Quelli de IlSussidiario.net mi hanno dato una bella fregatura, chiedendomi di commentare il Manifesto per il bene comune della Nazione in difesa della vita e della famiglia firmato da Gaetano Quagliariello, Maurizio Sacconi, Gianni Alemanno, Roberto Formigoni, Mariastella Gelmini e Maurizio Gasparri. E’ una fregatura perché non potrò mai dire di non condividere frasi come: «A fronte di una tendenza nichilistica al declino, è la promozione della centralità della persona e del valore della vita dal concepimento alla morte naturale il presupposto per lo sviluppo della società, per la sua vitalità economica e demografica, che si nutre della difesa della famiglia naturale, del principio di sussidiarietà, della libertà delle scelte educative». Sottoscriverei una per una quelle parole, e darei perfino per scontate alcune banalità e luoghi comuni del manifesto, scritte quasi per non trovare opposizione. Però quel Manifesto per il bene comune della Nazione, già ribattezzato il manifesto “neo-con” italiano, fossi stato uno qualsiasi dei sottoscrittori, non l’avrei proprio scritto, e fossi stato sempre uno di loro, avrei pensato a lungo prima di firmarlo anche l’avesse proposto e ideato un esponente qualsiasi della società civile.
Condivido quei principi, e capisco anche le ragioni molto politiche della loro riproposizione (sono temi certo che fanno ancora oggi la differenza fra quel che resta del centrodestra e un centrosinistra che sembra tornare al caravanserraglio ideologico ulivista che tanti guai ha causato al paese e alla sinistra stessa), può anche essere che qualche assai generica proposta istituzionale lì contenuta sia pure efficace. Ma come ogni manifesto mi sembra così lontano dalla realtà, da essere inutile e per questo poco interessante.
In questi mesi abbiamo toccato con mano il morso del mondo reale, e pensavo se ne fossero accorti anche i firmatari del manifesto, visto che tutti hanno avuto in questi anni grandi responsabilità istituzionali e perfino di governo. Ho visto esultare chi la pensava come i firmatari del manifesto sulla famiglia per essere riusciti a inserire nel meccanismo della nuova Imu una serie di deduzioni che tenessero conto del nucleo familiare.
Il principio è sacrosanto, ed è giusto il suo inserimento nell’ordinamento fiscale italiano. Non è accaduto negli anni precedenti, non mi è sembrato gran successo che arrivasse solo per attenuare una robusta stangata fiscale: quella famiglia paga ora mille euro che non pagava prima, ed è stata salvata solo dal rischio di pagare milleduecento euro come sarebbe accaduto senza deduzioni.
Ho visto politici festeggiare questo successo, non mi è capitato di vedere alcuna famiglia esultare per quei mille euro in più da pagare.
Ecco, se non si vedono i mille euro in più, non si vede la realtà. E se la realtà non si vede più, purtroppo si scrivono e si firmano anche con le migliori intenzioni del mondo manifesti densi di belle parole che restano vuote, perché non hanno più contatto con il reale.
Non vorrei che la politica che tante ne ha fatte in questi anni (neo-con compresi e forse più ancora di altri), pensasse di uscire dai guai in cui si trova attraverso una overdose di retorica sul bene comune. Anche perché i fatti dimostrano come in questi mesi tutti uniti abbiano tentato di governare non il bene comune, quanto piuttosto il male comune, cercando nella migliore delle ipotesi di attenuarne gli effetti.
Dai neo-con italiani mi aspetto qualcosa di più di questo manifesto di principi. Tanto più che poi alla prova della realtà raramente ho visto difese asburgiche dei principi (in tanti anni forse solo i vecchi comunisti si sono spaccati e hanno accettato di perdere poltrone per difendere i loro principi). Vorrei proposte dettagliate per affrontare la realtà di oggi. Vorrei sapere cosa hanno in mente per non fare morire di fisco cittadini e imprese. Vorrei sapere che idea hanno delle banche e del potere che hanno accumulato in questi anni nel mondo. Magari sapere perché hanno votato il fiscal compact e se l’Italia deve ammazzare le sue famiglie come i suoi single ancora a lungo per finanziare il surplus della bilancia commerciale tedesca. Vorrei sapere perché dopo mille balle dette da due governi diversi a Roma, nella capitale di Italia, bisogna andare ancora a fare la fila all’anagrafe per una pratica…
Ecco, vorrei un bel manifesto firmato da tanti dove si scriva: «Volevamo cambiare la realtà, ma abbiamo sempre fallito. I nostri errori sono stati questo e quest’altro. Con umiltà abbiamo capito e vorremmo provare questa soluzione, quest’altra e quest’altra ancora nel dettaglio…». Ma un manifesto così temo proprio che non lo vedrò.