L’M5S continua a dire “no” a tutto. Ad un governo col Pd, o ad una qualsivoglia soluzione che consenta di dare un esecutivo al Paese. Salvo un esecutivo targato 5 Stelle, ovviamente. D’altro canto, Grillo ha ribadito, dal suo blog, per l’ennesima volta: «Perché hai votato il M5S? Per fare un governo con i vecchi partiti? Per votare in Parlamento i meno peggio? Se hai votato per il M5S Allora hai sbagliato voto». Dal punto di vista dei grillini, non si tratta di una posizione irresponsabile. Tanti provvedimenti si possono assumere anche alle attuali condizioni. A partire dalla riforma della legge elettorale, considerata dall’M5S una priorità. Abbiamo chiesto di precisare in che termini questo sia possibile a Paolo Becchi, professore di Filosofia del diritto nella facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Genova, ritenuto l’ideologo dell’M5S.
Senza un governo pare che l’impasse sia destinato a durare.
Tutte falsità. L’idea è frutto di un’operazione mediatica volta, sostanzialmente, a impedire all’M5S di poter lavorare in Parlamento e, contestualmente, ad attribuirgli la responsabilità dello stallo.
Ci spieghi.
La legge elettorale, tanto per cominciare, non è di competenza del governo (del resto, quello attualmente in carica se avesse voluto vararla avrebbe avuto 14 mesi a disposizione). Si tratta di una legge ordinaria. Di cui si deve occupare il Parlamento. Quello attuale, è operativo, ed è autorizzato a farlo. Ci siamo già dimenticati che ha varato un provvedimento per le piccole e medie imprese, mentre al governo non è rimasta che l’emanazione del decreto attuativo?
Quindi?
Il Parlamento potrebbe iniziare a lavorare sulla legge elettorale già da oggi. Anzi, avrebbe potuto iniziare a farlo già da un mese. Rispetto alla legge elettorale, poi, sarebbe bastata una legge di due righe: “il porcellum è abrogato. E’ in vigore il precedente sistema”. Invece, si sta bloccando la democrazia e il funzionamento della Camere.
Come?
Mettendo al Parlamento i bastoni tra le ruote. Esso, lo ribadisco, è pienamente operativo; tuttavia, affinché i suo meccanismi possano realmente entrare in funzione, è necessario che vengano istituite le commissioni permanenti. Il regolamento è molto chiaro. Una volta che si sono riunite le Camere, per prima cosa è necessario formare i gruppi parlamentari. Fatto questo, si nominano i presidenti di Camera e Senato. Successivamente, i presidenti devono prendere atto della necessità di istituire le commissioni e calendarizzarne la nomina. Qualunque proposta di legge, infatti, deve passare attraverso di esse.
Perché non sono ancora state formate?
Evidentemente, i partiti temporeggiano. Stanno trattando sottobanco sul presidente della Repubblica. Un inciucio che, nelle loro intenzioni, sia propedeutico ad un esecutivo Pd-Pdl. Non solo. I regolamenti prevedono che, nell’istituire le commissioni, ne vengano nominati i presidenti. Si tratta di cariche particolarmente ambite, tradizionalmente oggetto di spartizione tra i partiti. Ora, siccome ancora non si sa chi andrà al governo, e come andranno ripartite le varie poltrone, le forze politiche – salvo l’M5S – preferiscono attendere. E, nel frattempo, sospendere la democrazia.
Perché “salvo l’M5S”?
Perché è l’unico partito al quale non importa nulla delle poltrone e vorrebbe fin da subito lavorare in Parlamento.
Secondo lei, i partiti hanno qualche interesse a cambiare la legge elettorale?
Mi limito a registrare che, con questo premio di maggioranza, pensano: “chissà che la prossima volta non vada bene a noi”.
Verosimilmente potremmo tenerci questo governo per una durata a piacere?
No. Il nostro sistema costituzionale è fondato su un sistema di poteri bilanciati, ed è costruito in modo tale che non ci sarà mai un vuoto di uno dei poteri. Io avevo suggerito una prorogatio limitata. Di qualche mese, al massimo. Ma, di fatto, qualche mese è già trascorso. La situazione, così com’è, non può durare. Credo che, in tal senso, Napolitano abbia fatto bene a trovare una soluzione per far decantare la situazione fino alla prossima elezione del presidente della Repubblica. In alternativa, si sarebbe potuto dimettere per consentire al nuovo capo dello Stato di sciogliere le Camere a andare a nuove elezioni. Napolitano, infatti, trovandosi nel semestre bianco non può farlo. Tuttavia, i mercati non avrebbero mai compreso in tempi ragionevoli il concetto di “semestre bianco”. Avrebbero, semplicemente, inteso il gesto del Colle come un segnale di debolezza: il comandante che abbandona la nave durante la peggiore delle tempeste.
Secondo lei l’M5S, nei prossimi giorni, si ostinerà a rifiutare qualunque accordo?
L’M5S presenterà un suo candidato al Colle che, verosimilmente, non ce la farà. Dalla terza votazione in poi, quando sarà sufficiente la maggioranza assoluta dei voti, bisognerà capire se il movimento continuerà a sostenere il proprio candidato o se sposterà i propri voti su uno tra quelli emersi nel frattempo. Tutto può succedere. Dal punto di vista della coerenza, è asupicabile e prevedibile la prima ipotesi.
(Paolo Nessi)