Aumentano i No al referendum e cala la fiducia personale del presidente del Consiglio, Matteo Renzi. E’ quanto emerge dagli ultimi sondaggi sul referendum, come rivela l’esperto Renato Mannheimer. In questo momento i No oscillano tra il 52 e il 55%, mentre i Sì sono tra il 48 e il 45%. La fiducia personale di Renzi è al 35%, con una tendenza in calo che si spiega con le difficoltà dell’economia italiana. Alla fine il risultato sarà determinato dal voto degli indecisi, anche se come spiega lo stesso Mannheimer è molto difficile intuire fin da ora come si orienteranno.
Secondo lei il nodo della personalizzazione di Renzi è superato, o di fatto il premier sta ancora personalizzando anche se in modo diverso da prima?
Renzi sta cercando di spersonalizzare il referendum. Dopo l’errore commesso inizialmente, adesso tenta di portare il discorso più sui contenuti. Viceversa i suoi oppositori cavalcano il tema della personalizzazione, per adesso con un certo successo.
Il presenzialismo di Renzi rischia di portare a una crisi di rigetto?
Forse in parte. Certo che il presenzialismo in questo momento è indispensabile perché passato il primo momento di entusiasmo, in cui Renzi era probabilmente convinto di una facile vittoria dei Sì, gli attuali sondaggi sembrano mostrare una particolare forza dei No. Una forza non dirompente, ma comunque per ora maggioritaria sia pure di poco.
Che cosa può fare il premier per evitare il tracollo?
L’unico modo con cui Renzi può correre ai ripari è attraverso una forte presenza in televisione, ma anche nei comitati per il Sì che si moltiplicano e nella ricerca di appoggi esterni. Di recente c’è stata un’apertura da parte di esponenti del centrodestra che votano per il Sì come Massimo Urbani. D’altra parte anche all’interno dei sostenitori del Sì comincia a circolare l’ipotesi che sia possibile una vittoria del No, e questo naturalmente spaventa. Nel dibattito sui social media infatti diversi sostenitori del Sì hanno ammesso: “Forse non ce la facciamo”.
Quali sono i numeri in questo momento secondo i suoi sondaggi?
In questo momento i sondaggi dicono che c’è un vantaggio del No, ma è così lieve che è difficile definirlo una maggioranza. Fossimo a 60% contro 40% la penserei in un altro modo. In realtà invece i No sono tra il 52 e il 55%, e i Sì tra il 45 e il 48%.
E’ possibile fare una stima del potenziale Sì/No tra gli indecisi?
E’ molto complicato. In molti casi nelle ricerche sul comportamento di voto si è verificato che gli indecisi alla fine votassero nelle stesse proporzioni di coloro che avevano formulato un’opinione nei sondaggi. Di solito quantomeno è andata così, sia pure con alcune grosse sorprese. In linea di massima al giorno d’oggi gli indecisi si dovrebbero distribuire come i decisi. La posta in gioco di questo referendum è però particolarmente complicata, diversa dalle semplici intenzioni di voto. Ci si può quindi aspettare qualunque sorpresa. Nelle prossime settimane vedremo se ci sarà o meno un’efficacia di questa forte campagna del Sì.
A quanto è in questo momento il consenso personale del premier?
I sondaggi in questo momento lo danno intorno al 30-40%. In questo c’è una diminuzione fisiologica negli ultimi mesi, in quanto stando al governo il consenso si riduce comunque. Pesa anche la situazione economica che non accenna a migliorare. La preoccupazione per l’economia porta a una minore fiducia nel governo e nel presidente del Consiglio.
Quindi non è solo una diminuzione fisiologica?
C’è in effetti una tendenza alla diminuzione in atto già da prima dell’estate. D’altra parte è anche sbagliato misurare di mese in mese il singolo punto percentuale.
Quanto vale invece Massimo D’Alema in termini percentuali?
Non vale tanto. Il No al referendum non sarà determinato tanto dalla fiducia personale in Massimo D’Alema, quanto dall’avversione verso Renzi. Non credo quindi che la presenza di D’Alema nella campagna per il No faccia la differenza.
(Pietro Vernizzi)