Per Jeroen Dijsselbloem, presidente olandese dell’Eurogruppo, il salvataggio di Cipro farà “da modello” per altri Stati con difficoltà finanziarie. Parole che hanno diviso l’Europa. Da un alto quanti hanno protestato, come il governatore della Banca di Francia, Benoit Coeuré, secondo cui “Dijsselbloem ha avuto torto a dire quel che ha detto. L’esperienza di Cipro non è un modello per il resto della zona euro perché la situazione ha raggiunto un’ampiezza che non è paragonabile ad alcun altro Paese”. Dall’altro quanti condividono la posizione del politico olandese, come il primo ministro finlandese, Jyrki Katainen, secondo cui “l’unione bancaria nel suo complesso dovrebbe includere l’idea del bail-in. Tutta l’Europa dovrebbe tornare a una normale economia di mercato, con i proprietari e gli investitori che si accollano le perdite qualora una banca fallisca”. Ilsussidiario.net ha intervistato Mario Lettieri, sottosegretario all’Economia nel governo Prodi.
Che cosa ne pensa della scelta Ue di penalizzare i capitali russi presenti nelle banche cipriote?
Siamo in una fase nella quale la collaborazione tra Unione europea e Russia diventa indispensabile, anche in relazione alle infrastrutture energetiche che riforniscono il Vecchio Continente. Una provocazione come quella messa in atto dall’Ue su Cipro rischia di rimettere tutto in discussione.
E’ vero che Cipro era diventato una sorta di paradiso fiscale?
Sì, ma questo pone un problema di fondo legato al controllo e alla vigilanza da parte del sistema europeo sulla base di norme condivise. Finora non c’è stato un controllo serio né da parte delle autorità nazionali, né da parte di quelle europee. C’è quindi un’inadempienza, e oggi una decisione come quella di Bruxelles assume il tono della provocazione nei confronti dei correntisti russi e di altri paesi. La maggior parte dei detentori dei conti correnti al di sopra dei 100mila euro nelle banche cipriote sono investitori stranieri, soprattutto magnati russi e orientali.
Perché l’Europa continua a proteggere le banche?
Fin dal caso Lehman Brothers, si è posto a livello internazionale, e non solo europeo, il problema di approvare nuove regole che fossero più stringenti. La necessità era duplice: da un lato evitare una speculazione incontrollata, dall’altra costringere il sistema bancario al rispetto di alcune regole di trasparenza e alla gestione oculata dei conti dei risparmiatori.
Lei quali interventi concreti ha in mente?
Una delle questioni da rivedere è la separazione tra le banche d’investimento e quelle che tutelano solo i risparmi dei cittadini. Si tratta di provvedimenti che rendono necessarie regole uniformi a livello europeo, e purtroppo questo finora non si è riuscito a farlo.
In un suo recente articolo, lei parla di “spazzatura esistente nell’interno dell’intero sistema bancario”. A che cosa si riferisce?
Nel sistema bancario ci sono i cosiddetti titoli tossici, cioè quelli Otc al di fuori dei bilanci ufficiali. Li riteniamo titoli spazzatura, che hanno poi generato le situazioni di crisi che di volta in volta hanno riguardato diversi Paesi. Tutto è partito dagli Stati Uniti, quindi le singole nazioni europee fino a Cipro. L’ammontare complessivo di questi titoli Otc è pari a 650mila miliardi di euro, pari a dieci volte il Pil mondiale.
In che modo è possibile risolvere la questione dei titoli tossici?
E’ una questione difficile da risolvere se non c’è la volontà dei governanti. Il bubbone presente nel sistema bancario mondiale riguarda appunto gli Otc che non sono contabilizzati nei vari bilanci delle banche.
Il fatto che le banche non contabilizzino questi titoli tossici è legale?
Le autorità di vigilanza nei singoli Paesi, a partire da Bce e Banca d’Italia, di fatto tollerano questo sistema.
Che cosa accadrebbe se questa situazione dei titoli tossici sfuggisse di mano?
Da tempo sostengo la necessità di una regolamentazione dei titoli che devono essere trasparenti. Per esempio, non bisogna più consentire che gli Otc siano fuori bilancio nella contabilità.
Perché i politici non intendono assumersi la responsabilità di questa decisione?
E’ necessario che i governi si assumano le loro responsabilità e non siano subalterni rispetto al sistema finanziario e bancario. I poteri forti sono quelli che determinano sempre le decisioni dei governanti, oppure le mancate decisioni. E’ quanto avviene non soltanto nel campo bancario o finanziario. I grandi della finanza oggi escono rafforzati da questa situazione.
(Pietro Vernizzi)