Adesso, la parola che va di moda è “golpe”. I grillini accusano di golpe Pd e Pdl perché ancora non hanno istituito le commissioni parlamentari; per il Pdl il golpe ci sarà quando pure il prossimo capo dello Stato sarà espressione dell’area di centrosinistra (dopo l’ex Pc Napolitano, l’azionista di sinistra Ciampi, e Scalfaro, che pure lui, tutto può dirsi, fuorché appartenesse al centrodestra); il Pd, invece, considera l’occupazione delle Camere da parte dei grillini un atto antidemocratico. Insomma, un golpe. Qualcuno, tra costoro, avrà per caso ragione? Lo abbiamo chiesto a Stelio Mangiameli, professore di Diritto costituzionale nell’Università degli studi di Teramo.
Come giudica la polemica dei grillini?
Formalmente, non c’è alcun ostacolo alla formazione delle nuove commissioni. Anzi, ostinarsi nel non istituirle è gravissimo. La Costituzione, infatti, obbliga ad espletare nel più breve tempo possibile tutte le procedure necessarie affinché l’organizzazione interna delle Camere che garantisce il funzionamento del Parlamento sia formata; in ciò, rivestono particolare importanza – appunto – le commissioni, senza le quali il Parlamento non è operativo. E la sua operatività non si può subordinare alla nomina del nuovo governo. Siamo pur sempre, infatti, in un regime parlamentare, ed è l’esecutivo che dipende dalle Assemblee elettive, non viceversa.
Perché, secondo lei, Pdl e Pd temporeggiano?
Per una serie di ricatti incrociati. Le forze politiche vogliono condizionarsi reciprocamente. In particolare, non appena le commissioni fossero create, i Grillini inizierebbero a inondare il Parlamento di proposte di legge. Un bel problema per il Pd che si troverebbe parecchio in difficoltà, dal momento che non sarebbe riuscito, nel frattempo, a risolvere il nodo della propria presenza al governo. D’altra parte, il Pd è convinto che bloccare il Parlamento sia l’unico modo per convincere l’M5S a dargli la fiducia al Senato. Infine, ritiene che sia meglio non prendere posizione prima di aver deciso, in maniera definitiva, se non allearsi con Berlusconi o tornare sui suoi passi.
Quindi è un golpe?
Il termine è usato da tutti in maniera impropria, traslata e figurativa; quel che è certo, è che una grande democrazia di tradizione europea e occidentale come la nostra non può permettersi di non far funzionare il Parlamento per interessi politici di parte. La paralisi della Assemblee rappresenta la violazione di un principio democratico fondamentale e, di sicuro, non facciamo un bella figura di fronte all’opinione pubblica europea e occidentale.
Il Pdl, dal canto suo, afferma che il golpe si verificherebbe se la sinistra esprimesse anche il presidente della Repubblica.
Il presidente della Repubblica è il rappresentante dell’Unità nazionale e, di conseguenza, dovrebbe essere votato da quanti più gruppi parlamentari possibili. Può anche essere espressione della maggioranza, ma non dovrà essere votato, dal quarto scrutinio in poi, solo dalla metà più uno del Parlamento. Questo sì che violerebbe lo spirito della Carta.
Il Pdl afferma che il centrosinistra ha vinto le elezioni per un soffio, ha già preso la Camera e il Senato, il Parlamento è diviso in tre, e gli ultimi tre presidenti erano di sinistra. Per queste ragioni, reclama il prossimo inquilino del Colle.
Il ragionamento ha senso dal punto di vista politico. Costituzionalmente, nulla vieta che il capo dello Stato sia espressione della maggioranza, per quanto risicata.
Il Pd, dal canto suo, considera antidemocratica l’alleanza con il Pdl e l’occupazione dei Grillini del Parlamento
Per quanto riguarda l’alleanza con Berlusconi, se il Pd non la ritiene democratica, che si vada subito a elezioni anticipate. Non può certo pensare che la quadratura del cerchio sia fatta a proprio piacimento. Rispetto ai parlamentari Grillini, invece, non scherziamo: il Parlamento è casa loro e possono stare al suo interno come e quando vogliono. Loro stessi usano il termine “occupazione” in maniera decisamente impropria.
Più in generale, come giudica queste accuse reciproche?
Non sono le solite accuse. Le istituzioni si trovano nella paralisi più completa, politicamente abbiamo raggiunto il livello più basso della storia della Repubblica; tutto questo, rischia di riflettersi sull’elezione del prossimo presidente della Repubblica. Se l’accordo su un capo dello Stato di larghe intese non fosse raggiunto, le forze politiche decreterebbero di fatto la dissoluzione della Repubblica.
(Paolo Nessi)