Il governo Renzi sembra arrivato a un punto di svolta che si concretizzerà nel dibattito sulle riforme al Senato, ma il suo più che un percorso all’inizio sembra giunto alla fine. Sarebbe interessante capire se per il presidente del Consiglio, dopo la partecipazione al Meeting, è cambiato qualcosa. Purtroppo l’immagine che arriva è quella di un gruppo di persone straordinariamente preparate per un’occupazione del potere, ma senza una visione politica. Manca un orizzonte di governo, Renzi scimmiotta chi lo ha preceduto ma quando pensa allo Stato pensa solamente a caselle da occupare, a uomini da mettere nei luoghi chiave per la gestione del potere.
Il premier dovrebbe fermarsi a riflettere e quantomeno giungere all’appuntamento con la riforma costituzionale in grado di dialogare. Cosa che, finora, egli non ha ritenuto neppure pensabile. Non dimentichiamo che la riforma costituzionale in corso non è appena una questione di palazzo in cui si decide del destino di poche decine di senatori. La modifica riguarda 68 articoli della Costituzione e quasi tutti lo ignorano. E la puntigliosità con cui il sistema mediatico rinuncia alla discussione su questo tema sottolineando che è troppo difficile per i cittadini, fa capire ancor di più che dietro la modifica costituzionale c’è il progetto di potere di Renzi e dei suoi amici piuttosto che una genuina esigenza di riforma. Alla fine di questo percorso, che comprende anche la riforma elettorale, avremo di fatto molto, troppo potere nelle mani di pochissime persone.
Bene farebbe a rendersene conto un centrodestra esangue più che mai e in cerca di autore. Invece di inseguire improbabili fasi costituenti, dovrebbe comprendere che nel momento in cui venisse partorita una Costituzione della Repubblica fatta su misura in “combine” con la legge elettorale per il vaticinato Partito della Nazione, si azzererebbe la possibilità di veder rinascere il centrodestra. Ben lo sa Berlusconi che vorrebbe infrangere il disegno dell’uomo che prima lo ha buttato fuori dal parlamento per far cadere Letta e poi gli ha teso la mano con il Nazareno… ma solo per essere sicuro di tenerlo sotto il pelo dell’acqua in attesa di vederlo scomparire tra i flutti.
I flutti del mare in tempesta degli eventi giudiziari che continuano ad assediare Berlusconi, ma con movenze che oggi gli fanno fare un pensiero allo zampino del Rampante della Leopolda. Messaggi duri ma chiari: se Forza Italia dà il via libera alla modifica costituzionale… forse… chissà! Ma Berlusconi non si fida più: non solo, è furibondo perché pensa che la tentazione di qualche pm di arrestarlo possa essere insufflata da più di un’alta carica (o ex alta carica) dello Stato e si dispera. E si prepara a combattere legando i propri destini ai nemici di sempre, i rancorosi diessini invisi al Bomba fiorentino. Ma anche ad amici ritrovati, come fanno presagire le dichiarazioni di alcuni senatori di Ncd come Formigoni, Compagna e Giovanardi.
Sulla sponda leghista Salvini attende: se Silvio si accorda con Matteo il centrodestra è definitivamente suo. Il giorno 8 cominciano le ostilità. Si gettano le maschere. Si incrociano le lame. Vedremo se quelle spuntate sono a destra o a sinistra della pedana Italia.