E’ una delle voci della “maggioranza silenziosa” del Partito Democratico, che non sta con i ribelli Fassina, Civati e Cuperlo, ma che non condivide nemmeno tutte le proposte di Renzi. L’onorevole del Pd, Enza Bruno Bossio, parla a nome di quel vasto gruppo di deputati che hanno come riferimento il capogruppo Roberto Speranza. Le abbiamo chiesto di commentale le ultime mosse del governo.
Partiamo dal Jobs Act. Lei che cosa ne pensa?
Il voto alla Camera premia un lavoro di mediazione rispetto a un testo senza contenuto quale era quello del Senato. Sono state fatte modifiche importanti grazie al lavoro della Commissione, compreso il ripristino dell’articolo 18 sui licenziamenti disciplinari. Se l’avessimo potuta fare noi però la legge sul Jobs Act non sarebbe così. Ciò che va fatto non è ridurre i diritti dei lavoratori a tempo indeterminato, quanto piuttosto aggiungerne ai lavoratori precari e andare a fare una verifica su quello che è il nuovo mercato del lavoro. Cassa integrazione in deroga e mobilità in deroga spesso non sono finanziate e risentono di ritardi nei pagamenti. Sono inoltre misure “ingiuste” perché non sono universali.
Che cosa proponete per lo sviluppo economico?
Il tema della crescita passa attraverso l’innovazione tecnologica, dei progetti, dei modelli di business delle imprese. Vogliamo spingere il governo a proporre un disegno di legge sulla crescita digitale che può rappresentare una risposta importante dal punto di vista dello sviluppo economico. Gli Stati Uniti hanno avuto una ripresa del Pil grazie a grossi elementi di innovazione sul mercato.
Qual è la vostra posizione sulle riforme istituzionali?
La riforma Costituzionale è un passo importante. Nel 2013 si è avuto quello strano risultato per cui il Pd non ha vinto ma non ha neanche perso. Con Letta si è pensato di tenere in vita lo strano Parlamento uscito dalle urne, oltre che per affrontare la crisi economica, anche con l’idea che fosse una legislatura costituente. Il vero problema è che la velocità con cui spesso Renzi dice di volere fare le riforme sembra più che altro un tappo per coprire la scarsa adeguatezza dei contenuti. Se dobbiamo riformare il rapporto tra enti locali, Regioni e Stato centrale bisogna farlo in modo che le cose funzionino meglio, non peggio.
E sulla legge elettorale?
Va affrontato il tema della governabilità, lasciando al cittadino la possibilità di scegliere i suoi rappresentanti, che è il vero motivo per cui la Consulta ha fatto decadere il Porcellum. L’Italicum corretto con i capolista bloccati e con le preferenze va meglio del testo che era approvato alla Camera, rispetto a cui avevo deciso di non partecipare al voto perché non condividevo le liste bloccate. Ora occorre un nuovo ritocco facendo sì che il collegi diventino un po’ più grandi. Con 120 collegi e 120 capilista bloccati avremo un’oggettiva impossibilità dei cittadini a scegliere il proprio rappresentante.
Non le pare che davanti alla crisi economica Renzi non stia combinando molto?
Per dare risposte alla crisi economica bisognerebbe innanzitutto immettere più reddito tra i lavoratori, anche con una certa redistribuzione della ricchezza. Bene l’operazione del bonus degli 80 euro. Va detto però che se i 10 miliardi impiegati fossero stati utilizzati per riformare gli ammortizzatori sociali e rendere universale il reddito ai disoccupati, non solo si sarebbe data una risposta più giusta dal punto di vista sociale, ma si potevano anche immettere più soldi freschi disponibili per dare una maggiore spinta ai consumi.
(Pietro Vernizzi)