Il terzo e ultimo exit poll è in linea con i precedenti: Mark Rutte è in testa alle elezioni Olanda 2017 con i liberali di destra. Per il premier uscente 31 seggi, mentre i populisti antieuropeisti di Geert Wilders (PVV) ne ottengono 19 come i democristiani (CDA) e i liberali di sinistra (D66). I verdi di sinistra ne conquistano 16, i socialisti 14, mentre i laburisti crollano di 9 seggi e i ChristenUnie chiudono a 6 seggi. «È una serata importante per tutta l’Europa: l’Olanda dopo la Brexit e le elezioni americane ha detto no al populismo» il commento del premier olandese Mark Rutte dopo la vittoria alle elezioni. Su Twitter il commento del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni: «No #Nexit. La destra anti Ue ha perso le elezioni in Olanda. Impegno comune per cambiare e rilanciare l’Unione» (clicca qui per visualizzare il tweet). Intanto il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker ha telefonato al premier Mark Rutte per congratularsi per la «netta vittoria» e dicendo che quello olandese è stato «un voto per l’Europa, un voto contro gli estremisti».
Il secondo exit poll rivela che l’affluenza alle elezioni Olanda 2017 è stata dell’82%: il dato è stato aggiornato in attesa dei risultati ufficiali. Il nuovo exit poll conferma i dati emersi con il primo: i liberali di destra di Mark Rutte (VVD) si confermerebbero con 31 seggi, mentre i populisti antieuropeisti di Geert Wilders (PPV) sono al secondo posto con 19 seggi insieme ai democristiani (CDA) e ai liberali di sinistra (D66). Wilders, però, non si sente ancora sconfitto: «Grazie agli elettori del Pvv! Abbiamo guadagnato seggi, il primo obiettivo è raggiunto. E Rutte non mi ha fatto fuori», ha scritto su Twitter il leader PPV che secondo gli exit poll sarebbe stato sconfitto dal premier olandese uscente Mark Rutte. Esulta il candidato cancelliere tedesco per i socialdemocratici (Spd) Martin Schulz: «Wilders non è stato in grado di vincere le elezioni in Olanda. Sono sollevato, ma dobbiamo continuare a combattere per un’Europa aperta e libera». I responsabili della campagna elettorale del premier olandese Rutte soddisfatti: gli elettori «ci hanno dato ancora fiducia».
Le urne sono state chiuse alle 21, quindi in Olanda è arrivato il momento di attendere i risultati delle elezioni 2017. In questi minuti è stato comunque diffuso il primo exit poll: il VVD, il partito liber democratico del premier uscente Mark Rutte, è considerato vincitore. Secondo il primo exit poll conquisterebbe 31 dei 150 seggi del Parlamento, dieci in meno rispetto alle ultime votazioni. In queste elezioni, dunque, dovrebbe essere sventata l’affermazione della destra populista di Geert Wilders (PVV), il quale dovrebbe raccogliere comunque 19 seggi, quattro in più rispetto alle precedenti consultazioni. Lo stesso numero dei seggi spetterebbe ai cristiano-democratici di CDA e ai liberali di sinistra di D66. È evidente che, in attesa dei risultati ufficiali, andrà in scena un testa a testa che potrebbe spingere Wilders ben più indietro del secondo posto. Buone notizie, invece, per i Verdi di sinistra, che passerebbero da 4 a 16 seggi. La tv pubblica Nos comunque alla chiusura dei seggi ha reso noto il dato relativo all’affluenza: l’81% degli olandesi è andato a votare.
Hanno votato tutti i principali candidati alla vittoria per le elezioni Olanda 2017: la sfida in queste ore verso i risultati che arriveranno nella tarda notte è tra il premier Rutte (favorito) e lo stuolo di altri candidati dove spicca per personalità, possibilità e “timore” l’ultraestremista Geeert Wilers. Votando nel suo seggio a L’Aja il candidato del Partito delle Libertà ha affermato «se vinco subito referendum per uscire dall’Euro e dall’Ue. Spero anche in una forte affluenza alle urne: è positivo per la democrazia e più affluenza ci sarà, maggiori saranno le mie possibilità di diventare primo ministro». Wilders ha poi aggiunto ai tantissimi cronisti giunti nel seggio, «se non vi piace l’idea, non venite in Olanda», ha aggiunto con fierezza rivendicando le sue posizioni dure con l’islam che ha cambiato la accia del Paese. «Chiunque è libero di andare e venire, ma Islam e libertà non sono compatibili», sottolineando come l’immigrazione sia il maggiore problema dell’Olanda e di tutta la campagna in Europa.
Mancano meno di 4 ore al termine delle votazioni per le elezioni in Olanda, e un dato è già certo (ma lo era anche alla vigilia): il premier e il governo da formare sarà un lavoro non solo di giorni ma forse anche di mesi. L’impasse che si creerà dopo i risultati definitivi che arriveranno questa notte sarà totale, visto che con 28 partiti in 150 seggi (e un proporzionale puro) il rischio governabilità è ancora una volta in Olanda il problema principale politico. I primi exit poll vedranno la luce appena chiusi i seggi, alle ore 21, e anche se Wilders dovesse vincere arrivando come prima lista in Parlamento, sarà quasi impossibile riuscire a formare un governo di colazione visto che praticamente nessuna lista si è detta disposta a condividere gli scranni con gli estremisti di destra. Di contro invece, per Rutte, al quale la crisi diplomatica con Ankara dovrebbe aver giovato in termini di consensi, trovare la quadra per la nuova coalizione sarà lavoro di mesi anche se resta il principale candidato per sedersi al governo de L’Aja.
Alle ore 14 ha votato il 33% dei cittadini alle Elezioni Olanda 2017, ben il 6% in più rispetto allo stesso dato nel 2012: un balzo avanti che fa comprendere come gli elettori vogliano sempre di più partecipare del destino immediato dei Paesi Bassi, tra spinte populiste e rafforzamento della crescita liberale. I dati sono stati diffusi dall’ultimo sondaggi di Ipsos, che poi incrociato ad altri cinque istituti sul sito Peilingwijzer’ ha formato anche le ultimissime intenzioni di voto dei cittadini olandesi alle urne ancora in questo momento (chiusura seggi alle ore 21). Mark Rutte continua a mantenere un leggero vantaggio sull’avversario Gert Wilders: il Vvd è avanti con il 18% (circa 27 seggi) mentre il leader ultradestra Wilders insegue con il 16% delle preferenze e circa 22 seggi conquistabili. Un filo di lana continuo che in questo Paese è tutt’altro che una novità: in pratica i candidati sanno già che chiunque vincerà dovrà cercare di costruire una coalizione con almeno altri 4 se non 5 partiti, visto che col il proporzionale puro con 28 liste su 150 posti in Parlamento la partita per la maggioranza si fa ardua…
Geert Wilders ha deciso di chiudere gli ultimi istanti di campagna elettorale prima dell’apertura delle urne oggi “toccandola piano”: elezioni in Olanda con bufera finale, mentre i cittadini si recano alle urne per cambiare il Governo (o mantenerlo, lo vedremo dai risultati), ancora una volta tutto per “merito” del leader xenofobo. Nel dibattito tra i candidati ieri sera una fiammata polemica arriva nel discorso sulla Turchia e soprattutto sull’Islam, con Wilders che attacca: «Maometto è un signore della guerra e un pedofilo, L’Islam è infatti la più grande minaccia per i Paesi Bassi ed è in gioco il nostro futuro», ha scatenato il leader di destra nel tentativo forse di trovare l’ultima fiammata in un calando di sondaggi negli ultimi giorni che lo hanno fatto passare da grande favorito ad un possibile sparring partner, sempre che i sondaggi non facciano la “simpatica” fine di Brexit e Trump, ovvero del tutto fallimentari.
Le elezioni in Olanda aperte questa mattina mirano a rispondere ad una semplice eppure così complessa domanda: il populismo in Europa è ancora vivo? Di certo finora ha spaventato, e non poco, con il platinato Geert Wilders che da anni ormai va ripetendo che la soluzione di tutti i mali è uscire dall’Unione e praticare un nazionalismo estremo in economica, società e perché no anche cultura. A fargli eco i vari Le Pen, Salvini, Grillo, Podemos, a loro modo anche Farage e la destra tedesca; insomma, il populismo sotto vari tratti e sotto vari schieramenti da destra a sinistra è sicuramente molto attivo. Ma in termini di voto, l’Olanda si sveglierà domani mattina meno europea o ci sarà la tanto prevista (e agognata) unità riguadagnata? Questo interrogativo smuove le urne ora aperte per 13milioni di abitanti in un territorio poco più grande della Toscana; rischia di avere un ruolo chiave lo scontro con un Paese musulmano come la Turchia, che da un lato potrebbe favorire il premier Rutte che ha tenuto un profilo durissimo contro gli attacchi di Erdogan guadagnano in pochi giorni i consenso mai avuto negli anni precedenti; dall’altro, per il partito di Wilders che predica da tutta la campagna elettorale l’attacco frontale contro l’Islam e le pratiche islamiche nel territorio olandese potrebbe avere qualche voto in più, decisivo nella frammentazione incredibile che molto probabilmente anche questa volta si affermerà nei Paesi Bassi questa sera dopo la chiusura dei seggi (ore 21 in Italia).
Ci siamo, le Elezioni in Olanda per rinnovare la Camera Bassa e il Governo sono scattate questa mattina con le urne aperte in tutti i Paesi Bassi: l’Europa intera interessata e non poco all’esito e ai risultati di questa prima importantissima tornata elettorale che nel giro di pochi mesi porterà altri Paesi Ue al voto, con Francia e Germania su tutte. Interessata non solo per la crisi diplomatica con la Turchia che sta segnando gli ultimi giorni di campagna elettorale olandese con possibili ripercussioni anche a Bruxelles su temi come la politica estera, i migranti e la diplomazia europea. Si rinnova la Camera Bassa del Parlamento e soprattutto si arriva al cambio governo in un panorama che dire frammentato è dire poco. Si rischia infatti l’enpasse come nel 2010 e nel 2012, quando i due governi Rutte videro più di 100 giorni per poter arrivare all’accordo elettorale tra i vari partiti in campo. Anche per queste elezioni, 28 partiti e liste saranno presenti sulla scheda elettorale, decisamente favoriti nel “frammentarsi” per il sistema elettorale proporzionale che consente alle formazioni che ottengono lo 0,67% di ottenere un seggio in Parlamento. La vera partita politica sembra comunque essere quella più chiacchierata tra l’attuale premier e leader del Partito di Libertà e Democrazia (VDD) e il vero “protagonista” della campagna elettorale Geert Wilders, leader del Partito delle Libertà (PVV) ultradestra, anti islamico e soprattutto anti-europeista. potrebbe rivelarsi una sorpresa l’ascesa del trentenne Jesse Klaver, leader del partito dei Verdi di sinistra (GroenLinks) che, secondo i sondaggi, potrebbe quadruplicare i seggi in Parlamento. In calo i laburisti del vicepremier Lodewijk Asscher e del ministro dell’economia nonché presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem (PvdA). Al netto di ogni sondaggista, il premier Rutte è in testa anche perché la frammentazione che si pone non dovrebbe dare a nessuno partito più del 20% e lui potrebbe approfittarne avendo cercato nella campagna elettorale a tessere le reti con altri mini liste sparse in tutti i Paesi Bassi. L’ultimissimo sondaggio diffuso ieri sera da I&O Research mostra però una possibile sorpresa: l Partito della Libertà di Geert Wilders potrebbe finire al quinto posto nelle elezioni di domani in Olanda, mentre la linea dura nella crisi diplomatica con la Turchia avrebbe consolidato il vantaggio del partito liberale Vvd del primo ministro, Mark Rutte, che sarebbe accreditato di 27 seggi sui 150 della Camera bassa del Parlamento.
Il voto per le Elezioni presidenziali d’Olanda 2017 è arrivato: oggi mercoledì 15 marzo 2017, si sono aperti i seggi per il rinnovo della Tweede Kamer, la Camera Bassa, ma a guardare con attenzione a ciò che accadrà nei Paesi Bassi sono anche e soprattutto i leader dei movimenti sovranisti e identitari del resto d’Europa: su tutti Marine Le Pen in Francia e Matteo Salvini (o se preferite Giorgia Meloni) in Italia. Le speranze di costoro sono tutte riposte nel Partito delle Libertà di Geert Wilders, il populista che in Olanda per molti temi trattati (e anche per il ciuffo biondo) è stato già accomunato a Donald Trump. A mettere in guardia da un eventuale successo del populista Wilders è il premier attuale, e favorito della vigilia, Mark Rutte, leader del Partito per la libertà e la democrazia (VDD). Come riportato da Rai News, Rutte ha dichiarato: “Voglio che l’Olanda sia il primo paese a fermare questa tendenza di populismo. Ricordate la Brexit. Tutti pensavamo che non sarebbe successo. E ricordate le elezioni americane. Non commettiamo altri errori. Queste elezioni sono cruciali. Fermiamo l’effetto domino in questa settimana. L’effetto domino del populismo del tipo sbagliato che conquista il mondo”.