“La sentenza della Corte costituzionale sul Fondo Salva Stati è una vittoria dell’Italia e della maggior parte del popolo tedesco, che è fortemente europeista, e una sconfitta degli euroscettici. La Germania vuole un’Europa forte e solidale, in grado di essere parte del mondo ponendosi sullo stesso piano di Cina e Stati Uniti”. Ad affermarlo è Bernd Posselt, europarlamentare bavarese del PPE/CSU, che commenta la decisione della consulta sull’European Stability Mechanism (Esf), grazie a cui la Bce potrà effettuare acquisti illimitati di bond di Paesi a rischio.
Onorevole Posselt, come valuta la decisione della Corte costituzionale tedesca?
Sono molto felice che dalla Corte costituzionale sia arrivata la luce verde sull’Esm. E’ un fatto estremamente importante, perché abbiamo bisogno di un forte sostegno ai valori e alla moneta unica europea in tutta l’Ue e nella stessa Germania. Concordo completamente con il presidente Monti, che ha affermato che questo è un segnale positivo per l’Europa.
Che cosa ne pensa del limite di 190 miliardi di euro agli acquisti di bond?
Questo limite non è assoluto, ma implica che se lo si supera, e spero che ciò non avvenga, sarà necessario un voto del Parlamento. E’ un fatto normale in una democrazia.
Qual è stata la reazione dell’elettorato tedesco?
Noi tedeschi siamo fortemente europeisti, e vogliamo avere un’Europa forte con una valuta forte. Siamo a favore della solidarietà nei confronti dei Paesi che stanno affrontando problemi, perché la nostra storia ci insegna quanto sia importante ricevere un sostegno nei momenti difficili. Nello stesso tempo vogliamo regole chiare, ed è normale che sia così perché abbiamo dovuto pagare somme ingenti per la solidarietà. Quest’ultima deve quindi essere organizzata e reciproca. E’ un punto di vista equilibrato, ed è lo stesso della Corte costituzionale tedesca. Chi aveva presentato ricorso, euroscettici e comunisti, ha quindi perso la sua battaglia. La Germania appare più “conciliante” rispetto a prima.
E’ per senso di responsabilità, o per la paura di affondare insieme al resto d’Europa?
Non è questione di essere più o meno concilianti. La decisione del futuro è se nel 21esimo secolo l’Europa possa ambire agli stessi diritti di fare parte del mondo come Cina e Stati Uniti, o se Pechino e Washington siano gli unici rappresentanti del mondo. Abbiamo bisogno di un’Europa forte e solidale, e ciò è possibile solo a condizione di avere robuste istituzioni europee che godano del sostegno dei cittadini, di rafforzare il Parlamento europeo e consolidare quegli Stati che stanno attraversando le maggiori difficoltà.
Come vede la situazione dell’Italia?
L’Italia fa parte dei Paesi in difficoltà, ma so per esperienza quanto gli abitanti del Belpaese siano intelligenti e creativi. Sono stati loro a inventare le banche diversi secoli fa, e in passato per la Baviera, il Land da cui provengo, l’Italia è stato il partner più importante per il commercio e la cooperazione. Occorre ricreare le condizioni perché ciò avvenga ancora oggi, attraverso il consolidamento della finanza pubblica. Monti è sulla giusta strada, e ritengo che vada sostenuto nel modo migliore possibile. Per l’Ocse, gli elementi alla base della crisi bancaria tedesca sono tutti sistemici.
Anche la Germania rischia di non essere in grado di gestire i rischi di contagio?
Occorre un sistema trasparente in cui le grandi banche siano controllate dall’Ue. A loro volta i piccoli istituti di credito locali, tipici della Germania, e che sono gestiti a livello comunale e non invece dallo Stato o dai grandi capitali, devono essere controllati dalle istituzioni nazionali e dalle banche più grandi. Negli ultimi anni i capitali tedeschi sono stati notevolmente rafforzati, e ci troviamo quindi sulla giusta strada.
Rispetto al piano della Bce “aiuti in cambio di riforme”, quali ritiene che debbano essere irrinunciabili?
Viviamo in un mondo molto pericoloso e abbiamo quindi bisogno di stabilità politica e finanziaria, a livello europeo e nei singoli Stati, inclusi quelli più ricchi. La Baviera di recente ha consolidato il suo bilancio e ritengo che anche Germania e Italia debbano fare altrettanto in futuro. Siamo ancora all’inizio della strada, e ciò che dobbiamo fare non è vantarci di essere riusciti a percorrere i primi chilometri, ma arrivare fino alla fine.
(Pietro Vernizzi)