FAREFUTURO ATTACCA: BERLUSCONISMO SIGNIFICA DOSSIERAGGIO E RICATTI – «Niente sarà più come prima. Nessuno ci potrà più convincere che il berlusconismo non coincida integralmente con le sue espressioni più appariscenti e drammaticamente caricaturali. Nessuno ci potrà più convincere che il berlusconismo non coincida con il dossieraggio e con i ricatti, con la menzogna che diventa strumento per attaccare scientificamente l’avversario e magari distruggerlo».
Parole chiare e dure, che si possono leggere oggi non su Repubblica, l’Unità o Il Fatto Quotidiano, ma su FfWeb Magazine, il giornale on line della Fondazione Fare Futuro di Gianfranco Fini. «Nessuno ci potrà più convincere – continua Filippo Rossi – che il berlusconismo non si nutra di propaganda stupida e intontita, di slogan, di signorsì e di canzoncine ebeti da spot pubblicitario. Ma tanto non ci proveranno nemmeno, a convincerci. E, purtroppo, il pensiero corre agli eventi passati, all’editto contro Enzo Biagi, contro Daniele Luttazzi, contro Michele Santoro».
Frasi che fanno capire come la ricomposizione interna al centrodestra sia oggi davvero impossibile, che fanno sembrare lontani anni luce i tempi in cui i due leader calcavano gli stessi palchi nelle manifestazioni. Anche il grande mediatore, Gianni Letta, secondo i giornali di oggi, avrebbe dovuto rinunciare alla trattativa tra i due, ieri, a lato della camera ardente di Francesco Cossiga.
L’articolo però non è finito e si spinge oltre, addirittura al senso di vergogna per aver in questi anni condiviso un cammino e stretto un’alleanza con chi a sinistra viene chiamato Il Caimano. «Il pensiero corre – continua Rossi – ai sensi di colpa per non aver capito prima, per non aver saputo e voluto alzare la testa. E oggi che gli editti toccano da vicino, è fin troppo facile cambiare idea. Oggi ha ragione chi dice: perché non ci avete pensato prima? Non c’è una risposta che non contempli un pizzico di vergogna. Una vergogna che, però, non prevede ora il silenzio, il ripetersi di un errore».
«Perché quello che abbiamo visto in questi ultimi tempi, tra documenti di espulsione e attacchi sguaiati alle istituzioni che sembrano concepite come proprietà privata e non come bene pubblico, relazioni internazionali di dubbio gusto e killeraggi mediatici, per non parlare delle questioni etiche trasformate in propaganda di partito, ecco, tutto questo dimostra che c’è una distanza culturale prima di tutto. E che la scelta, a questo punto, è se stare o meno dalla parte di una politica che si possa dire davvero laica e liberale».