La manovra del 2010 ha avuto un impatto notevole sulle pensioni. I dati dell’Inps, infatti, parlano chiaro e fanno emergere un grande calo. Con l’entrata in vigore della cosiddetta “finestra mobile” e con l’aumento di un anno per l’età minima per la pensione di anzianità nei primi 8 mesi di questo anno, le nuove pensioni sono passate da 257.940 a 208.134 (una flessione pari al 19,3%). “La riforma ha funzionato”. Questo il commento del presidente Inps, Antonio Mastrapasqua.
Il calo degli assegni erogati ha interessato principalmente le pensioni di vecchiaia, passate da 115.812 a 87.894 (il 24,1% in meno). In questo caso ha influito soprattutto l’effetto della “finestra”, ovvero il rinvio della decorrenza della pensione di 12 mesi per i lavoratori dipendenti e di 18 mesi per gli autonomi.
Questa novità ha influito molto sul destino dei lavoratori dipendenti. Nei primi otto mesi del 2011 sono usciti con una pensione di vecchiaia 43.221 persone a fronte delle 68.070 dei primi otto mesi delll’anno precedente (meno 36,5%).
La diminuzione complessiva è stata addirittra superiore alle previsioni Inps, anche se bisogna tenere conto che i dati Inps si riferiscono soltanto al settore privato.
Le pensioni restano comunque uno degli argomenti più caldi, come hanno dimostrato anche le tensioni interne alla maggioranza di governo in sede di definizione della manovra, con la Lega Nord di Umberto Bossi decisa fino all’ultimo a non toccarle.
«Il problema delle pensioni italiane è che sono troppo basse», dice il segretario generale della Uil Luigi Angeletti. «Chi oggi ha un sistema contributivo quando andrà in pensione, prenderà appena il 60 per cento dello stipendio medio degli ultimi dieci anni». Un sistema previdenziale che secondo Angeletti, produrrà milioni di poveri. Ecco perché secondo il sindacalista la stragrande maggioranza delle persone non desidera andare in pensione.
Ma sul tema arriva anche il contributo degli industriali di Confindustria, che hanno presentato il loro manifesto.
Confindustria “guarda alla dinamica futura, immaginando una crescita dell’età per accedere alla pensione, adeguando il sistema alla realtà europea”. «La riforma delle pensioni è indispensabile anche per rendere meno iniquo il rapporto tra generazioni, alla luce anche dell’invecchiamento della popolazione e non vi è alcuna proposta diretta a incidere in alcun modo sui pensionati di oggi, decurtando le loro pensioni».