“Ho preso la nuova legge costituzionale Boschi e ho semplicemente inserito le modifiche della nuova Costituzione in quella vecchia così da poter leggere gli articoli per intero, così come la vedremmo stampata su qualsiasi libro, quando, speriamo di no, sarà approvata”. Il senatore Mauro, leader di Popolari per l’Italia, già ministro della Difesa nel governo Letta, ci parla del suo esperimento.
Senatore Mauro, cosa emerge dalla sua ricostruzione?
Si creano dei mostri, degli errori orripilanti. Ad esempio la modifica dell’articolo 77 fa venire i capelli dritti. In quanti giorni deve essere convertito un decreto? In 60 giorni o in 40 giorni?
Direi in 60 giorni.
Sbagliato. Da oggi diventerebbero 40, ma il punto è un altro. La legge Boschi scrive 40 giorni, ma le modifiche costituzionali contenute in quella legge non cancellano i 60 giorni. Le parole “entro 60 giorni” non sono cancellate…
Citi un altro esempio se può.
Nella legge Boschi compare la seguente frase: “L’esame, a norma dell’articolo 70, terzo e quarto comma, dei disegni di legge di conversione dei decreti è disposto dal Senato della Repubblica entro trenta giorni dalla loro presentazione alla Camera dei deputati. Le proposte di modificazione possono essere deliberate entro dieci giorni dalla data di trasmissione del disegno di legge di conversione, che deve avvenire non oltre quaranta giorni dalla presentazione“. Ora, non si capisce bene se quei 40 giorni si riferiscono alle proposte di modificazione del Senato che poi devono essere riconsiderate dalla Camera nei rimanenti 20 giorni.
Cioè, il disegno di legge di conversione “deve avvenire”…
Forse il ddl “deve avvenire convertito”! Oppure, le proposte di modificazione “deve avvenire”… Chiederemo lumi alla madrina costituente.
Cosa propone?
Credo vada fatta una legge costituzionale interpretativa oppure vanno riscritti i libri di italiano per avvicinarci tutti alla neo-lingua fiorentina del nuovo millennio. Tra parentesi: ad un primo veloce confronto del vecchio articolo 77 con quello nuovo si evince un raddoppio in termini di parole e di righe, oltretutto molto più difficili da leggere, non adatte nemmeno a chi studia diritto pubblico.
Il testo si può però correggere. Non trova invece che il nuovo senato delle autonomie vada d’accordo con l’esigenza di semplificare il procedimento legislativo, affidandolo ad una sola camera? Sull’addio al bicameralismo perfetto il governo non intende retrocedere.
Ma se si vuole il monocameralismo, non vi può che essere un sistema proporzionale.
Mentre sappiamo che l’Italicum è iper-maggioritario. Perché secondo lei il primo va d’accordo solo col secondo?
Ma perché, diversamente, non c’è più la repubblica parlamentare ma una repubblica presidenziale mascherata, il che è ancora peggio, perché ha i difetti del presidenzialismo senza essere un sistema presidenziale come tale concepito, voluto e realizzato.
Anche lei vede derive autoritarie?
E’ evidente. Il nuovo impianto è fatto per l’uomo solo al comando, che non è presente in scheda elettorale e può anche non candidarsi, che con 10-12 milioni di voti ottiene il 55 per cento dei seggi di una camera che potrà fare tutto, ghigliottinare proposte di legge, fare decreti d’urgenza, chiedere fiducie, comandare a bacchetta gli enti locali visto che si riprende molte competenze, nominare i vertici degli enti amministrativi compresi quelli pseudo-indipendenti, perfino modificare il regolamento della camera o dichiarare lo stato di guerra.
Ci spiega perché l’Italicum non va bene?
Mentre le periferie perdono rappresentanza con l’eliminazione del voto popolare sulle province, si vuole diminuire di 215 unità il numero di senatori, e metà dei deputati saranno nominati dalle segreterie di partito con un governo che resta in piedi grazie ad un premio che può arrivare a regalare anche 200 deputati su 600 ad una singolo partito. E tutto questo avviene, si badi bene, senza nemmeno un quorum di partecipazione al voto.
E il taglio dei costi della politica?
I rappresentanti di tutti gli enti locali della Repubblica erano già stati tagliati del 30 per cento solo 2 anni fa, oggi questo governo vuol addirittura far lavorare gratis perfino i sindaci sotto una certa popolazione. La cosa grave, dicevo, è che l’Italia ha continuato a togliere competenze e numero di rappresentanti ai livelli più bassi di governo, contro la stessa Costituzione che afferma l’esatto opposto, ed ha costantemente dato competenze al livello più alto, quello europeo, perdendo anche qui rappresentanti.
In che modo?
Gli europarlamentari sono diminuiti di oltre il 10 per cento (erano 81, adesso sono 71) e continueranno a diminuire ogniqualvolta entrerà nell’Unione europea un nuovo Stato membro popoloso. Le forze politiche elettoralmente più grandi hanno quindi sacrificato la rappresentanza europea di quelle più piccole, inserendo lo sbarramento elettorale, per ridurre il calo dei loro rappresentanti. Ripeto, ci stiamo avviando alla democrazia dell’uomo solo al comando, che comanda l’unica camera, ma in realtà non comanda nemmeno lui, visto che — ne caso di uno stato politicamente debole — si trova ad ubbidire giocoforza a diktat esterni.
Un processo che fa da pendant all’indebolimento della rappresentanza.
Sì. Si cedono poteri al livello europeo superiore e in molti casi questi poteri vengono ceduti a livello internazionale.
Un esempio?
Il TTIP, che danneggerà la nostra economia basata sulle piccole imprese con l’arrivo di prodotti non conformi agli standard europei (che tanto costano alle nostre imprese) creati da grandi multinazionali d’oltreoceano.
Se anche Berlusconi adesso evoca il rischio di regime, perché lei, senatore, non torna con lui?
Il problema non è tanto la ricomposizione del centrodestra, quanto il suo ripensamento. Quindi ben volentieri farei qualcosa con Berlusconi e Forza Italia, e non solo con loro. Ma abbiamo il compito, prima di ogni altra cosa, di vincere la battaglia delle idee. Ho visto che Berlusconi ha accennato a un nuovo ipotetico progetto. Penso che sia saggio da parte di tutti svilupparlo insieme.
(Federico Ferraù)