Grazie a Dio, ho svoltato. Passando il mezzo secolo di vita, cambia tutto. Ne hai viste e sentite già tante e soprattutto quelle che hai sentite sono sempre le stesse, è in fondo una musica monocorde. Il tono fa la musica, ma sovente il tono non impressiona se non chi voglia ascoltare appunto quel tono.
Chi ha visto il mondo e in esso si è immerso ha capito almeno due cose: 1) gli uomini nascono per essere liberi; 2) gli uomini, a un certo punto del loro percorso, pur di essere “sicuri” e vivere in pensione prima di arrivarci, fanno di tutto, perfino i…sondaggisti e dunque i…sondaggi.
Il geniale e sconsiderato, ancora grazie a Dio, Benjamin Disraeli ha chiosato sulla vicenda in maniera ultimativa: “There are three kinds of lies: lies, damned lies, and statistics”. Ci sono tre tipi di bugie: le bugie, le dannate bugie e le statistiche. Le statistiche e – aggiungo – affini, vedi alla voce “sondaggi”. Come quando Gaber parlava dello stato, parastato e affini, ecco più o meno questo.
Li sbagliano sistematicamente, di continuo, e continuano ancora a dare credito alla più retorica e stolida arte del nulla che la ben più solida modernità, sia come sia, abbia inventato. Donald Trump sarebbe dovuto uscire con le ossa rotte di fronte alla Clinton. Più di tre mesi prima avevo già previsto che invece sarebbe uscito Presidente degli Usa o di ciò che ne rimane. E così è stato. Semplice, lo sa anche un bambino, come diceva il vecchio Marx: tu punta i risultati dominanti dei sondaggisti, vai dall’altra parte, e avrai la verità delle cose. Semplice, perfino troppo semplice, come il gesto di Naaman il Siro, nel Secondo Libro dei Re, cap. 5, che per un pelo non rimane lebbroso, perché gli sembrava appunto troppo facile, per guarire, fare come gli prescriveva il profeta Eliseo, bagnarsi sette volte nel Giordano, stop. Invece la realtà è semplice e spesso è tutto troppo semplice, che ci sfugge il bandolo della matassa.
Quindi, l’ultimo sondaggio della Doxa – che, tra parentesi, è il livello inferiore di intelligenza della realtà, secondo Platone: “opinione”, a lui e anche a me piace invece la verità -, secondo il quale saremmo quasi tutti (il 76%) europeisti, francamente, come si dice a Roma, “me rimbarza”, tradotto: me ne infischio. Spiego nel dettaglio tutti i presupposti che rendono non questo sondaggio, ma ogni sondaggio, un laboratorio di bufale a gogò.
1) La scelta del target: ogni conoscenza è una selezione, come ha spiegato, fra gli altri, Karl Pribram, un tantino più attendibile degli stimatissimi professionisti della Doxa: I linguaggi del cervello. Introduzione alla neuropsicologia, Franco Angeli, 1971, ediz. it. 1980. Già quasi cinquant’anni fa c’era chi aveva già capito che la conoscenza si struttura sulla base delle aspettative e la sfera del giudizio, della valutazione e quella previsionale, infine, sono tutte coinvolte in questo pattern o paradigma che dir si voglia. Concretamente applicato, il suddetto principio: io mi aspetto di ottenere, che ne sia cosciente o meno, un certo risultato, perché ho in mente di superare certe situazioni che non vedo come positive (chissà, una a caso, il fantomatico e disdicevole “populismo”, così, tanto per tirare il dado…), e ci riesco, perché io leggo tutto in anticipo. Strumentalmente parlando, allora, cosa faccio: costruisco il target. E qui invito a leggere un gustoso e caustico libretto di Remo Bassetti, Contro il target, Bollati Boringhieri, 2008. Bassetti spiega con nitore logico che il celeberrimo e leggendario “target” si pre-seleziona e si costruisce, che esso, una volta costruito, rassicura chi l’ha costruito, e fa poggiare la sua azione sulla cosiddetta “comprensione dell’orientamento”, il che ti porta a non afferrare i nuclei non controllabili della realtà, ma a poter dire, alla fine, con sommo autoinganno, “ben scavato vecchia talpa!”. Dopodiché, perdi le elezioni in America, l’Inghilterra se ne va dall’Europa, tu profetizzi il crollo dei mercati negli Usa e invece vanno a gonfie vele, perfino gli stocks, che tu avevi dato per persi, e via discorrendo, potrei continuare per una giornata intera. Ma il concetto è chiaro: si chiama costruttivismo sistemico, percezione selettiva, costruzione del target, nel marketing postmoderno. Fuffa, nel mondo storico, che rimane, hegelianamente, “un grande mattatoio”, ma ti serve a sostenere i poteri che non ce la fanno e questo aiuta non poco.
2) Altro fattore considerevole: le domande rivolte alle persone pre-selezionate (alla grande, vedi sopra) pescano, per così dire, le medesime quando è possibile, mangiano, cucinano, sono dedite ad attività ludiche, dunque il tuo target, pur pre-selezionato, neppure in questo caso è di acciaio inossidabile, perché esiste anche un’altra verità – alètheia, verità, non doxa – dell’uomo, secondo la quale noi siamo soggetti ad alti e bassi continui, durante la giornata, vieppiù durante la vita, quindi la risposta che ricevi ha l’attendibilità dell’umore che hai beccato in quel momento, umore che non solo condiziona, ma struttura ogni gesto e momento della vita. C’è un legame tra il pensiero e le emozioni, e la psicologia che si occupa del sistema autoimmune del pensiero lo sa bene. Non si deve toccare il meccanismo quando si trova dove si trova, che sia in alto, su, o in basso, giù. Quindi, ne consegue che i sondaggi hanno la stessa valenza delle opinioni che senti al bar, quand’anche tu pre-selezionassi gli avventori da intervistare.
3) La Doxa segnala che il picco dell’europeismo ad alto tasso di eros – 87%, wow! – è diffuso fra i millennials o poco più – 18/34 anni, fantastico, in questo caso, per smontare il tutto, rinvio a un video di Simon Sinek sui suddetti. Se non basta neanche questo, c’è solo il de profundis per i sondaggisti, più che meritato (per me, già da un pezzo).
Buon lavoro cari amanti della Doxa e dunque dei sondaggi. Noi ci teniamo stretta la realtà, con tutte le sue meravigliose sfumature di imprevisto, “la nostra sola speranza” (Eugenio Montale), anche quella di non leggere troppe delle vostre “chicche” un tanto al chilo.