“Le elezioni anticipate in primavera sono scritte nero su bianco nella legge di stabilità. Una manovra che rinvia le coperture a una clausola di salvaguardia è il segno lampante del fatto che il governo si prepara ad andare al voto”. Lo afferma il senatore Mario Mauro, presidente dei Popolari per l’Italia ed ex ministro della Difesa, a proposito della manovra in discussione alla commissione Bilancio del Senato. “Se per senso di responsabilità rimango comunque orientato a votare sì alla legge di stabilità — spiega il senatore Mauro —, nel complesso sono diversi i punti che non mi convincono e nei cui confronti saranno necessarie delle correzioni”.
Che cosa non la convince di questa legge di stabilità?
A pagina 29 del Def è scritto che si prevede per il 2018 di coprire il fabbisogno dello Stato attraverso entrate imputabili alla crescita economica. In realtà sono tutti concordi, dalla Commissione europea alla Bce, su come queste stime di crescita siano inverosimili. Poiché l’importo è tutt’altro che trascurabile, trattandosi di 75 miliardi di euro, ciò desta grande preoccupazione.
Che cosa la preoccupa di più?
L’impostazione della manovra da un lato sembra assecondare la richiesta di rimanere all’interno del rapporto deficit/Pil come presupposto dai trattati Ue, dall’altro, oltre a rendere critico questo rapporto, dà spazio a un ulteriore aggravamento delle condizioni del nostro debito, destabilizzandolo, facendolo diventare un pericolo per l’intera eurozona e palesando lo scenario di un paese a rischio insolvenza. Nello stesso tempo però si sente il bisogno di fare una manovra che dia l’impressione agli italiani di poter tirare il fiato, salvo poi far pagare loro pegno tramite le clausole di salvaguardia. Cioè se i conti non torneranno, l’Iva aumenterà automaticamente.
Come interpreta questa mossa?
Normalmente questa è la strategia che un governo attua quando intende andare a elezioni anticipate. Nella legge di stabilità la mancanza di coperture indica un atteggiamento elettoralistico: si promette tutto a tutti, ma in concreto ci si prepara all’appuntamento con le urne.
Quali capitoli della manovra nello specifico la convincono di meno?
Non mi convincono le coperture sugli 80 euro. Queste misure, che sembrerebbero orientate a favorire una crescita dei consumi, in realtà rimangono fini a se stesse. Gli 80 euro sono poi vanificati da un aumento della tassazione sia locale sia centrale.
Che cosa occorrerebbe fare per aumentare i consumi?
L’aumento dei consumi dipende innanzitutto dalla possibilità di creare nuovi posti di lavoro, vale a dire nuovi redditi che entrano sul mercato aumentando la domanda interna. La questione di fondo della legge di stabilità non riguarda solo il tema delle coperture, ma il fatto che è una manovra che si presenta come espansiva e che per la prima volta a parole introduce un taglio delle tasse da 18 miliardi, mentre nella realtà, in una sorta di gioco delle tre carte, da una parte dà, e dall’altra toglie.
Lei in aula voterà contro questa legge di stabilità?
Se per senso di responsabilità allo stato attuale rimango comunque orientato a votare a favore, sono però abbastanza consapevole che a marzo questa legge dovrà essere ripresa attraverso operazioni di correzione. Rimane comunque chiara l’indicazione data dalla Bce, che ravvede in questa manovra un fatto in grado di destabilizzare i conti pubblici italiani. Soprattutto accentuando l’aspetto del debito, la cui instabilità potrebbe effettivamente creare all’economia italiana ulteriori gravi problemi.
Che cosa ne pensa dei tagli di spesa contenuti nella manovra?
Negli ultimi passaggi in commissione è scomparsa nel nulla la mitica spending review e l’intero progetto di Cottarelli. I tagli alle regioni hanno senso se non si dà poi la possibilità ai governatori di aggravare la condizione dei cittadini attraverso l’emissione di nuovi balzelli.
Ma lei è a favore o contro i tagli alla sanità regionale?
I tagli sono sintomo di un aspetto fondamentale del nuovo rapporto tra governo centrale e regioni, basato su un forte centralismo e statalismo. Attraverso questa legge di bilancio e con la nuova modifica costituzionale, lo Stato tornerà a fare tutto e per di più non si chiarisce come.
In che senso lei prima parlava di senso di responsabilità nel votare la manovra?
Il senso di responsabilità è legato agli impegni di inizio legislatura, quando ci siamo detti che il Paese è in una difficoltà molto grande e occorre uno spirito di coalizione per aiutarlo a venire fuori dal guardo. La verità però è che Renzi sta trasformando quella coalizione in un monocolore Pd, anzi in un monocolore renziano. Ciò può essere attraente perché ci sono alcuni titoli interessanti come il Jobs Act e “La Buona Scuola”. Ma quando poi dai titoli si passa ai capitoli, emerge uno sconcertante vuoto se non addirittura delle misure che mettono gravemente a rischio la tenuta dei conti pubblici.
(Pietro Vernizzi)