Furbetti, magnati trafficoni, disonesti e criminali veri e propri non avranno vita facile. Pure il Lussemburgo si accinge ad abrogare il segreto bancario. Lo ha comunicato il primo ministro, Jean Claude Juncker, parlando al Parlamento. L’operazione, volta ad aderire al protocollo europeo di scambio di informazioni sui dati bancari, scatterà dal primo gennaio 2015. Marco Zatterin, corrispondente da Bruxelles de La Stampa, ci spiega quali saranno gli effetti dell’iniziativa.
Qual è, attualmente, lo scenario europeo?
Attualmente, 25 Paesi Ue – tranne l’Austria e il Lussemburgo – hanno, sostanzialmente, abolito il segreto bancario. Possono scambiarsi, quindi, informazioni sui conti correnti dei non residenti. Significa, ad esempio, che se un italiano ha un conto corrente in una banca tedesca, l’amministrazione italiana può accedere a tutte le informazioni su entità, provenienza, interessi percepiti o spostamenti dei capitali lì depositati. Lussemburgo e Austria hanno finora deciso di salvaguardare il segreto, in cambio di un prelievo dai conti correnti decisamente più alto di quello del Paese da cui il capitale proviene.
Ora, perché anche il Lussemburgo ha cambiato idea?
La decisione dipende da una concomitanza di fattori quali il polverone sollevato da Offshore Leaks, la crisi, l’indignazione per Cipro, il montare di quella per l’evasione fiscale e la pressione degli Stati più grandi per ottenere la trasparenza.
Resta fuori solo L’Austria.
Tuttavia, il Paese pare intenzionato a entrare nel sistema dello scambio dati mantenendo il segreto esclusivamente per i cittadini austriaci.
Cosa comporterà per il Lussemburgo?
Tutti quelli che vi nascondevano il denaro lo nasconderanno altrove. Per esempio, nelle Isole Cayman o in altri paradisi fiscali caraibici. Ci sarà, in sostanza, un minor gettito. Questo, tuttavia, non dovrebbe comportare particolari problemi.
Perché no?
Il Paese è un’importante piazza finanziaria e agevola le imprese che operano sul suo territorio con una tassazione estremamente vantaggiosa. A fronte, quindi, di un minor gettito nell’immediato, il recupero di onorabilità e dignità favorirà l’attrazione di capitali e investitori.
In che modo, in ogni caso, dovrebbero guadagnarci non solo le banche in del Paese in cui vige il segreto bancario, ma anche il Paese stesso?
Si tratta, pur sempre, di denaro che entra in circolo e che irrora il tessuto economico del Paese specifico.
Più in generale, quali sono i vantaggi per l’Europa?
Ci sarà anzitutto, un recupero d‘immagine. Non è pensabile, infatti, che un organismo politico che promuove i valori della trasparenza abbia al suo interno dei paradisi fiscali. Sarà trasmesso, inoltre, un fondamentale messaggio politico: i cittadini europei onesti sapranno che, all’interno dell’Unione, sarà sempre più difficile evadere le tasse.
E in termini strettamente economici?
Ogni Stato, quando la trasparenza bancaria sarà applicata pressoché ovunque, avrà a quel punto recuperato un gettito significativo e diminuito l’evasione al suo interno. Certo, i grandi evasori, probabilmente, non avranno problemi a esportare i propri capitali all’estero (e non dimentichiamo che, sul territorio euroepo, i paradisi fiscali non spariranno del tutto: ci sono, pur sempre, le isole del Canale o alcuni dipartimenti caraibici che sono a tutti gli effetti territorio francese o olandese). Ma, per l’evasore medio, il gioco non varrà più la candela. La trasparenza bancaria sarà un deterrente sufficiente per scongiurare condotte illecite.
(Paolo Nessi)