Se qualcuno nel recente passato aveva osservato una certa riservatezza del presidente Napolitano, rispetto alla sua presenza nella politica italiana a partire — quanto meno — dalla sua rielezione, deve ricredersi dopo l’intervento tenuto ieri alla Cerimonia per lo scambio degli auguri di fine anno con i rappresentanti delle istituzioni, delle forze politiche e della società civile.
Il discorso di Napolitano come presidente della Repubblica è andato ben oltre uno scambio di auguri ed è stato un importante discorso politico; forse, uno tra i più importanti, non solo per il tono di presidente “governante”, più che evidente in ogni passaggio, ma soprattutto per la chiarezza con cui ha fatto emergere che il Governo in carica è, prima ancora di ogni altra cosa, il “suo” governo, anche se formalmente il governo Renzi non può definirsi un “governo del presidente della Repubblica”.
Napolitano ha espresso in modo solenne e insistente che politicamente il governo Renzi sta portando avanti una linea interna e internazionale, compreso quella verso l’Unione europea, che è convintamente anche la sua.
Inoltre, Napolitano non si limita a prendere posizione solo sulla conduzione delle istituzioni e sulle riforme istituzionali e ordinarie che il governo sta portando avanti, ma aggiunge anche diverse connotazioni sul modo di operare delle forze politiche e di quelle sociali, prime tra tutti i sindacati. Tra i suoi riferimenti autorevoli per la condotta del sistema politico rientrano persino i riferimenti interni al partito di maggioranza, che è quello di cui Renzi è il segretario; dando così un sostegno anche alla linea adottata dopo uno scontro alquanto intenso appena due giorni fa nell’assemblea nazionale del Partito democratico.
Ora, questa parte dell’intervento non può non sorprendere, perché qui il presidente Napolitano sembra porsi come il “mentore” politico del Segretario del Pd e non con quel naturale distacco rispetto alle vicende interne di un partito politico sia pure quello più consistente del momento.
Certamente negli anni futuri su queste presidenze di Napolitano politologi e costituzionalisti si attarderanno a scrivere e a riscrivere, sulla loro natura e, in particolare, chiedendosi se nell’esercizio delle funzioni presidenziali il dettato costituzionale sia stato rispettato, o se piuttosto — come da più parti si è osservato — non vi sia stato uno scivolamento verso una forma di presidenzialismo, contrastante rispetto ad una Repubblica parlamentare.
Personalmente mi sembra che anche con il discorso di oggi il presidente Napolitano, come rappresentante dell’unità nazionale, si sia mantenuto pienamente entro i limiti dettati dalla nostra Costituzione, perché è proprio del nostro presidente della Repubblica avere un rapporto “intimo” con il Governo in carica ed è anche un bene — come ho sostenuto in sede costituzionale — che il presidente del Consiglio sia pure il segretario del partito di maggioranza del momento, il che giustifica ogni passaggio dell’intervento di Napolitano.
Il rapporto tra il presidente della Repubblica e il governo non va visto solo dal punto di vista del vecchio parlamentarismo, in cui è il governo che protegge il presidente della Repubblica da eventuali critiche (come la controfirma degli atti presidenziali lascia intendere); ma, quando si vive una situazione straordinaria, come l’attuale, anche da quello del presidente della Repubblica che protegge il governo che ha formato e nominato.
Speriamo che da parte del presidente Renzi ci sia non solo la piena consapevolezza di quanto Napolitano costantemente sta facendo, ma soprattutto che faccia fruttare al massimo questo autorevole sostegno nell’interesse della Repubblica.