Nuove polemiche contro gli emendamenti sul ddl anti-corruzione. Tre proposte di modifica di alcuni parlamentari del Pdl avrebbero come effetto retroattivo quello di portare all’assoluzione di Silvio Berlusconi per quanto riguarda le accuse nel processo Ruby. Il deputato azzurro Francesco Paolo Sisto ha presentato un emendamento in cui si chiede che la concussione sia applicata solo ai casi patrimoniali. Attualmente, qualsiasi pubblico ufficiale che abusi dei suoi poteri per ottenere indebitamente da un terzo denaro o altre utilità è punito con una reclusione tra i quattro e i 12 anni. E’ il reato per il quale è accusato Berlusconi in quanto, mentre era presidente del Consiglio, chiese che Ruby potesse lasciare la Questura. Il sussidiario.net ha intervistato l’onorevole Sisto, firmatario della proposta di modifica.
Onorevole Sisto, perché ha presentato quell’emendamento?
Deriva da alcune esperienze professionali come avvocato penalista e in particolare da una causa di otto anni fa, in cui il sindaco era imputato di concussione per avere indotto a dimettersi un componente del consiglio comunale incompatibile perché non aveva i requisiti. L’utilità del meccanismo concussorio al più era soltanto politica, cercava cioè di fare uscire dalla compagine consiliare un soggetto che non ne aveva diritto. Il sindaco tuttavia fu accusato di concussione perché, si diceva, ne aveva un ritorno politico.
Era un’interpretazione corretta della legge?
Quell’interpretazione non aveva nulla a che vedere con il meccanismo della concussione così come è disegnato dal Codice penale e come è descritto nei lavori preparatori, dove l’intento era squisitamente patrimoniale. La concussione è il delitto del pubblico ufficiale contro la pubblica amministrazione, ed è il corrispettivo nel diritto pubblico di quella che è l’estorsione nel diritto privato. Un’estorsione/concussione per motivi puramente politici è veramente un controsenso. Ritengo quindi che la concussione debba avere un’utilità squisitamente patrimoniale.
Eppure il suo emendamento è stato ribattezzato “salva-Ruby” …
Qualsiasi modifica normativa comporta vantaggi e svantaggi per chicchessia. Anche la proposta del ministro della Giustizia, Paola Severino, fatta propria dal Pd, comporta per Filippo Penati il vantaggio della prescrizione. Ogni modifica normativa comporta che vi siano soggetti che si possono avvantaggiare o essere svantaggiati.
Quindi le polemiche di Anna Finocchiaro e Felice Belisario sarebbero fuori luogo?
La politica è l’arte della strumentalizzazione. Nel momento in cui si scambia un intervento di carattere tecnico con uno di tipo partigiano, il termine “partigiano” mi sembra opportuno soprattutto per gli autori di queste critiche. Che cosa si dovrebbe dire allora della proposta del ministro Severino? E’ anche quella una misura “ad personam” per salvare Penati? Non lo dico, non lo penso, ritengo che non sia così, ma anche le altre modifiche, se hanno come in questo caso una matrice tecnica motivata, e quindi affondano le radici non in un colpo di fulmine, ma in una sensata riflessione sui dati tecnici, non credo che possano essere definite “ad personam”. Le leggi si cambiano e quando ciò avviene è inevitabile che favoriscano o sfavoriscano qualcuno.
Più in generale, come valuta il ddl anti-corruzione nel suo complesso?
Il ddl anticorruzione rischia di essere un braccio più lungo rispetto a un corpo che ha una sua proporzione. Il rischio è di seguire più la piazza del cervello, in quanto il consenso emotivo del giorno dopo conta più di una riforma fondamentale come questa. Le norme penali valgono per il futuro e l’obiettivo deve essere quello di costruire un sistema sulla scorta di un procedimento amministrativo molto più controllato e con delle verifiche più rigorose.
Che cosa non la convince quindi?
Che senso ha questa corsa maniacale verso l’incremento delle sanzioni, il mettere in croce qualsiasi soggetto possa incorrere anche in condotte larghe, indefinite e indefinibili? Siamo di fronte al tentativo di ricreare nel nostro sistema penale un “Procuro-centrismo” in cui il pubblico ministero abbia il potere di arginare liberamente condotte che possono anche non essere penalmente rilevanti. Il controllo della giustizia sulla politica ha già dato pessimi risultati, occorre ripristinare una sana “separazione delle carriere” fra la giustizia e la politica perché ognuno possa avere la capacità di essere autonomo, produttivo di quegli effetti che l’ordinamento dà a ciascuno. Occorre evitare delle interferenze che un domani rischiano di fare sì che possano stare in politica solo coloro che la Procura ha deciso che possano starci.
(Pietro Vernizzi)