i tedeschi e per l’Unione europea fare un passo indietro di questo genere è una cosa di non poco conto. Vorrebbe dire che Renzi ha accettato di subire in altri campi i diktat della Germania.
In quali campi potrebbe aver dato questa garanzia?
Intanto nella politica internazionale, per esempio sulle sanzioni alla Russia che tanto pesano sulla nostra economia. C’è poi il tema degli immigrati, che potrebbero a questo punto restare a carico dell’Italia. Ci potremmo poi trovare a sostenere la Germania in ogni decisione da prendere in campo economico, come quella di non tagliare il debito greco, che per noi sarebbe un ottimo precedente.
Questo perché, come diceva prima, il nostro debito pubblico è ancora alto…
Esatto. E continuare ad aumentarlo (via crescita del deficit) non fa che renderci schiavi della Germania che guida l’Eurozona. Infatti, con conti in peggioramento è più difficile poter minacciare la propria uscita dall’euro. Di fatto, in cambio di questa servitù politica ed economica Renzi spera di ottenere la deroga sul deficit. E questo vuol dire vendere l’Italia. Potremmo essere commissariati in caso di crisi o essere oggetto di espropri. Non sarebbe del resto la prima volta che i barbari vengono a portare via i tesori dall’Italia.
C’è anche il rischio che dopo questa Legge di stabilità, in cui si vogliono disattivare delle clausole di salvaguardia, ci si ritrovi con nuove clausole determinate dalle concessioni che potremmo ottenere dall’Europa?
Certo, abbiamo di fronte il rischio di nuove clausole di salvaguardia. È veramente assurdo che in un periodo di condizioni favorevoli come quelle attuali non si sfrutti, per esempio, la riduzione del costo del denaro per migliorare il bilancio pubblico. Quando il costo del denaro salirà, insieme agli oneri per il debito pubblico, cosa faremo? Renzi sta peggiorando i conti del Paese per tirare a campare, scaricando i problemi sui suoi successori.
(Lorenzo Torrisi)