Creare un problema per risolvere un problema. L’intento di Salvini è chiaro, ma non è affatto scontato che l’azzardo abbia successo. Non è Malta la destinataria dell’affondo del neoministro dell’Interno, che nega l’approdo a una nave carica di migranti, ma l’Europa. Un’Europa sorda al richiamo del governo italiano, che anzi sotto la presidenza bulgara ha elaborato una revisione del regolamento di Dublino persino peggiorativo della situazione attuale.
Mettere Malta con le spalle al muro rappresenta il tentativo di mettere con le spalle al muro i partners comunitari. Di domenica, per di più, con i palazzi dell’Unione praticamente sprangati e incapaci di una reazione immediata. Bloccare l’approdo in Italia della nave Aquarius nasconde l’intento di alzare il livello dello scontro, e di fare della gestione dei flussi migratori una emergenza per tutta l’Unione. Salvini ha atteso pochi giorni per passare dalle parole ai fatti, ha dato l’ok allo sbarco della Sea Hawk perché non vi era altra scelta. Ma alla seconda occasione, vedendo la vicinanza a Malta, si è messo di traverso, trascinando dalla sua parte il ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli.
Di Maio segue Salvini, ma il presidente della Camera, Roberto Fico, che nei giorni scorsi ha speso parole di comprensione nei confronti dell’operato delle organizzazioni non governative che agiscono nel Mediterraneo, oggi andrà in vista alla tendopoli di San Ferdinando e si preannuncia un intervento in netta discontinuità con quello del governo.
Il braccio di ferro che Salvini sta avviando rischia quindi di diventare insidioso perché duplice. Da una parte in Italia, dall’altra in Europa. E non si tratta solamente degli strali che sono partiti immediatamente dal Pd e dal resto della sinistra. Quelli erano in un certo senso previsti, e prevedibili. Come pure la levata di scudi del mondo dell’assistenza ai migranti, alla Gino Strada. Il primo fronte caldo per Salvini è l’alleato pentastellato, che potrebbe non gradire né i tempi né i modi imposti dall’alleato leghista.
Il nuovo governo è frutto di un compromesso che ha giustapposto le priorità delle due forze politiche firmatarie del contratto. Ma l’energia e la velocità del ministro dell’Interno rischiano di dettare imperiosamente l’agenda dell’esecutivo. Un sorpasso delle priorità leghiste, a partire da immigrazione e legittima difesa, rispetto a quelle grilline, come il reddito di cittadinanza. E questo potrebbe essere una fonte di instabilità. E non è secondario considerare che i temi leghisti richiedano decisioni politicamente pesanti, ma economicamente assai meni impattanti di quelli che stanno a cuore all’alleato.
Avviare il governo si sta rivelando più complesso del previsto, come dimostra il nulla di fatto del vertice di Palazzo Chigi fra il premier Conte, rientrato dal G7, e i suoi due vicepremier. Anche la partita della designazione dei sottosegretari e quella connessa dei presidenti delle commissioni parlamentari permanenti è rimasta aperta, segno che le posizioni fra i due contraenti sono così distanti da richiedere su ogni capitolo compromessi dalla gestazione complessa. Una situazione delicata, dove imporre i temi può decidere la direzione di marcia.
Ma c’è un secondo fronte per Salvini, quello europeo, perché l’attacco frontale a Malta non è rivolto solo al piccolo arcipelago. Il post di Salvini su Facebook è esplicito: “Nel Mediterraneo — si legge — ci sono navi con bandiera di Olanda, Spagna, Gibilterra e Gran Bretagna, ci sono Ong tedesche e spagnole, c’è Malta che non accoglie nessuno, c’è la Francia che respinge alla frontiera, c’è la Spagna che difende i suoi confini con le armi, insomma tutta l’Europa che si fa gli affari suoi”. Se non si tratta di una dichiarazione di guerra, poco ci manca. Messa così, però, i nemici sono davvero tanti, forse troppi. Senza una adeguata rete di alleanze, che al momento non si vede, il rischio concreto è quello dell’isolamento. Uno contro tutti. E visto che l’Italia deve pure continuare a chiedere flessibilità sulle regole di bilancio, è di finire sotto scacco. E per il governo gialloverde sarebbe un pessimo inizio.