Vi sono grossi movimenti nel mondo delle criptovalute. E il quadro è in continuo miglioramento. Infatti, negli ultimi mesi vi sono state una serie di azioni e di acquisizioni che stanno portando un deciso miglioramento in termini di affidabilità sia nel settore degli investimenti, sia in quello dei sistemi di pagamento. La piattaforma di scambio Poloniex, celebre per essere stata la prima a scambiare il neonato Ethereum, lo scorso anno è stata vittima di diversi attacchi hacker che ne aveva minato la reputazione. Ma recentemente è stata acquisita dal colosso Circle.
Circle è il progetto per lo scambio, il trading e la custodia delle criptovalute più grande al mondo; al tempo stesso è quello più apprezzato dai circoli finanziari che contano. Inoltre è sostenuto da fondi cospicui e da finanziatori prestigiosi: Goldman Sachs, Baidu e Jim Breyer, importante investitore di Facebook. Inoltre, Circle ha una forte penetrazione nel mercato asiatico, motivo per cui vi sono anche importanti investitori cinesi. E con l’acquisizione di Poloniex ha di fatto rafforzato la sua posizione. Con queste premesse Circle si candida seriamente a essere la prima banca globale dedicata alle criptovalute.
Questo è un aspetto importante, perché se è vero che da diverso tempo le autorità americane stanno cercando di porre ostacoli alla diffusione delle criptovalute e quindi hanno sospinto le quotazioni al ribasso, è altrettanto vero che le criptovalute sono per loro natura transnazionali e sfuggono quindi a qualsiasi forma di controllo totale. Al contrario degli Usa, l’Europa si sta muovendo nella direzione di un controllo che permette invece lo sviluppo delle criptovalute, quindi anche, entro certi paletti, un loro riconoscimento. Di fatto in Europa c’è una lobby socialista piuttosto favorevole allo sviluppo delle criptovalute, della tecnologia blockchain e delle Ico.
Le Ico (Initial Coin Offering) sono delle raccolte fondi fatte non attraverso denaro ufficiale (come le Ipo, che poi vengono quotate in borsa), ma attraverso le criptovalute: in questo modo, non essendoci di mezzo denaro ufficiale, sfuggono a tutte le regolamentazioni vigenti per le Ipo. Questa mancanza di regolamentazione ovviamente rende più facili le truffe, ma comunque molte Ico serie hanno avuto grande successo perché il settore è in piena espansione e molte Ico prima hanno raccolto ingenti quantità di denaro e poi il loro prezzo (il valore delle loro criptovalute) è cresciuto ancora, facendo realizzare enormi guadagni ai primi investitori.
Di fatto il settore delle Ico è il piatto più ricco delle criptovalute e non è un caso che il primo Paese a regolamentarle sia stata la Svizzera. Quindi i parlamentari europei hanno sotto il naso un esempio lampante di come non sia complicato regolamentare il settore e far affluire enormi investimenti nella propria economia. Invece negli Usa sono almeno due anni che le maggiori istituzioni americane dicono che è necessario regolamentarle, perché sono uno strumento oscuro e rischioso da cui tutti dovrebbero tenersi alla larga.
Tutto questo sta conducendo a una situazione per certi versi paradossale: negli Usa vi sono le maggiori imprese pronte a dare grande espansione al settore delle criptovalute, mentre le autorità stanno ostacolando questo sviluppo; invece in Europa le autorità si stanno adoperando per permettere lo sviluppo del settore, mentre le aziende ancora non sono pronte o almeno non sono così avanti negli sviluppi come quelle americane.
Ma come mai le criptovalute e in particolare le Ico sono così mal viste negli Usa? Il motivo è semplice: i colossi della tecnologia e dei social media come Google e Facebook intravvedono la possibilità che qualche Ico possa avere un successo clamoroso ed erodere qualche fetta del loro ricchissimo mercato: non è un caso che Facebook abbia bandito le pubblicità sulle Ico e Google poco dopo abbia fatto lo stesso.
Nel frattempo la Germania è diventato il primo paese dell’Unione europea ad aver regolamentato le Ico e forte del suo peso anche l’Europa si appresta a fare lo stesso. Ora la battaglia si sta spostando sul piano politico: infatti la questione delle criptovalute e della regolamentazione delle Ico verrà affrontata al prossimo G-20.
Tutta questa incertezza ha portato al deprezzamento del Bitcoin (che domenica ha toccato i 7.200 dollari, prima di risalire violentemente a 10.000 dollari) e per i prossimi giorni, a seconda delle dichiarazioni che usciranno dopo il G-20, c’è da aspettarsi una forte oscillazione dei prezzi. Ma nonostante tutto ciò, proprio a causa della bontà della tecnologia e delle innovazioni susseguenti, il futuro roseo per le criptovalute sembra un destino inevitabile.