Ricevere il plauso del mondo intero per la nostra capacità di sopportazione è servito a poco. Le misure lacrime e sangue che hanno sprofondato il Paese nella recessione (lo ha ammesso lo stesso Monti, affermando che, per ottenere risultati sul lungo periodo, non c’era alternativa) non ci hanno messo ancora del tutto al sicuro. Il problema è che, a prescindere dai nostri sforzi, la congiuntura internazionale peggiora. Dopo l’Ocse, anche l’Italia ha rivisto, quindi, al ribasso le stime sul Pil del 2012. Crollerà tra il 2 e il 2,4%, quando le proiezioni precedenti lo davano al -1,2%. Contestualmente, siamo vincolati da un pareggio di bilancio che, costi quel che costi, entro il 2013 va raggiunto. Per queste ragioni, il ministro Grilli, ha paventato l’ipotesi di far slittare il pacchetto crescita per varare, prima, la finanziaria e blindare così i nostri conti pubblici. Se, fatto questo, l’economia mondiale e, soprattutto, quella europea persisteranno nel trend ribassista, saremo da capo. Come se ne esce? Lo spiega a ilSussidiario.net Leonardo Becchetti, professore straordinario di Economia politica presso l’Università Tor Vergata. «Va detto, anzitutto – afferma – che l’accordo raggiunto in sede europea, che consentirà alla Bce di acquistare illimitatamente bond e all’Esm di intervenire sui mercati primari, è estremamente positivo. Forse, l’operazione, riuscirà a frenare finalmente la tempesta finanziaria. Ora è giunto il momento di risolvere i problemi legati all’economia reale». Quindi: «Il Fiscal compact, tanto per cominciare, contiene vincoli troppo restrittivi che, difficilmente, se rispettati, non ostacoleranno la crescita». Sul fronte europeo sarà dunque necessario ritoccare le politiche economiche in senso maggiormente espansivo. «Magari, dando vita, finalmente, agli Eurobond. In ogni caso, a oggi, le macro-politiche Ue sono inadeguate al rilancio della ripresa».
Posto che l’Europa faccia quello che deve fare per far partire l’economia, anche da noi si dovrà assistere a un sostanziale cambio di registro: «L’Italia – dice Becchetti – dovrà agire su quelli che definisco gli spread dell’economia reale, tutti quei fattori di arretratezza che ci pongono in condizioni di svantaggio rispetto agli altri Paesi avanzati. I punti chiave sono: l’istruzione, l’agenda digitale, l’efficienza della Pubblica amministrazione e della giustizia, il ritardo nei pagamenti, la lotta all’evasione e quella alla corruzione». Detto questo, non si pensi che mantenere a tutti i costi il pareggio di bilancio non sia la strada corretta da seguire. «La Spagna, ad esempio, ha chiesto una proroga per il raggiungimento dell’equilibrio dei conti; di conseguenza, tuttavia, ha spread molto più alti dei nostri. Il che si traduce in miliardi di euro in più di interessi sul debito pubblico. Non è detto che abbia fatto male a chiedere una dilazione; se, tuttavia, noi avessimo fatto lo stesso, ci saremmo trovati con ancora meno risorse per implementare le suddette misure sul fronte interno».
C’è da sperare, infine, che la finanziaria ventilata da Grilli non peggiori ulteriormente la situazione: «L’importante è che non si inasprisca la stretta recessiva con un ulteriore aggravio fiscale. L’obiettivo del governo dovrà consistere, al contrario, nella riduzione del carico fiscale sul lavoro e sulle persone fisiche. Credo che lo stesso esecutivo sia consapevole del fatto che non ci sono più i margini per l’ennesimo aumento delle tasse».
(Paolo Nessi)