Gli osservatori sono rimasti sorpresi dal fatto che finora il mercato finanziario sia rimasto indifferente a un esito delle elezioni che apre un rischio di ingovernabilità o di conduzione destabilizzante dell’Italia. In realtà, gli attori di mercato hanno preso una posizione di attesa motivata dalla seguente analisi. Nessuna delle offerte apocalittiche, per esempio quelle di assistenzialismo generalizzato e di uscita dall’euro, ha i numeri parlamentari per poter essere applicata. La domanda globale sta tirando e l’Italia, seconda potenza industriale in Europa e settima nel mondo, ne sta traendo vantaggio più di altri e continuerà farlo nel 2018 se non vi saranno conflitti commerciali gravi tra America e Ue.
Gli indici azionari di Borsa italiana sono sottovalutati quasi del 20% in relazione al potenziale delle aziende quotate e decine di imprese stanno preparando la quotazione, così definendo il mercato azionario italiano come uno dei più interessanti del mondo. Regole europee soffocanti per le banche ancora in riparazione potrebbero compromettere questo buon scenario, ma l’Ue sta mostrando una tendenza “ossigenante” in materia. La protezione del debito italiano da parte della Bce ostacola azioni speculative, perlomeno fino al suo termine nel settembre 2018. Le preoccupazioni sulla stabilità dell’Italia espresse da Macron e Merkel sono state percepite come ingaggio dei due per evitare problemi in Italia che poi scuoterebbero l’Eurozona.
In sintesi, il mercato resterà positivo sull’Italia, ma solo per un certo periodo e solo se non ci saranno eventi tali da far temere soluzioni destabilizzanti. Sembra pertanto rilevante ipotizzare fino a quando la politica italiana avrà spazio per cercare soluzioni senza provocare la fuga del mercato internazionale e una conseguente grave recessione. Probabilmente fino all’estate. Dopo, se la situazione restasse in stallo, il mercato inizierà a scontare un eccesso di difficoltà ordinative e la fine della protezione Bce, scappando dall’Italia o prendendo – devastanti – posizioni speculative al ribasso.
In conclusione, il mercato sembra concedere ai partiti quattro-cinque mesi di tempo per sperimentare soluzioni. Ma per questi non sarà facile trovarle. Pertanto, come successo in Germania a fine 2017, potrebbe diventare necessario l’intervento del Presidente della Repubblica che imponga una coalizione tra diversi, pur riluttanti, in nome dell’interesse nazionale. Lo stato di “attesa positiva” del mercato, infatti, appare più un’attesa che il Quirinale si muova.