Il funzionamento del Parlamento è, da giorni, bloccato dai partiti che, sostenuti da stampa e “intellettuali”, hanno imposto la tesi secondo la quale il Parlamento non potrebbe istituire le Commissioni permanenti senza prima la formazione di un nuovo Governo. Una sciocchezza, né più né meno delle sciocchezze che, per più di un mese, sono state sostenute contro la prorogatio.
C’è una logica, dietro queste affermazioni? Sì, c’è una logica che non ha nulla a che vedere con il dettato costituzionale, ma con il tradizionale modo di operare dei “partiti”: la formazione delle Commissioni permanenti, infatti, ha sempre implicato, nel cancro della nostra storia repubblicana, una serie di accordi, trattative e compromessi tra i partiti per la ripartizione dei Presidenti delle Commissioni. Momento fondamentale, dunque, delle logiche partitiche. Per questa ragione, allora, Pd e Pdl stanno “bloccando” la formazione delle Commissioni. Perché, senza prima l’accordo sul nuovo Governo, è ancora incerta la divisione tra maggioranza ed opposizione in Parlamento, è ancora irrisolto il problema essenziale per i partiti: capire chi andrà alla maggioranza, esprimendo il Governo, e, di conseguenza, come le Presidenze delle Commissioni potranno essere ripartite a partire da questa divisione maggioranza-opposizione. Questo stallo, che sta portando al “blocco” del Parlamento, è espressione non del dettato costituzionale, ma del fatto che Pd e Pdl vogliono, prima di formare le Commissioni, chiarire la “questione Governo”.
In realtà, però, la formazione delle Commissioni non ha bisogno di alcun intervento del Governo e, a maggior ragione, di alcun nuovo Governo che sostituisca quello dimissionario. Del resto il Parlamento ha, senza la formazione del nuovo Governo, provveduto all’elezione dei Presidenti di Camera e Senato. Presidenti che, tuttavia, si sono per ora rifiutati di procedere secondo quanto prevedono i regolamenti parlamentari. L’art. 17 del regolamento della Camera, infatti, dispone che il Presidente nomini i deputati che compongono la Giunta delle elezioni (quella, per intenderci, che dovrà valutare l’eventuale ineleggibilità di Berlusconi) “non appena costituiti i Gruppi parlamentari“. A sua volta, il regolamento del Senato prevede che “Il Presidente, non appena costituiti i Gruppi parlamentari, nomina i componenti della Giunta per il Regolamento, della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari e della Commissione per la biblioteca e per l’archivio storico, dandone comunicazione al Senato”. Per la cronaca: i Gruppi si sono costituiti il 19 marzo, ma non risulta che a ciò sia seguito alcunché. Ed i giorni passano.
Che la formazione delle Commissioni non abbia nulla a che vedere con il Governo, inoltre, risulta chiarissimo da quanto dispongono, a questo proposito, i regolamenti parlamentari:
Art. 19 Regolamento Camera dei Deputati: “Ciascun Gruppo parlamentare, subito dopo la costituzione, designa i propri componenti nelle Commissioni permanenti, ripartendoli in numero uguale in ciascuna Commissione e dandone comunicazione immediata al Segretario generale della Camera. Il Presidente della Camera, sulla base delle proposte dei Gruppi, distribuisce quindi fra le Commissioni, in modo che in ciascuna di esse sia rispecchiata la proporzione dei Gruppi stessi, i deputati che non siano rientrati nella ripartizione a norma del precedente comma nonché quelli che appartengono a Gruppi la cui consistenza numerica è inferiore al numero delle Commissioni”.
Art. 21 Regolamento del Senato: “Ciascun Gruppo, entro cinque giorni dalla propria costituzione, procede, dandone comunicazione alla Presidenza del Senato, alla designazione dei propri rappresentanti nelle singole Commissioni permanenti di cui all’articolo 22, in ragione di uno ogni tredici iscritti, fatto salvo quanto previsto al comma 4-bis“.
È dunque evidente che la formazione del nuovo Governo non ha nulla a che vedere con l’obbligo, per il Parlamento, di procedere alla formazione delle Commissioni permanenti, formazione indispensabile affinché l’Assemblea possa iniziare a legiferare. Anche l ‘ex presidente delle Consulta, Giovanni Maria Flick ha perfettamente sottolineato questo aspetto: «In questo momento è prioritario non paralizzare le Camere. Sia nei regolamenti di Camera e Senato sia nella Costituzione non c’è nulla che in merito alle Commissioni faccia riferimento a un problema di maggioranza e minoranza». Stanno “bloccando” il sistema, ed è ovvia la ragione: i partiti vogliono rimandare al più a lungo possibile le questioni su cui, attualmente, non saprebbero come rispondere. Mi riferisco all’ineleggibilità di Berlusconi, alla riforma della legge elettorale, alle norme sulla corruzione e sui costi della politica. Pd e Pdl vogliono aspettare, vogliono prima cercare di trovare un “accordo” di massima su tutto questo. Ma, in questo modo – e nella storia repubblicana non era mai accaduto – si sta compiendo una grave violazione della democrazia parlamentare, impedendone il funzionamento.
Una petizione popolare è già partita su avaaz.org per denunciare quanto sta avvanendo: “ll Movimento Cinque Stelle e SEL hanno consegnato ai Presidenti di Camera e Senato i nomi dei parlamentari per le Commissioni. In qualità di cittadini troviamo inspiegabile il rifiuto e il ritardo da parte del Partito Democratico, del PDL e di Scelta Civica di consegnare i nomi dei loro parlamentari bloccando così l’inizio dei lavori delle Commissioni permanenti e di conseguenza congelando e impedendo ogni attività legislativa”. Ma occorre andare sino in fondo, occorre la forza del moVimento, tutta la sua forza.
Il M5S deve reagire, non può lasciarsi “bloccare” da questi espedienti tipici della partitocrazia, dai giochi di corridoio ed anticamera. Sono tre le mosse politiche che si deve avere il coraggio di compiere: 1. la richiesta di dimissioni del Presidente del Senato Grasso, se questi impedirà, come annunciato, la formazione delle commissioni; 2. la convocazione di una conferenza stampa dei deputati e senatori del moVimento con cui si denunzi alla stampa italiana ed estera quanto sta accadendo nel Paese, ossia il blocco incostituzionale del funzionamento del Parlamento; 3. la richiesta di una udienza straordinaria con il Capo dello Stato, per chiedere allo stesso di intervenire, quale garante del rispetto della Costituzione, per porre fine a quanto sta avvenendo.
È il momento di prendere una posizione chiara, netta, contro Pd e Pdl, contro questo sistema che tenta di consumare, come un parassita, i deputati e senatori del M5S appena entrati in Parlamento. Non sporcatevi le mani con i partiti ed i loro compromessi, o sarete perduti per sempre.