La legge elettorale è la priorità di Matteo Renzi, oltre ad essere tra i punti principali dell’agenda di governo. Continua la girandola di incontri per il segretario del Partito democratico che ha incontrato Verdini (oggi forse si vedrà con Berlusconi), Vendola e Alfano, dopo avergli lanciato nuove bordate. Le tre proposte sul tavolo sono state bocciate in toto dal Movimento 5 Stelle per bocca del guru Casaleggio. L’esecutivo rischia di impantanarsi e di cadere sulla formulazione della nuova legge elettorale. Insomma, a che punto siamo? Lo abbiamo chiesto a Gaetano Quagliariello, esponente del Nuovo centro destra e ministro per le Riforme costituzionali.
Legge elettorale: la situazione non si sblocca. Renzi dialoga con Forza Italia e vi lancia frecciatine…
Il punto non sono certo le frecciatine, in politica si prendono e si lanciano. La questione vera è quella di trovare una soluzione a questo spinoso problema. Noi abbiamo una posizione assolutamente lineare: non abbiamo avanzato una nostra proposta, ma abbiamo anzi detto sì a una proposta di Renzi.
Il sindaco d’Italia.
Esattamente. E abbiamo spiegato in lungo e in largo perché le altre due (Mattarellum modificato e modello spagnolo, ndr) sono difficilmente attuabili in quanto non darebbero il risultato di un vincitore e di uno sconfitto se non al costo di una forzatura che le renderebbe incostituzionali come il Porcellum.
Dunque come si stanno evolvendo i rapporti con Renzi? L’altro ieri si è incontrato con Alfano…
Noi ci siamo espressi e ribadiamo la nostra posizione. Aspettiamo che Renzi finisca il suo giro di consultazioni per prendere una decisione.
E se Renzi cercherà invece un’intesa al di fuori della maggioranza? Cosa può succedere?
Noi, innanzitutto, non abbiamo messo alcun diritto di veto e non abbiamo detto che siamo in disaccordo sulla necessità di trovare un accordo più ampio. Se ci sono delle obiezioni che vengono dalle altre forze bisogna prenderle in considerazione. Ma se lui vorrà puntare a fare un accordo solo fuori dalla maggioranza ha il diritto di farlo, ma non ci sembra che rientri nella fisiologia della politica, soprattutto perché noi non ci siamo messi di traverso.
Temete un asse Renzi-Berlusconi?
Noi non abbiamo paura di nulla perché siamo convinti che, alla lunga, la linearità in politica paghi i suoi dividendi.
Non c’è però il rischio di rimanere bloccati e di tornare al voto con questo proporzionale?
Si, c’è. Ma chi lo spiega poi agli italiani?
Non può spuntare fuori una quarta opzione che metta d’accordo tutti, o quasi?
Se ci sarà ben venga. Ma noi pensiamo che occorra partire da uno schema preciso sul quale discutere con tutti.
La corda è sempre più tesa: la tenuta del governo è a rischio?
Il governo rischia se il suo unico destino è quello di sopravvivere. Noi siamo in una situazione nella quale l’esecutivo ha fortemente rallentato in attesa di un accordo complessivo necessario. E mi spiego.
Prego, ministro.
È cambiata la situazione politica. Quando questo governo è nato era sostenuto da un partito che poi è passato all’opposizione e alla guida del Pd non c’era Matteo Renzi. Verifichiamo prima se c’è ancora una maggioranza che voglia far fare a questo governo le cose importanti.
Che sarebbero?
Brevemente: lavoro, tasse e riforme. Se questa volontà non c’è, il Pd non può continuare ad essere partito di lotta e di governo. Renzi non si può comportare – e lo sa benissimo – come quando era una corrente del Pd. Ora è segretario e deve parlare chiaramente: governo sì o governo no. Ripeto, se non ci fosse realmente questa volontà, non è che il governo deve esistere a tutti i costi.
La scadenza per presentare la legge elettorale era stata fissata al 27 di gennaio. Il suo collega e compagno di partito Formigoni ha detto che per voi va bene anche il 20…
Certo. Noi abbiamo detto – e con chiarezza – da tanto tempo cosa pensiamo: non ci spostiamo. Per noi l’accordo si può chiudere anche oggi.
Mentre il caso De Girolamo che conseguenza può avere?
Innanzitutto c’è una cosa da dire. Su questa vicenda tutta la politica dovrebbe condannare questa incredibile invasione della privacy, perché non si può entrare in casa di qualcuno e registrare indebitamente. Altrimenti i politici non hanno più una sfera di vita privata garantita e si tornerebbe nei regimi totalitari. Allora: c’è un’interpellanza in Parlamento e il ministro deve rispondere – non sta scappando –, e si deve difendere. Su quello che dirà andranno dati i giudizi.
Rimpasto in vista?
Può esserci, ma il problema non è questo. Il problema vero è capire se c’è un governo.
(Fabio Franchini)