Il lungo “carnevale” berlusconiano è terminato, inghiottito dalla crisi. E oggi avanza quello che il ministro Andrea Riccardi ha definito “il tempo della Quaresima”, scandito da un governo impegnato a salvare il paese dagli abissi della recessione con toni sorprendentemente vicini a quelli dei vecchi manuali di penitenza.
“Vanità è ambire agli onori e montare in alta condizione” (da L’Imitazione di Cristo, cap. 1).
“Dobbiamo sempre ricordarci che siamo qui per poco tempo… lasceremo tra non molto questo interessante compito temporaneo” (Mario Monti, discorso a Piazza Affari, Milano, 20 febbraio 2012).
“Vanità è occuparsi soltanto della vita presente e non guardare fin d’ora al futuro” (da L’Imitazione di Cristo, cap. 1).
“I sacrifici richiesti sono piccoli e i benefici saranno grandi soprattutto per i figli di coloro che si ritengono toccati da queste riforme” (Mario Monti, intervista a Otto e mezzo, La7, 20 gennaio 2012).
“Quando hai dolori e tribolazioni, allora è il momento di farti dei meriti” (da L’Imitazione di Cristo, cap. 22).
“Io ho considerato nostro dovere e non esercizio di sadismo toccare sia le pensioni che buone componenti del patrimonio… molta gente va recuperando gioia e non umiliazione di essere italiani” (Mario Monti, intervista a Matrix, Canale 5, 1 febbraio 2012).
Le nuove parole d’ordine imposte dal magro “Mercoledì delle ceneri” post berlusconiano sono: sacrificio, sforzo, compito, equità, rigore.
“Rigor Montis” ha scritto qualcuno.
D’altra parte il premier stesso ha abitudini in linea coi tempi di “penitenza tecnocratica”. A Capodanno uno sprovveduto Calderoli ha provato a montare il caso su un presunto “party” di Monti a Palazzo Chigi, con immediata associazione ai festini berlusconiani. Mal gliene incolse. La risposta gli è arrivata via comunicato stampa: macché party, una cenetta con la famiglia. Cotechino con un cucchiaione di lenticchie cucinate dalla moglie Elsa e alle 12,15 tutti a nanna. Infine due righe che esprimono bene lo spirito montiano, un misto di austerità e ironia gelida: “il presidente Monti non può escludere, dato il numero relativamente elevato degli ospiti, oneri lievemente superiori per consumo di luce, acqua e gas”.
Il fatto è che nell’Italia in cerca di riscatto contro lo spread la nuova pietra di paragone anche morale è la sobrietà etica ed estetica: ministri che viaggiano per Roma con il car-sharing, riduzione del 92% dei voli di Stato, seguendo il modello del “premier in loden” che per spostarsi predilige il treno.
L’understatement è forse uno dei pochi vezzi di questo professore bocconiano che ama presentarsi come un precario della politica, mentre intorno a lui si consuma la crisi dei partiti: “Io confermo che questa sarà una parentesi di breve, brevissima durata”, ha ripetuto alla comunità finanziaria radunata in Piazza Affari lo scorso 20 febbraio.
Un compito limitato, ma difficile il suo. L’amara medicina dei mercati va somministrata a tutti, nessuno escluso, secondo lo slogan “guardare bene in faccia a tutti, ma non guardare in faccia a nessuno, noi che siamo stati spesso qualificati dalla cronaca veloce come vicini ai poteri forti” (Mario Monti, discorso a Piazza Affari, Milano, 20 febbraio 2012).
E se il premier tecnico non ha un elettorato di riferimento, la base sociale in nome della quale Monti giura di battersi per il cambiamento è la parte dei più deboli, degli esclusi e soprattutto dei giovani. La stessa a cui il presidente Napolitano, padre morale dell’esecutivo, spera “non venga lasciato il debito in eredità”.
È questa la voce da ascoltare quando il governo si siede al tavolo per discutere di riforme: “una parte non seduta a quel tavolo che è quella dei giovani, compresi quelli che non sono ancora nati” (Mario Monti, discorso a Piazza Affari, Milano, 20 febbraio 2012).
Proprio verso i giovani, si rivela meglio l’attitudine pedagogica e quasi “rieducativa” di Monti: “La nostra è una riforma della mente, non del mercato del lavoro. Quasi tutte le operazioni che stiamo cercando di fare sono creazioni di consapevolezza… diciamolo: che monotonia il posto fisso tutta la vita!” (Mario Monti, intervista a Matrix, 1 febbraio 2012).
Certo la terapia shock del governo può a volte essere dolorosa: ne sa qualcosa Elsa Fornero. Le lacrime del ministro sono state un vero segno dei tempi: è giunta per noi la stagione del pianto, l’etica del godimento lascia il posto all’etica della penitenza. Se il “Martedì grasso” del Cavaliere blandiva spesso i nostri desideri proibiti, sussurrandoci “io posso” e dunque “potete anche voi”, la “Quaresima dei tecnici” vorrebbe “riformare il nostro ciclo di vita” (Fornero dixit) nel segno della colpa per i debiti contratti. Siamo tutti indebitati e perciò tutti meritevoli di atti di contrizione dolorosa su noi stessi. Ma non sarà per caso che su Roma sono calati i teologi ginevrini?