“Forza Italia auspica una riforma costituzionale condivisa da tutti. La via maestra è predisporre un disegno di legge che abbia la capacità di coinvolgere in termini rappresentativi un parlamento o un’assemblea costituente nei quali siano rispecchiati gli equilibri presenti nel Paese”. E’ l’invito di Augusto Minzolini, senatore di Forza Italia ed ex direttore del Tg1. Martedì Silvio Berlusconi è intervenuto con un messaggio video diffuso dal TG5, in cui ha dichiarato: “Diciamo No a questa riforma costituzionale, per poi approvare, tutti insieme, una riforma vera, diversa, una nuova riforma”.
Senatore Minzolini, il No di Berlusconi è uguale al No degli altri partiti o contiene in realtà un messaggio diverso?
E’ uguale nella sua essenza, diverso per il tipo di impostazione. Io sono abbastanza allibito per la prima pagina del Corriere della Sera di mercoledì che metteva in evidenza non il fatto che ci fosse il No di Berlusconi, bensì che lui proponesse questa riforma costituente di larghe intese. Il dato essenziale è che Berlusconi dica No, e il No mi sembra abbastanza chiaro e netto.
Eppure il leader di Forza Italia ha voluto aprire anche a un nuovo capitolo …
E’ un fatto abbastanza logico sia per la storia di Forza Italia sia per la posizione che ha sempre assunto il nostro partito. Il nostro No deve quindi essere corredato anche dall’idea di valutare la possibilità di riformare la costituzione dopo il referendum, in quanto il centrodestra è sempre stato del parere che bisogna riformarla. Il paradosso non è che la costituzione debba essere riformata o meno, bensì che dopo 35 anni in cui c’erano stati quattro o cinque tentativi di riformare la costituzione, rischia di andare in porto la peggiore di tutte le ipotesi di riforma che sia stata proposta.
Berlusconi ha detto che vuole fare una riforma condivisa. Condivisa con chi?
Condivisa con tutti. La questione che si è sempre posta, specialmente con il tentativo di Matteo Renzi, è che non si possono fare le riforme basandosi su un parlamento i cui equilibri sono alterati da un premio elettorale che addirittura la Consulta giudica come anticostituzionale. La via maestra è predisporre un disegno di legge che abbia la capacità di coinvolgere in termini rappresentativi un parlamento o un’assemblea costituente nei quali siano rispecchiati gli equilibri presenti nel Paese.
Forza Italia prima ha votato la riforma in aula e poi ha cambiato idea. Perché?
Sono le stesse regole del gioco che danno la possibilità di un ripensamento, altrimenti la costituzione non prevedrebbe due letture per le leggi di revisione costituzionale. C’è un metodo stabilito dai padri costituenti proprio per dare la possibilità di fare ulteriori approfondimenti e una riflessione seria sulle modifiche da adottare alla carta costituzionale. E’ paradossale che ciò sia preso come scusa per accusare Berlusconi di avere cambiato idea. Si può cambiare idea, perché altrimenti non ci sarebbe la possibilità di sei letture in parlamento come è avvenuto in questo caso.
Renzi vuole portare gli elettori di centrodestra a votare Sì. Qual è la vostra risposta?
Questa è la più ridicola delle riforme possibili e immaginabili. Indipendentemente dal grado di pericolosità che esiste, e Berlusconi martedì lo ha ricordato, questa riforma contiene dei veri e propri strafalcioni. Le faccio un esempio banale. Il nuovo testo afferma che tutte le materie che non sono di competenza statale rimangono residualmente alle regioni. Tra queste materie c’è l’industria, e quindi noi avremo 20 politiche industriali. Le sembra una cosa intelligente? Io penso che se ne siano dimenticati.
Ilsussidiario.net ha pubblicato una ricostruzione secondo cui a Renzi non dispiacerebbe rinviare il referendum per guadagnare tempo. Lei che cosa ne pensa?
Renzi ha paura, altrimenti non ci sarebbe tutto questo battage pubblicitario che secondo me è anche controproducente. Coinvolgere in questo grande spot lo stesso Barack Obama, che di questa riforma non sa nulla, è un errore. Soprattutto quando si parla di regole gli italiani sono abbastanza gelosi della loro autonomia, un po’ come lo sono stati i britannici in occasione del referendum del 23 giugno.
Dopo il referendum andremo alle elezioni anticipate?
I meccanismi che portano alle elezioni anticipate sono estremamente complicati: tutti dicono che non le vogliono e poi alla fine ci si arriva. Se vince il Sì queste elezioni sono sicure. Al di là di quello che dice Renzi, la situazione economica sta peggiorando. Se il presidente del Consiglio riesce a fare approvare la riforma e contemporaneamente ha pronta anche la legge elettorale, sarebbe poi un azzardo aspettare un anno in cui il quadro economico potrebbe ancora peggiorare.
E se vince il No?
Se vince il No, sarebbe a sua volta un azzardo rischiare di dare vita a formule complicate che ricordino il governo Monti.
Con quale legge elettorale andremo a votare?
Se vince Renzi c’è già l’Italicum. Se invece perde, basta abolirlo per avere una legge elettorale derivata dall’esame della Corte costituzionale che vale sia per la Camera sia per il Senato. Si può fare anche meglio, ma intanto ci sono già meccanismi elettorali pronti per essere usati.
(Pietro Vernizzi)